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Economia
Licenziamenti, altra grana per Draghi: accordo per evitarli già carta straccia
Mario Draghi
Lapresse

Eccoli i primi effetti del nuovo compromesso sul blocco dei licenziamenti: una mail dell’azienda a 152 dipendenti, inviata mentre uscivano dal turno straordinario del sabato, per comunicare loro che sarebbero rimasti a casa già a partire da oggi. Grazie di tutto e arrivederci. Con un click, altro che tavoli e negoziati.

Il sostanziale “tana libera tutti” per manifatturiero ed edilizia a partire dal primo luglio produce subito un dramma del lavoro: la brianzola Gianetti Fad Wheels, attiva da oltre 130 anni e leader nella produzione di cerchioni per veicoli pesanti, con clienti importanti come Iveco, Man, Volvo e Harley-Davidson, stamattina ha sbarrato i cancelli dello stabilimento di Ceriano Laghetto.

Il presidio fisso dei sindacati metalmeccanici è già partito, ma l’assemblea permanente e lo sciopero a oltranza sembrano armi spuntate di fronte ai piani della proprietà, che fa capo al fondo tedesco di private equity Quantum Capital Partners. E pensare che l’accordo firmato il 29 giugno a Palazzo Chigi dalle parti sociali e dal premier Mario Draghi prevedeva un avviso comune per vincolare le aziende associate ad utilizzare, prima di licenziare, tutti gli strumenti istituzionali e contrattuali a disposizione, dalla cig ai contratti di solidarietà.

Naturalmente, non è un documento che vincola giuridicamente le singole imprese, ma è impressionante vedere come si sia trasformato in carta straccia nel giro di pochissimi giorni. A livello di categoria la mobilitazione è già in essere, le segreterie regionali lombarde di Fim, Fiom e Uilm hanno chiesto ad Assolombarda di richiamare Gianetti al rispetto degli accordi. Ma ora si cerca di capire se la protesta farà il salto di qualità e come si comporteranno le sigle dei lavoratori a livello confederale. C’è il rischio che ripartano le agitazioni a pochi giorni dall’intesa di Chigi? Dalla Cgil fanno sapere ad Affaritaliani che “quello di ieri non è un buon segnale. E chiaramente adesso non possiamo escludere forme di protesta nelle prossime ore”.

Dopodiché da Corso Italia si precisa che l’impegno firmato a Chigi riguarda le associazioni: “Se la singola azienda poi non si attiene, è un problema tra essa e il soggetto di rappresentanza che ha firmato”. I movimenti tellurici, intanto, si stanno rapidamente riverberando anche sul terreno politico.

Subito in sofferenza il M5S che aveva proposto una ricetta diversa per uscire dall’impasse sui licenziamenti. “Decine di commentatori si sono spellati le mani nel plaudire all'accordo della scorsa settimana che prevede interlocuzioni, ricordo non vincolanti, tra aziende e sindacati prima di licenziare. Ora chiedo: come mai puntualmente si licenzia senza accordi? Come mai Confindustria si straccia le vesti per la proroga del blocco e non proferisce verbo se gli industriali, prevedibilmente, disattendono gli accordi sottoscritti?", sibila la sottosegretaria pentastellata al Lavoro Rossella Accoto.

Dal Pd invece ancora si mantiene un profilo basso: il Nazareno aveva infatti salutato con soddisfazione l’accordo di Chigi e la soluzione fondata sul principio della selettività. Ma una fonte dem, che chiede l’anonimato, confessa a mezza bocca ad Affari: “Speriamo che sui numeri dei licenziamenti non sia una slavina o addirittura una valanga, sennò andiamo in pezzi”. È chiaro che, al di là delle difficoltà interne al M5S, sarà soprattutto su temi come questo che si misurerà nelle prossime settimane la tenuta dell’alleanza giallorossa.

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