Mediobanca, immagini da un futuro plausibile: il destino di Generali, il ruolo di Unicredit e il nuovo AD - Affaritaliani.it

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Ultimo aggiornamento: 18:46

Mediobanca, immagini da un futuro plausibile: il destino di Generali, il ruolo di Unicredit e il nuovo AD

Le parole dello storico DG Vinci aprono a scenari insospettabili: ma davvero si consumerà il grande tradimento?

di Enea Palumbo

Mps-Mediobanca, Vinci molla Nagel e punta alla poltrona di Ceo di Piazzetta Cuccia

Diceva Gesù rivolto a Pietro che prima che il gallo canti il suo apostolo l'avrebbe tradito tre volte. E se lo stesso scenario si stesse verificando 2025 anni dopo in Piazzetta Cuccia? Succede che all'indomani della chiusura dei termini (che poi verranno riaperti) dell'Opas di Mps su Mediobanca, che ha sancito la vittoria di Siena e la caduta della gestione di Alberto Nagel, il manager più fedele di quest'ultimo parli ai dipendenti.

E lo faccia tradendo non una, ma tre volte, il suo (ex?) capo. La prima coltellata è quando annuncia che Mps arriverà all'80% del capitale, di fatto dando vita alla fusione per incorporazione e mettendosi in pancia anche la quota di Generali, di cui diremo oltre.

La seconda arriva sul merito: l'operazione è coerente. La terza, la più dolorosa, è sul prezzo, definito addirittura alto nonostante un cda - di cui lo stesso Vinci fa parte - che aveva bocciato l'Opas anche e soprattutto per la cifra che sarebbe stata corrisposta. Dunque la domanda è lecita: perché Vinci ha mollato senza mezzi termini il suo capo, l'uomo con cui ha condiviso le sorti di Mediobanca per oltre tre lustri? La risposta che si danno dalle parti di Piazzetta Cuccia è semplice: perché ambisce al ruolo di amministratore delegato.

D'altronde, il "razionale" (come si dice in questi casi) c'è tutto: Vinci prenderebbe il timone di Mediobanca, istituto che conosce come le sue tasche. Potrebbe finalmente mettersi sul petto la coccarda di Ceo, dopo anni da Direttore Generale ma al tempo stesso resterebbe un diretto riporto dell'amministratore delegato, che dovrebbe rimanere - salvo scossoni - Luigi Lovaglio. A meno che i soci forti, Francesco Gaetano Caltagirone in primis, non abbiano in mente altri nomi per il timone di Siena. Ma è difficile da pensare, perché chi ha deciso di aderire all'offerta l'ha fatto anche perché era promossa da Lovaglio. Una sua partenza verrebbe vista male. Quindi Vinci amministratore delegato di Mediobanca, dopo i rifiuti più o meno velati di Marco Morelli, Mario Micillo e Vittorio Grilli.

Nel frattempo, archiviata questa pratica, già si parla dello step successivo, quello che su Affaritaliani - e non su altre testate - abbiamo preconizzato già da tempo, cioè la progressiva volontà del governo di creare un terzo polo che comprenda Mps, BancoBpm e Credit Agricole, con pesi ancora tutti da vedere. E soprattutto ruoli. Ma c'è un tema che emerge con chiarezza: se davvero Mps arrivasse all'80% del capitale di Mediobanca, si ritroverebbe titolare del 13% di Generali, con i soci forti Delfin e Caltagirone che ne hanno un altro 17%.

Difficile immaginare che una concentrazione simile verrebbe vista con favore dal mercato e dalle autorità. E allora qualcuno ricorda quel pacchetto azionario di oltre il 6% acquistato negli scorsi mesi da Andrea Orcel e da Unicredit e sussurra: sta' a vedere che il banchiere romano ha in mente un colpo dei suoi. Quale? Ah, saperlo...

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