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Economia
Millenial e Zoomer, benvenuti nell’Italia delle sanzioni

Diritti umani cercasi. Mentre il lavoro scompare

 

Per chiarezza, innanzitutto, il Pew Research Center negli Stati Uniti d’America (attiva nei sondaggi e nella ricerca demografica) ha posto in evidenza come per Millennial (anche detti Generazione Y) si intenda inquadrare le persone nate tra il 1981 e il 1996 mentre per Zoomer (detti anche Generazione Z) quelle la cui forbice va dai nati dopo il 1996 sino al 2010 (quest’ultimi, oggi dodicenni). Prima di queste due ci sono i c.d. Boomer ovverosia quelli che, grossomodo, possono definirsi Generazione X che, ad ogni modo, si vedono suddivisi, indicativamente, in due fasce: i primi dell’epoca post bellica tra il 1946 e il 64 e i secondi dell’epoca di pieno sviluppo economico dal 1965 al 1980.

Fatta questa doverosa premessa, quel che attualmente vive la nostra società moderna è un paradosso incredibile: nella Repubblica fondata sul lavoro, quest’ultimo è messo sotto esame per l’ottenimento di una patente nuova. Quella della circolazione senza conducente.

E come si fa a guidare senza esser conducente?

Utilizzando una forzatura (non troppo però sul piano teorico-giuridico, ma anche linguistico in verità) un conto è il conducente, un conto è l’autista.

Si può dire che al conducente corrisponda la politica e all’autista il produttore di lavoro?

Se quest’ultimo sbaglia strada a causa di mappature sbagliate o per le impartizioni insufficienti o sproporzionate da parte del conducente chi se ne importa. Lo sanzioniamo o lo cancelliamo dall’albo degli autisti per sempre e passiamo avanti.

Ecco, l’esempio serve al paradosso di cui si diceva prima.

Immaginiamo una gara di rally in cui il conducente dell’autoveicolo sia accanto all’autista: il primo da istruzioni, il secondo le esegue. Ma può eseguirsi una indicazione che porta fuori strada? Può eseguirsi una indicazione che non tiene conto delle condizioni atmosferiche? Può eseguirsi una indicazione che non tiene conto dell’ingolfamento della strada da percorrere o del carburante disponibile od ancora dello stato di pressione e tensione a cui si sottopone l’autista che ha sulle spalle la vita propria e del conducente stesso? Se sbaglia una minima operazione di svolta, accelerazione, ecc. quale fine?   

A questa situazione sostituiamo le pedine: la politica al posto del conducente, una medio-piccola partita iva al posto dell’autista.

Ci accorgeremo di quanto una indicazione normativa decontestualizzata e sproporzionata rispetto alla reale capacità di sopportazione del soggetto sia la stessa cosa di una indicazione od ordine di marcia tra conducente e autista laddove solo il secondo, si presume, ha la predisposizione e la patente per guidare ad alto rischio ed alta velocità.

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