Niente di fatto tra governo e sindacati sul nuovo termine per il blocco dei licenziamenti. L'incontro sulla manovra, iniziato ieri sera alle 19.30 e protrattosi fino a tarda notte, tra l'esecutivo e Cgil, Cisl e Uil non ha portato ad alcun risultato. Il vertice non e' riuscito a sciogliere i principali nodi sul tavolo: il termine per lo stop dei licenziamenti e la proroga della cig covid. Secondo Maurizio Landini, Annamaria Furlan e Pierpaolo Bombardieri, le due misure devono viaggiare parallelamente. In una nota, i leader di Cgil, Cisl, Uil hanno spiegato che le posizioni con il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri e la ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo, restano "molto distanti".
Anche per questo i sindacati ritengono che sia ora "necessaria e utile" una convocazione da parte del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, dal quale si aspettano inoltre l'avvio, "in tempi brevissimi, di un tavolo a Palazzo Chigi su questo capitolo, sulla riforma degli ammortizzatori sociali, sulle politiche attive del lavoro, sulla manovra economica e sui fondi europei". Sullo stop dei licenziamenti, proposto dal governo fino a fine emergenza - 31 gennaio- Cgil, Cisl, Uil hanno spiegato che si tratta di una proposta "insufficiente" e hanno rilanciato con l'idea di allungare la cig covid di ulteriori 18 settimane.
Il governo punta a prorogare lo stop dei licenziamenti a "fine anno. Noi chiediamo di conteggiare le settimane. Le settimane sono 18 e noi abbiamo chiesto al governo di prolungare quello che adesso e' in vigore e tenere insieme la possibilita' di fruire degli ammortizzatori sociali da parte delle aziende e di mantenere il blocco dei licenziamenti. Non riusciamo a capire perche' se c'e' la possibilita' di usare gli ammortizzatori sociali le aziende devono licenziare", ha affermato il leader della Uil, Pierpaolo Bombardieri. "Il governo ha messo in campo nella manovra 5 miliardi.
Noi riteniamo si debba intervenire con ulteriori risorse perche' parliamo di ammortizzatori sociali ma vorremmo parlare di politiche attive del lavoro e capire in questo paese come chi perde il posto del lavoro possa rientrare nel mondo del lavoro e molti giovani" entrarci. Il ministro "Gualtieri" fa i "raffronti con altri paesi europei" ma questi raffronti, ha sottolineato il sindacalista, "non si possono fare solo quando conviene". In altri Paesi europei ci sono politiche attive che "in Italia neanche ci sogniamo", ha concluso il sindacalista.
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