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Economia
Manovra, allarme delle Province: "Rischiamo il default"

"Tranquilli, non molliamo". Matteo Renzi rientra a Palazzo Chigi dopo la cerimonia all'Altare della Patria per la giornata dell'Unita' nazionale e delle Forze armate e assicura ad alcuni cittadini che lo incitano che proseguira' nel suo impegno. E in mattinata riceve, sempre a Palazzo Chigi, il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, per una riunione sui temi dell'occupazione e del Jobs act, insieme a Graziano Delrio.

Intanto, mentre dalla Ue giunge una doccia fredda, prosegue alla Camera l'iter della legge di Stabilita'. Oggi e' la giornata delle audizioni di Abi, Rete imprese, sindacati, Regioni e comuni.

Le diverse parti economiche e sociali tratteggiano un bilancio in chiaro-scuro della manovra. L'Associazione Bancaria Italiana ritiene che il ddl Stabilita' "contenga misure importanti ed innovative e che segni una discontinuita' rispetto al passato", ma il direttore generale, Giovanni Sabatini, mette in guardia sulle misure di Tfr in busta paga e sui possibili "effetti che potranno avere sulla previdenza".

Stesso allarme da parte dell'Ance, che teme effetti negativi sulle Pmi. Per il resto la rappresentanza dei costruttori giudica la manovra "innovativa sul piano della riduzione della pressione fiscale ma sul piano della crescita rimane sostanzialmente legata alla logica di austerita' europea". Mentre un rapporto di Confcommercio stima che l'eventuale incremento di Iva e accise portera' una crescita dei prezzi del 2,5% e "nel triennio 2016-2018 si avranno complessivamente 65 miliardi in meno di consumi da parte delle famiglie".

Ma le critiche piu' forti arrivano da Regioni, Comuni e sindacati, anche se il presidente Anci, Piero Fassino, riconosce "alcuni primi passi in avanti nella ridefinizione delle misure assunte in legge di Stabilita' per i Comuni". "C'e' la disponibilita' da parte del governo che il fondo crediti di difficile esigibilita' non sia piu' di 1 miliardo e mezzo, ma di 500 milioni in piu', con conseguente abbattimento del saldo di patto di stabilita' interno", rimarca. E, avverte, "questi passi significativi che noi apprezziamo non esauriscono pero' tutte le questioni da noi poste". Sergio Chiamparino ha invece sottolineato come se non ci sara' un percorso "condiviso che consenta di gestire in modo sostenibile i 4 miliardi di tagli" c'e' il rischio di un aumento delle imposte locali.

Con 1 miliardo di tagli lo Stato manda in dissesto Province e Citta' metropolitane". E' quanto sostiene l'Unione delle Province italiane nell'audizione in commissione Bilancio alla Camera sulla Legge di stabilita' 2015."L'unica possibilita' per evitare il blocco dell'erogazione dei servizi e l'esubero del personale - si legge nel documento consegnato - e' spostare, da subito in Legge di stabilita', quelle funzioni che la Legge Delrio toglie dalla gestione delle Province: formazione professionale, trasporto pubblico locale, centri per l'impiego, cultura, turismo, sociale, agricoltura. Solo concentrando sulle funzioni fondamentali le risorse e il personale necessario a svolgerle, potremo continuare a garantire la manutenzione delle strade, la sicurezza nelle scuole, gli interventi di contrasto al dissesto idrogeologico, l'assistenza ai comuni".

"Abbiamo verificato che il taglio di 1 miliardo sui bilanci delle Province e delle Citta' metropolitane si traduce in una riduzione di risorse ben oltre il 50%, fino ad arrivare in diversi casi al 90% del totale. Solo che le funzioni, i servizi e i costi per erogarli sono rimasti gli stessi dello scorso anno".  Per Daniele Bosone, presidente della Provincia di Pavia, e Achille Variati, presidente della Provincia di Vicenza, intervenuti in rappresentanza dell'Upi il problema non e' "efficientare, ma di decidere quali servizi erogare e quali sospendere: e siccome la Legge Delrio stabilisce quali siano i servizi che devono garantire le Province e le Citta' metropolitane, chiediamo a Governo e Parlamento di prendere insieme a noi la responsabilita' di portare a termine la riforma, ma subito. Si scriva nella Legge di stabilita' che i servizi per l'impiego, la formazione professionale, il trasporto pubblico locale, i servizi sociali, la cultura, il turismo e lo sport non devono piu' essere una spesa delle Province, e si decida dove trasferire il personale e i costi di questi servizi. Altra soluzione, per evitare il dissesto se non si vuole ridurre il taglio, non c'e'".

Durissimo il giudizio dei sindacati. Per la Cgil, che torna a chiedere una patrimoniale per finanziare un piano per il lavoro dei giovani, il governo sta preparando "il disastro sociale" e le misure del ddl sono "inadeguate e insufficienti". Anche secondo la Cisl i segnali di discontinuita' della manovra non sono sufficienti, mentre la Uil tuona contro il prospettato taglio ai patronati. Se ci sara', scandisce Luigi Angeletti "occupiamo le sedi dell'Inps e poi quelle della politica".

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