Borse in forte rialzo con petrolio (ai massimi da novembre) e Cina - Affaritaliani.it

Economia

l mercato cambia idea sul fondo Atlante. La Borsa fa +4%

Il rally del prezzo del petrolio e i buoni dati sull'export cinese a marzo trascinano le borse

Il comparto bancario reagisce con vigore al forte tonfo della vigilia e sostiene il Ftse Mib (+3,98% a 18.139 punti). A piazza Affari B.Mps +10,43%, Bper +9,8%, Unicredit +9,73%, Ubi +8,19%, Bpm +8,01%, Banco Popolare +7,23%, Intesa Sanpaolo +7,24%, Creval +6,81%, Mediobanca +6,49% e Carige +3,35%. Gli investitori mostrano fiducia nel fondo Atlante progettato dal Governo per gestire gli aumenti di capitale e la cessione dei non performing loan. A sostenere il sentiment sui bancari si è poi aggiunta l'ottima trimestrale di JPMorgan che ha "evidenziato un Eps superiore alle attese", segnala un operatore. Così Piazza Affari corre in rialzo del 4%.

Anche gli altri listini del Vecchio continente sono in netto recupero, anche se le performance non raggiungono quella della Borsa Italiana: Londra sale dell'1,5%, Francoforte del 2,2% e Parigi del 2,5%. L'euro frena e torna sotto quota 1,14 dollari, mentre rallenta anche lo yen dopo gli interventi delle autorità nipponiche, che minacciano azioni sul mercato dei cambi. La moneta europea passa di mano a 1,1357 dollari e 123,76 yen. Lo spread è poco mosso in area 120 punti base con i Btp decennali che rendono l'1,37%. Nel frattempo il Tesoro ha collocato tutti gli 8,25 miliardi di euro di Btp a 3,7,15 e 30 anni. Il rendimento medio del triennale è salito a 0,05% dal minimo storico di -0,05% toccato nell'asta di marzo; quello del 7 anni a 0,82% da 0,79%. In calo invece il tasso sul 15 anni a 1,71% da 1,84% del collocamento di marzo e quello del 30 anni a 1,43% dal 2,71% dell'asta di novembre.

A sostenere le quotazioni, già dalla prima mattinta, era stato anche il segnale positivo mostrato dall'economia cinese, unito al ritorno del petrolio torna sui massimi da novembre - prima di ripiegare al ribasso -. Il Fmi, invece, ha messo in guardia da Brexit e nazionalismi, ma rassicurato sulla ripresa economica: per quanto debole e frastagliata proseguirà. Nel 2017, l'unica grande economia in recessione potrebbe essere il Giappone. I mercati tirano quindi un sospiro di sollievo e guardano con maggior fiducia alle prossime settimane. Tra i principali listini occidentali, però, resta sotto osservazione Piazza Affari.

Sul fronte macroeconomico l'export cinese ha segnato a marzo un rialzo annuo dell'11,5%, il primo in nove mesi, a 160,8 miliardi di dollari, mentre l'import registra un calo del 13,8%, a 131 miliardi. Nei primi tre mesi dell'anno, però, il totale delle esportazioni e delle importazioni ha avuto una frenata dell'11,3%. Si tratta di un trend che potrebbe segnalare una stabilizzazione o forse una ripresa della seconda economia al mondo, impegnata nella difficile fase di transizione da export e manifatturiero verso servizi e consumi.

In questo momento, tuttavia, l'interesse degli investitori è soprattutto rivolto alle quotazioni del petrolio nella speranza di un'intesa sul congelamento della produzione: il focus è tutto sull'incontro di domenica prossima a Doha (Qatar) tra paesi membri e non dell'Opec. La Russia resta ottimista, nonostante i disaccordi tra l'Arabia Saudita e l'Iran, mentre il cartello ha rilasciato un nuovo report nel quale sottolinea come l'offerta mondiale resti sovrabbondante. Oggi, però, l'attenzione sarà sulle scorte petrolifere americane, vicine a livelli record anche se la produzione potrebbe scendere sotto i 9 milioni di barili al giorno per la prima volta dal 2014. Nel frattempo i contratti sul greggio Wti con scadenza a  maggio scendono a 41,77 dollari al barile (42,17 dollari ieri sera  a New York); il Brent scende a 44,4 dollari.

 Nell'agenda di giornata c'è attesa per il beige book della Federal Reserve, la fotografia dell'economia americana le cui stime di crescita sono state tagliate ieri dal Fondo monetario internazionale così come quelle mondiali e italiane. A Washington proseguono gli spring meetings del Fmi e della Banca Mondiale. Tra i dati macroeconomici più attesi, invece, c'è l'inflazione che in Francia conferma una crescita pari allo 0,7% a marzo, a fronte di una contrazione dello 0,1% su base annua. A febbraio, nell'Eurozona, la produzione industriale è calata dello 0,8% rispetto a gennaio, mentre nella Ue è calata dello 0,7%. Il confronto sul 2015 è invece positivo per lo 0,8%. Dagli Usa arriveranno i dati su inflazione, consumi scorte delle imprese a marzo.