La Marcegaglia a Le Figaro: "Renzi può cambiare la mentalità Ue"
"Renzi in sei mesi non cambierà l'Europa ma può farsi portatore di un messaggio importante". Ne è convinta Emma Marcegaglia, presidente dell'Eni e degli industriali europei, che in un'intervista al quotidiano francese Le Figaro spiega che Francia e Italia hanno fatto lo stesso errore: aumentare le tasse per rispettare i vincoli Ue di bilancio.
UNO STRALCIO DELL'INTERVISTA
Matteo Renzi può riorientare l'Europa nel semestre di Presidenza dell'Ue?
"Ne dubito! (ride, ndr) Chi può cambiare l'Europa in sei mesi? Ma può inviare un messaggio importante al Consiglio e alla Commissione all'inizio del suo mandato..."
Matteo Renzi ha ha già cambiato l'Italia?
"Sì, perché c'è più fiducia. Lo dimostrano i sondaggi e gli indicatori economici. Il premier sembra determinato a fare le riforme che il Paese chiedeva da anni. Ma l'economia italiana soffre ancora di un debito pubblico alto, bassa crescita, amministrazione inefficiente e resistente al cambiamento, infrastrutture obsolete, corruzione".
La Francia non avrebbe bisogno di un Matteo Renzi?
"Avete un premier abbastanza giovane anche voi, no? Scherzi a parte, non credo sia una questione di mentalità individuale, ma collettiva. Matteo Renzi è tanto apprezzato in Italia perché gli italiani sono decise collettivamente a fare le riforme. Dovete capire una cosa: gli italiani erano molto spaventati quando i tassi di interesse sono schizzati in alto durante la crisi nel 2011 e 2012... Tale consapevolezza non c'è stata in Francia, mi pare, anche perché la crisi è stata meno violenta. Le tasse non sono aumentate come in Italia.
La Francia è il "malato d'Europa"?
"Sì, ma non è l'unico. C'è anche l'Italia. Il problema della Francia è ben noto: la competitività, le tasse troppo alte, la spesa pubblica troppo alta e le pmi non abbastanza forti. Il bisogno di riforme è una necessità assoluta. E c'è un'emergenza. Sono completamente d'accordo con le preoccupazioni degli industriali francesi che hanno fatto appello al presidente Hollande.
Per riempire le casse dello Stato, e ridurre il deficit, Roma e Parigi hanno notevolmente aumentato le tasse, invece di ridurre la spesa pubblica. Risultato: hanno penalizzato gli investimenti, la competitività delle imprese e la crescita".