Lusso/ Ppr accelera la trasformazione e lancia la sfida a Lvmh, Italia riserva di caccia dei due colossi

La lotta tra Bernard Arnault, patron del colosso mondiale del lusso, Lvmh, e Francois-Henri Pinault, numero uno di Kearing (già Ppr: Pinault-Printemps-Redoute; entrambi nella foto a sinistra), che ha appena annunciato un cambio di nome per sottolineare la sua definitiva trasformazione in un gruppo del lusso e dell'abbigliamento sportivo (controlla tra gli altri sia il marchio fiorentino Gucci sia la tedesca Puma), è di lunga data, ma da qualche tempo sembra aver subito un'accelerazione su un terreno che entrambi gli imprenditori francesi conoscono molto bene, l'Italia.
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Se Arnault, che ha visto il suo gruppo chiudere il 2012 con un giro d'affari complessivo di 28,1 miliardi di euro (e un utile netto di 3,24 miliardi) è da tempo ben introdotto nel nostro Paese, dove ha rilevato Bulgari e dove ha stretto alleanze che vanno dai Boroli-Drago (proprietari del gruppo De Agostini) a Patrizio Bertelli, patron di Prada la cui quota in Fendi venne rilevata per 295 milioni di euro una dozzina d'anni fa (ma in Italia Arnault si è portato a casa in questi anni anche il marchio Emilio Pucci), Pinault gli ha tenuto testa rilevando il gruppo Gucci, Bottega Veneta, Sergio Rossi e Brioni (oltre a Palazzo Grassi, a Venezia).
L'ultimo scontro, secondo voci non confermate ma neppure smentite con troppa convinzione, sarebbe avvenuto per il controllo della quota di controllo del marchio di gioielli Pomellato (il cui passaggio dovrebbe essere ufficializzato a breve), una "gara" che salvo colpi di scena dovrebbe essere vinta dall'ex Ppr (poco meno di 9,74 miliardi di euro di fatturato lo scorso anno, con un utile che ha sfiorato gli 1,27 miliardi), che nel frattempo, con Gucci, ha anche avanzato un'offerta su un altro marchio celebre finito in crisi, Richard Ginori, fallita lo scorso gennaio e per la quale è stata depositata presso il Tribunale di Firenze un'offerta pari a 13 milioni di euro a cui si somma l'impegno ad assumere 230 lavoratori (dei circa 300 rimasti in azienda).