Minibond, un miliardo di titoli emessi. Padoan esulta ma c'è ancora da fare
Di Alessandro Sannini, a.d. Twin Advisors Limited
C’è un certo rallegramento nelle parole del ministro Pier Carlo Padoan, riguardo al miliardo di Minibond emessi, e la promessa di portare questa esperienza al vertice informale Ecofin di settembre a Milano. E’ sicuramente un segnale rassicurante di un buon cammino intrapreso, quello di portare questo paese tendenzialmente banco-centrico ai mercati nazionali ed internazionali. Dietro a questo risultato importante di un paese come il nostro che rimane spesso al palo per quanto riguarda l’innovazione finanziaria ci sono parecchie valutazioni da fare.
La prima, sicuramente è che , se pensiamo che il sistema bancario non sarà più presente come una volta, se vogliamo aumentare la capacità di produrre, di vendere e di essere competitive delle PMI italiane, è necessario come hanno indicato più volte le indicazioni OCSE abbassare il cuneo fiscale.
La seconda valutazione da fare, è che il mercato dei Minibond che sembra ufficialmente partito, anche con buoni auspici, ci metterà tempi piuttosto lunghi per consolidarsi e fino a quel momento sarà sempre il mondo bancario o suoi succedanei ad essere protagonista nel credito. Mondo bancario, che come è noto, è in bàlia di bilanci pieni di crediti in sofferenza ed incagliati. Il terzo ragionamento, è quello che per avere un mercato attrattivo per gli investitori è necessario puntare inevitabilmente su emittenti di qualità. PMI di qualità, che devono discutere meno, su ciò che gli costa il lavoro prodromico per arrivare sui mercati, quindi l’advisory e concentrarsi di più su avere delle performances continue e documentabili, di trimestre in trimestre, che diano fiducia all’investitore nel caso dei corporate bond di puntuale pagamento delle cedole e quindi di rimborso. Accanto a questo il Minibond va visto come un’opportunità inserita in tutto il panorama della finanza straordinaria. In traiettorie che da una parte hanno gli investimenti e da un’altra parte hanno i capital markets. L’accesso al credito da parte delle PMI è difficile, dall’altra c’è una situazione asfittica per quanto riguarda la volontà di investire delle stesse.
Quindi, anche chi , potrebbe, per paura della situazione economica circostante, è tendenzialmente restio ad avere programmi di crescita, di acquisizione e di internazionalizzazione. Il bisogno di Capital Markets è delle aziende italiane è dimostrato dal fatto che normalmente in Agosto, i mercati finanziari rallentano, visto che sovente c’è una grossa difficoltà a creare la domanda e quindi a fare collocamento di questi prodotti, invece siamo stati spettatori di un fenomeno piuttosto atipico che fa prevedere un’autunno davvero esplosivo. Se, abbiamo avuto ,l ‘estensione dell’attività del Fondo di Garanzia del Ministero dello Sviluppo Economico che può, ad esempio garantire sino ad 1.5 milioni di euro su singola operazione.
C’è un un nuovo spazio operativo per in Confidi che definendo la loro attività “l’attività, nei confronti di imprese socie o consorziate, rappresentata dall’utilizzazione di risorse provenienti in tutto o in parte dalle imprese socie per la prestazione mutualistica e imprenditoriale di garanzie volte a favorirne il finanziamento da parte delle banche e degli altri soggetti operanti nel settore finanziario” potrebbero in linea teorica ampliare la loro operatività estendendola anche al supporto per le imprese – diverse dalle micro - finalizzato all’accesso al mercato dei capitali.
Comprese le possibilità che ci sono dai Capital Markets, è il panorama circostante, che deve forse cambiare ed evolversi per sostenere e supportare le aziende italiane che desiderano e comprendono in maniera lungimirante che in molti casi si può dire davvero: “ O la Borsa ,o la Morte!”. Bisogna quindi sostenere trasparenza,accountabiliy, etica ,innovazione e leadership da tradurre in operazioni di capital markets internazionali che permettano di valorizzare il meglio del made in italy. Sostegno che parte essenzialmente dall'ecosistema e si va ad unire con lo sforzo e il lavoro delle Piccole Medie Imprese.