Vecchi salotti/ Mediobanca cambia pelle, ma Nagel non convince la Borsa

@andreadeugeni
Le attese erano per un'accoglienza di un altro tipo in Borsa, visto che con il piano industriale approvato ieri in Cda e illustrato oggi alla comunità finanziaria, Mediobanca ha dato un taglio netto con il passato, accelerando sull'uscita dal business incentrato sulle partecipazioni azionarie (troppo volatile) che aveva caratterizzato invece l'epoca del fondatore Enrico Cuccia e del suo delfino Vincenzo Maranghi per diventare una merchant bank snella e moderna.
Alzando il velo sul piano 2014-2016, Alberto Nagel, amministratore delegato dell'istituto milanese, ha spiegato che Mediobanca si focalizzerà sul core business, in particolare su tre attività bancarie specializzate: corporate&investment banking, retail e wealth management. Focus a cui si affiancherà una parallela riduzione dell'esposizione all'equity per 2 miliardi di euro di cui 1,5 miliardi attraverso cessioni (gli altri 400 milioni circa da svalutazioni). Un cambio di pelle che Nagel ha già iniziato nel 2004, riducendo gradualmente le partecipal investments per 3,5 miliardi (al 2010) e guidando la transizione attraverso un progressivo potenziamento del retail attraverso il lancio di CheBanca! che ora dovrebbe fare, nelle intenzioni del manager, un ulteriore salto di sviluppo attraverso le sinergie con la controllata nel credito al consumo Compass.
Insomma, la notizia, già scontata dal mercato e dagli addetti ai lavori, è che Mediobanca non sarà più il salotto finanziario centrale di quella Galassia del Nord che da Piazzetta Cuccia arrivava fino alle Generali di Trieste, passando per Rcs, Telco, Pirelli, Gemina, Atlantia e Italmobiliare. Disimpegno che, nei piani di Nagel, libererà capitale per raggiungere 2,1 miliardi di euro di ricavi nel 2016 (con un tasso di crescita medio annuo del 10%), fissare il core tier 1 nel triennio sui livelli attuali, all'11%-12%, garantire un pay-out del 40% e far crescere l'indice Roe (return on investment) dal 6% al 10%-11%.

Il mercato non ha accolto con entusiasmo le nuove strategie di Piazzetta Cuccia, però. In una seduta di Borsa in cui il settore bancario europeo è moderatamente positivo, il titolo Mediobanca crolla e chiude con un -9,42%, a 4,404 euro per azione. Difficile capire quali siano i motivi dell'andamento in controtendenza delle azioni in una giornata in cui Alberto Nagel ha svelato le strategie del gruppo nel prossimo triennio. Momento importante nella vita di un'azienda.
Secondo alcuni analisti finanziari contattati da Affaritaliani.it, gli investitori hanno giudicato gli obiettivi ambiziosi, target generici in un piano privo in realtà di sostanziali novità che ha fatto scattare oggi le prese di beneficio viste le buone performance del titolo nelle sedute precedenti (questa è stata anche la versione di Nagel). Ma hanno pesato anche l'ennesimo round di svalutazioni (su Telco e Rcs per cui Piazzetta Cuccia dovrà aprire nuovamente il portafoglio per sottoscrivere la sua parte di aumento di capitale), impairments che porteranno Mediobanca a chiudere il bilancio 2012 in perdita di 200 milioni di euro e alcuni dubbi sull'andamento del settore del credito al consumo in Italia, su cui l'amministratore delegato punta nel nuovo piano.

"Oggi abbiamo uno scenario macro che pone più sfide rispetto al passato e nel nostro piano dobbiamo tenerne conto e dare risposte convincenti", ha commentato Nagel nel corso dell'Investor Day di fronte agli analisti finanziari. "Il piano sconta uno scenario molto prudente sulla qualità dell'attivo con un costo del rischio a 150 punti base visto il ciclo previsto in ulteriore deterioramento", ha aggiunto il banchiere. "Il nostro business model è considerato oggi troppo complesso. Chi investe ha difficoltà a capirne il valore e l'evoluzione e questo dipende anche da un'esposizione all'equity troppo grossa se rapportata al resto del gruppo", ha spiegato ancora. E così Mediobanca uscirà da Telco, la scatola societaria a monte di Telecom Italia, e dal patto di sindacato di Rcs entro la fine di settembre, ha spiegato ieri una fonte vicina alla banca, mentre oggi Nagel ha precisato che le cessioni avverranno anche "secondo una logica condivisa con gli altri azionisti". Le prime finestre utili verranno colte per uscire (ovviamente senza svendere) pure da Pirelli, Gemina, Atlantia, Sintonia, Impregilo e Pirelli. In Generali, verrà venduto invece l'1% del capitale ogni anno per un triennio. Operazioni al termine delle quali Piazzetta Cuccia scenderà dal 13% (strada indicata anche dalle regole Solvency) al 10%. "Non ci saranno più ingressi in società al fine di stabilizzarne l'azionariato e qualunque ipotetico investimento sarà valutato unicamente per il suo ritorno economico", ha spiegato infine il Ceo.
La spiegazione dei target per singoli settori di business è spettata al direttore generale della banca Saverio Vinci. "Mediobanca punta a portare dal 30% al 45% il contributo non domestico ai ricavi della divisione corporate&investment banking e sta valutando l'apertura di sedi in Messico e Cina, che andranno ad aggiungersi alla presenza in Turchia", ha detto il manager. "Abbiamo individuato dei Paesi con una crescita significativa, cosa che spesso - ha aggiunto - si accompagna alle esigenze dei clienti di investire in questi Paesi.
Abbiamo identificato Turchia, Messico e Cina: in Turchia abbiamo già aperto, mentre in Messico e Cina stiamo valutando attraverso esperienze 'pivot' prima di un'apertura vera e propria". In questo modo, ha sottolineato Vinci, la banca entrerà in "mercati ad alta crescita" coprendo "tre economie che si sviluppano velocemente". Nel private banking, la crescita potrà prevedere anche "piccole acquisizioni".