Miccoli, solo sospeso? Anche da censurare
Di Pietro Mancini
Le lacrime di Miccoli e la telefonata di scuse a donna Maria Falcone- che, peraltro, ha smentito di averla ricevuta- non possono cancellare l'indignazione, che non è solo dei palermitani, per le offese rivolte, post-mortem, a un eroe anti-mafia, come fu Giovanni Falcone, trucidato, con la moglie e la scorta, a Capaci, da Brusca e dai boss stragisti di Cosa Nostra.
Scatti, dunque, la sospensione del calciatore, da parte della giustizia sportiva, attesa che gli inquirenti della giustizia ordinari decidano se rinviare a giudizio meno l'ex attaccante del Palermo. E il nuovo allenatore del Palermo, Gattuso, calabrese e nato in una zona dove le cosche sono molto presenti, censuri il giocatore, con parole severe. In casi come questi, vanno banditi il buonismo e la tolleranza.
Le società di calcio non hanno quasi mai controllato, fuori dal campo, i calciatori, avvicinati spesso da personaggi poco raccomandabili. Basti pensare ai camorristi, che entrarono in contatto con Maradona, a Napoli, e lo rifornirono di cocaina, rovinandogli la carriera e, soprattutto, la salute. Il calcio non è, nè deve considerarsi, un settore separato dalla società. E deve reagire, con maggiore efficacia, individuando e stroncando le collusioni con i personaggi più screditati e gli ambienti più inquinati delle tifoserie.