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AIFI: i dati di mercato del Private Debt nel 2020

AIFI e Deloitte, un webinar per presentare i dati di mercato del private debt per l’anno 2020.

Il Private Debt nel 2020” è il nome dell’evento digitale organizzato da AIFI in collaborazione con Deloitte, un webinar per tirare le somme dell’andamento del mercato del debito privato in un anno difficile. Durante l’evento sono emerse riflessioni attuali e spunti per il futuro intorno a tre macro temi, tre tavole rotonde nutrite da voci autorevoli dedicate al debito per lo sviluppo, il debito per le acquisizioni e il direct lending.

Dopo i saluti di apertura e l’introduzione ai temi del giorno di Innocenzo Cipolletta (AIFI) e Antonio Solinas (Deloitte), si è assistito alla presentazione dei trend internazionali da parte di Andrea Azzolini di Deloitte e alla descrizione dello stato dell’arte del mercato italiano del private debt nel 2020 da parte di Anna GervasoniDirettore Generale di AIFI.

Nell’ambito del debito per lo sviluppo, primo macro tema del seminario, si sono potute ascoltare le voci di Pierre Henri Carles (Amundi SGR), Francesco Castaldelli (Sviluppo Imprese Centro Italia SGR), Evarist Granata (Alternative Capital Partners SGR), Paolo Massi (Hedge Invest SGR), Giovanni Scrofani (Zenir SGR), moderate da Stefano Romiti.

In merito al debito per le acquisizioni si sono espressi Paolo Mancini (Muzinich & Co), Martino Mauroner (Tikehau Capital), Marco Meda (Green Arrow Capital SGR), Paolo Pendenza (Equita Capital SGR), Andrea Tomaschù (Riello Investimenti Partners SGR), moderati da Valentina Lanfranchi.

Infine, in occasione della terza e ultima tavola rotonda virtuale, hanno parlato di direct lending Claudio Nardone (Sagitta SGR), Barbara Marocchi (TeamSystem Capital at Work SGR), Gianpaolo Pellegrini (Muzinich & Co. SGR), Mauro Sbroggiò (Finint SGR) e Sergio Zocchi (October Italia), moderati da Giovanni Landi.

Il private debt nel 2020: Crescono il numero delle operazioni realizzate, +62% a quota 410

Il mercato del private debt ha conseguito risultati importanti e ha svolto un ruolo rilevante nel 2020, ovvero quello di portate finanziamenti alle piccole e medie imprese in un periodo particolarmente drammatico.

Il livello di indebitamento delle imprese è cresciuto per questioni di carattere straordinario, in ragione del crollo delle attività dovute al lockdown imposto a tutti i paesi. Questa forte sofferenza comporterà nel 2021 un sistema di imprese largamente indebitato, con difficoltà a procedere nelle fasi di ristrutturazione e crescita necessarie per la ripartenza del Paese. In quest’ottica, il segmento di mercato del private debt fornirà un supporto al sistema economico delle imprese, con l’auspicio di recuperare le perdite.

In merito a tema della raccolta, nel 2020 sono stati raccolti sul mercato 293 milioni di euro, in diminuzione del 24% rispetto ai 385 milioni di euro del 2019. Guardando alle fonti, nel corso dell’anno, si vede una provenienza in netta maggioranza domestica, pari al 90% del totale. Nella tipologia della fonte, il 64% del capitale è arrivato da assicurazioni, il 24% da fondi di fondi istituzionali e il 10% da banche.

La pandemia ha rallentato l’attività di raccolta dei nuovi veicoli di private debt”, afferma Innocenzo Cipolletta, Presidente AIFI, “Questo allungherà i tempi di chiusura dei nuovi fondi. Il dato positivo della crescita nelle sottoscrizioni dimostra invece come il capitale di debito sia uno strumento che può avere un ruolo di supporto e rilancio dell’economia reale, soprattutto per tutte quelle aziende che, nonostante le difficoltà del 2020, hanno puntato su investimenti e crescita. Per questo motivo occorre incentivare il fundraising di questi veicoli che andranno sempre più a implementare la fondamentale attività di credito degli istituti bancari”.

