Intesa e UniCredit nel riassetto Pirelli. Mediobanca, il salotto che non conta più

L'epoca dei salotti finanziari è al tramonto e la frammentazione che questo sta generando a molti appare un perfetto specchio del tramonto dei partiti tradizionali e della frammentazione politica a cui si assiste in questi mesi. Se in campo politico la riprova di uno scenario "liquido" che vede molti elettori delusi preferire l'astensione al voto di nuovi raggruppamenti, come si è visto anche nella tornata amministrativa dello scorso weekend, in campo finanziario la situazione appare altrettanto fluida, ma gli spazi persi da Mediobanca, "madre" di tutti i salotti buoni d'Italia, sta venendo rapidamente riempito da quelli che un tempo erano i suoi azionisti-concorrenti, in primis UniCredit e Intesa Sanpaolo.
Così non è un caso che proprio questi due istituti siano dati in pole position per finanziare, assieme al fondo Clessidra di Claudio Sposito, il veicolo finanziario con cui Marco Tronchetti Provera cercherà di accorciare la catena societaria del gruppo Camfin-Pirelli, eliminando proprio la holding quotata a Piazza Affari e riducendo così la distanza tra il "ponte di comando" (in cui al fianco di Gpi ed eventualmente dei Malacalza, se dovessero decidere di non aderire all'operazione restando azionisti al 6,7% di Pirelli & C., si ritroverebbe proprio Sposito) e il livello operativo del gruppo, per poter poi più agevolmente rilanciare il business puntando sul segmento "alto di gamma" del mercato degli pneumatici.

Semmai fa impressione vedere come Mediobanca, di cui Tronchetti Provera è al tempo stesso azionista e vice presidente, non svolga un ruolo di capofila dell'operazione, come invece capitato più volte in passato. Segno forse di un allentamento di quel "legame forte" che per anni ha contraddistinto i rapporti tra il gruppo Pirelli e Piazzetta Cuccia, o delle difficoltà che Alberto Nagel incontra al momento nel destinare risorse a nuovi investimenti, impegnato com'è nella gestione delle (residue) partecipazioni "strategiche" e nel potenziamento del retail con Che Banca!
Segno anche, come si chiacchiera nella City milanese, che a decidere su chi (e come) debba partecipare a un'importante operazione di finanza straordinaria ormai non sono più i rapporti di vicinanza, di buone relazioni, di "salotto" insomma, ma gli aspetti più propriamente economico-finanziari della specifica transazione. Si dirà: che c'è di anomalo, in tutto il mondo sono queste le variabili chiave in base a cui giudicare la convenienza di un'operazione, tanto dal lato dell'intermediario finanziario quanto dell'azienda chiamati a parteciparvi.