@andreadeugeni
E' la quattordicesima economia del mondo per Pil nominale, ma nel 2050 sarà secondo la banca d'affari Goldman Sachs crescerà fino all'ottavo posto, superando anche l'Italia.
Così il presidente del Consiglio Enrico Letta ha deciso di accompagnare le più grandi aziende italiane, come Eni, Enel e Finmeccanica in Messico, per cavalcare l'onda dei Mint, un acronimo che sta per Messico, Indonesia, Nigeria e Turchia e che raggruppa le economie a maggiore tasso di crescita. Gruppo che sta surclassando il tradizionale Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica).
Come l'acronimo Brics, anche il Mint è stato recentemente lanciato da Jim O'Neil, economista in forza alla Goldman Sachs Asset Management che ha fissato nella demografia e nel posizionamento geografico economicamente vantaggioso i maggiori punti di forza del nuovo club ristretto delle economie che stanno beneficiando della seconda ondata della globalizzazione.
Il sistema produttivo italiano è già il nono investitore in Messico con circa 1400 imprese nazionali in loco e 1,1 miliardi di euro di esportazioni e investimenti italiani assicurati con la Sace, l'agenzia assicurativa-finanziaria statale attivo nell'export credit e intende sfruttare i vantaggi della storica riforma costituzionale approvata da Congresso messicano a dicembre che consente al governo di Enrique Pena Nieto di assegnare licenze a operatori privati messicani o stranieri in tutte le attività downstream (raffinerie, pipeline e petrolchimica).
Così ieri Letta e l'amministratore delegato di Eni,
Paolo Scaroni, hanno inaugurato la nuova sede del
Cane a sei zampe a
Messico City, con tanto di taglio del nastro in piena regola e sempre ieri
Fulvio Conti, amministratore delegato di
Enel, e
José Luis Fernàndez Zayas, direttore esecutivo dell'
Instituto de Investigaciones Eléctricas, l'ente messicano di ricerca per il settore elettrico, hanno firmato un
memorandum d'intesa per la cooperazione nell'ambito della generazione geotermica e delle
smart grids.
"Il Messico, il golfo in particolare, è una miniera quasi inesplorata", ha spiegato infatti Paolo Scaroni sottolineando le grandi potenzialità del Paese centroamericano. "Stamattina abbiamo incontrato il Ceo di Pemex che ha spiegato come ci sia un grande lavoro da fare. Loro hanno bisogno di tecnologia offshore e noi già operiamo in questo campo sia nella parte americana del golfo che in Africa". Il manager ha spiegato poi che l'impegno di Eni sarà possibile, ed è stato richiesto, gia' per la fine del 2014, in anticipo rispetto ai tempi previsti: "Pensavamo che non fosse possibile operare prima del 2016 - ha detto l'ad di Eni - mentre oggi Pemex ci ha indicato date piu' ravvicinate: da aprile sceglieranno i blocchi e li condivideranno con le societa' straniere che stanno individuando ora. Questo - ha concluso - vuol dire che loro intendono lavorare con noi già dal 2014".