Per quanto concerne l’investimento, si evidenzia che lo scorso anno sono stati investiti 1.197 milioni di euro, in diminuzione del 9% rispetto al 2019 (1.322 milioni). Il numero di sottoscrizioni è stato pari a 410 (+62%, erano 253 nel 2019) distribuite su 320 target (+52%). Il 50% dell’ammontare è stato investito da soggetti internazionali, che hanno realizzato il 10% del numero di operazioni (escludendo l’attività delle piattaforme di lending). Sempre escludendo tali piattaforme, il 91% delle operazioni è stata caratterizzata da un taglio medio inferiore ai 10 milioni di euro, la durata media è di 5 anni e 4 mesi, mentre il tasso d’interesse medio è stato pari al 3,8%. Considerando le società oggetto di investimento, nel 2020 va segnalata la presenza di 2 operazioni di ammontare superiore ai 100 milioni di euro (erano 3 nel 2019). Complessivamente, il 70% delle operazioni sono state sottoscrizioni di finanziamenti, il 28% obbligazioni e il 2% hanno riguardato strumenti ibridi.

A livello geografico, la prima Regione per numero di operazioni resta la Lombardia, 22%, seguita dal Veneto con il 14% e dal Lazio con il 9%. Con riferimento alle attività delle aziende target, al primo posto con il 33% degli investimenti troviamo i beni e servizi industriali, seguono l’ICT con il 15% e il manifatturiero – alimentare con l’11%. A livello di dimensione delle aziende target, il 49% degli investimenti ha riguardato imprese con meno di 50 milioni di fatturato.

Le aziende che hanno incontrato difficoltà in questo anno di pandemia, si sono necessariamente dovute confrontare con nuovi soggetti finanziatori e diverse strutture finanziarie, anche a fronte di minore disponibilità da parte del sistema bancario a finanziare situazioni di calo di business - afferma Antonio Solinas, AD Financial Advisory Deloitte Italia, “Il mercato del Private Debt Europeo ha infatti registrato 152 transazioni nel corso dell’ultimo trimestre, sostanzialmente in linea con l’esercizio precedente, nonostante gli effetti della crisi sanitaria”.

Infine, rispetto al tema rimborsi, nel corso del 2020 sono state 130 le società che hanno effettuato rimborsi (+25% rispetto alle 104 del 2019) per un ammontare pari a 400 milioni di euro (324 milioni l’anno precedente, +23%). Sempre nel 2020, il 41% dell’ammontare ha riguardato rimborsi anticipati a seguito di un rifinanziamento, mentre a livello di numero hanno prevalso i rimborsi come da piano di ammortamento (79% del totale).

Le dichiarazioni di Anna Gervasoni, Direttore Generale di AIFI, ad Affaritaliani.it

Il convegno di oggi si inserisce in un grande progetto della Commissione Private Debt di AIFI, che porta avanti un’attività di divulgazione del private debt, il debito alternativo e parallelo alla banca, a nostro parere un segmento ancora molto poco conosciuto in Italia in modo tecnico – ha dichiarato Anna Gervasoni, Direttore Generale di AIFI -. È un segmento che potrà avere un grandissimo sviluppo in Italia, come si è già percepito negli ultimi tre anni. Per fare questo abbiamo innanzitutto realizzato una Guida al private debt rivolta a imprenditori e consulenti, per spiegare in modo molto semplice e diretto cos’è il private debt e come si articola nei vari strumenti a supporto del finanziamento delle imprese. La Guida è libera e disponibile sul nostro sito.”

Racconta inoltre: “Abbiamo poi deciso di ampliare l’attività di divulgazione lanciando un portale chiamato K4G - Key For Growth, che include tutto quello che è necessario sapere sul private debt. Il vantaggio di questo portale, rispetto a una mera guida, è che all’interno sono inserite delle vere e proprie video piccole. Al suo interno abbiamo infatti inserito dei brevissimi filmati di operatori e imprenditori che raccontano in modo diretto il segmento. Questo ci aiuta ad avvicinarci in modo semplice al mondo delle imprese, per raccontare anche a distanza dove può trovare finanza un’impresa in modo alternativo alla banca. Terzo grande progetto a cui stiamo lavorando è un database articolato, un modello che ancora non esiste in Europa, che comprende tutti i segmenti del mercato del debito alternativo per dare una visione completa ed esaustiva che rappresenti bene questo mercato”.

Ha continuato poi, in merito al calo del 24% rispetto al 2019 che la raccolta indipendente ha avuto:  Questo è dato veramente preoccupante, non solo perché c’è stato un calo del 24%, ma perché i valori assoluti sono bassissimi. I fondi di private debt italiani hanno un trend in calo ormai da tre anni, perché gli investitori istituzionali fanno fatica a mettere risorse, e questo è un trend molto pericoloso. Oggi i fondi continuano a investire sulla base di risorse raccolte magari tre, quattro, cinque anni fa e pian piano, se il rubinetto si chiude, noi non possiamo aprire il rubinetto verso le aziende. Questo fenomeno ha richiamato l’attenzione degli investitori e delle istituzioni sul fatto che questo segmento di mercato è importante e dobbiamo dargli risorse”.

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