Made in Italy/ Pomellato, cessione a Ppr entro marzo. Quando il lusso diventa bene rifugio

Ppr, quasi fatta per Pomellato. Secondo alcune indiscrezioni, l'azienda milanese di gioielli fondato da Pino Rabolini sarà ceduta al gruppo francese guidato da Francois-Henri Pinault (nella foto a sinistra), che in Italia possiede già i prestigiosi brand Gucci e Bottega Veneta, entro la fine di marzo e la famiglia Damiani (ora al 18% e che aveva presentato un’offerta di acquisto alternativa a quella di Ppr) rimarrà azionista di minoranza.
Dopo l'accantonamento del dossier Ipo da parte dell'amministratore delegato di Pomellato Andrea Morante, i Damiani, entrati nel capitale nel 2002 attraverso la holding Sparkling, avrebbero presentato, sempre secondo i rumors, un’offerta di acquisto alternativa a quella di Ppr, con l’obiettivo di creare un polo italiano della gioielleria. Ignota l’identità del fondo che avrebbe affiancato, la famiglia Damiani, anche se indiscrezioni indicano Dgpa, l’operatore di private equity guidato da Maurizio Dallocchio.
Alla fine, i soci di maggioranza di Pomellato, ovvero Rabolini e Morante, riuniti nella holding Ra.Mo. (che detiene il 79% del capitale) hanno preferito la proposta dei francesi di Ppr e il passaggio dovrebbe quindi avvenire entro la fine del mese di marzo.
Intanto, nonostante la recessione, i marchi luxury italiani continuano ad aumentare fatturato ed utili. Dopo Ferrari anche Lamborghini ha chiuso il 2012 con ricavi in crescita a doppia cifra, grazie all'enorme traino della domanda estera: il gruppo di Sant'Agata Bolognese ha incassato un fatturato di 469 milioni (nel 2011 è stato di 322 milioni; +46%) con un aumento delle consegne globali ai clienti del 30%, passando da 1.602 a 2.083 vetture. Bene anche Cucinelli, il brand leader del cachemire in Italia che ha chiuso il 2012 con un utile netto di 22,2 milioni di euro, in crescita rispetto ai 21 milioni del 2011 pur includendo gli oneri non ricorrenti legati alla quotazione in Borsa. I ricavi netti sono aumentati del 15,1% a 279,3 milioni di euro mentre il margine operativo lordo è cresciuto a 42,9 milioni di euro (+6,7%; dividendo di 8 cents).
La componente estera che rende la domanda del settore anelastica fa le fortune dei titoli a Piazza Affari dove il settore continua a guadagnare. Anche se nella seduta odierna sono scattate le prese di beneficio dopo i recenti rally, dall'inizio dell'anno il comparto ha portato a casa un saldo complessivo di oltre il 10% e per i trader è ormai diventato un bene rifugio.