Startup, Sciuto: "Le soluzioni innovative migliorano la vita" - Affaritaliani.it

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Startup, Sciuto: "Le soluzioni innovative migliorano la vita"

Lo startupper catanese ha deciso di condividere la sua esperienza nel settore per aiutare chi vorrebbe intraprendere il suo stesso percorso

Startup, pubblicato il libro "Una valley di lacrime" di Giancarlo Sciuto

Ideare, fondare e far decollare una startup non è un percorso semplice e lineare: è lavorare duro, investire su se stessi, affrontare la solitudine quotidiana che può allontanarti dagli amici, una scalata al successo idealizzata da molti. Lo sa bene Giancarlo Sciuto, catanese classe 1991, co-fondatore e oggi CMO della startup SEO Tester Online, realtà che permette di monitorare e ottimizzare siti web e acquisire traffico online dai motori di ricerca. La sua storia è quella di un ragazzo che sapeva di avere le carte in tavola per creare innovazione, le idee non gli sono mai mancate, tantomeno la mente imprenditoriale: ha deciso di metterla nero sui bianco nel suo libro, "Una Valley di lacrime", edito da Trèfoglie e definito come "una guida intima per capire se il mondo delle startup fa per te". Sciuto racconta la sua personale esperienza di startupper, con i suoi alti e bassi, le sue delusioni e le sue rivincite, i retroscena di cui nessuno parla, e in parallelo dispensa consigli a chi vorrebbe intraprendere quella sua stessa strada, a chi non sa da dove iniziare o a chi ha soltanto paura di lanciarsi. Il titolo non potrebbe essere più centrato e racchiude alcuni dei temi principali che si incontrano in fase di lettura, primo fra tutti il paragone tra il contesto socio-economico italiano e quello americano, che offre una chiave di lettura originale: il nostro Paese non è la Silicon Valley ma il cuore può portare molto lontano anche restando a "casa" propria.

L'intervista di affaritaliani.it a Giancarlo Sciuto, co-founder e CMO di SEO Tester Online

Il percorso degli startupper è costellato di alti e bassi. Quali sono i consigli che ti senti di lasciare agli imprenditori che vogliono seguire il tuo stesso sogno?

Prima di tutto penso che la cosa più importante sia vivere l’esperienza da founder come si vive una corsa sulle montagne russe al luna park. Con la stessa paura di iniziare, la stessa adrenalina in tutti gli alti e i bassi, alla stessa velocità e magari con la rassicurazione di avere nel sedile accanto una persona della quale ci si può fidare.

Il secondo consiglio è di non smettere mai di provare. Fare startup è spesso una “strada per esclusione”. Si lavora in mercati nuovi, con prodotti nuovi, che forniscono soluzioni che magari non esistono ancora, come si può pretendere di beccare proprio la strada giusta, magari al primo tentativo? Sbagliare e migliorare in maniera costante è l’unico modo per andare avanti e raggiungere risultati con la propria azienda.

E per finire, non dimenticare di essere esseri umani, con tutto ciò che comporta: le emozioni, la stanchezza, le gioie, le delusioni, le relazioni, ed un altro enorme spettro di emozioni e condizioni che, secondo me, non dovremmo mai rinnegare, anche a discapito del profitto.

Innovazione è la parola chiave per qualsiasi startup: non si può ricalcare una strada già percorsa e si dev'essere sempre aggiornati sulle nuove tendenze. È come fare un investimento su se stessi e sulle proprie idee. Quando e come hai iniziato a capire di avere idee innovative?

Sto ancora cercando di capirlo a dire il vero! Perché quando pensi di avere avuto un’idea innovativa, probabilmente la realtà dei fatti è che la stessa idea l’hanno già avuta, magari un paio di anni prima, almeno altre 3 persone e di queste mediamente 2 sono cinesi e 1 americana. Quindi dipende un po’ da cosa intendiamo per “idea innovativa”. Scherzi a parte, ogni giorno mi accorgo che, più che di “idee innovative”, dovremmo iniziare a parlare di “soluzioni innovative”. Le idee sono effimere, vanno e vengono, mentre le soluzioni rimangono e migliorano la vita delle persone. 

Secondo te esistono delle caratteristiche che accomunano gli startupper? Anche perché come scrivi nel libro "Founder non si diventa ma si nasce".

Prima di tutto il seme imprenditoriale. Quello o ce l’hai o non ce l’hai, secondo il mio punto di vista. Se ce l’hai non potrai che finire nel gioco dell’impresa, se non ce l’hai potrebbe essere un gioco ancora più rischioso di quanto già non lo sia. Se poi dovessi pensare a delle caratteristiche che ho visto in questi anni frequentando altri founder o in quelli che ho intervistato per il mio libro (a proposito, trovate le interviste ad alcuni startup founder anche sul mio blog) direi: determinazione, empatia, ambizione e capacità di capitalizzare gli errori in spunti di crescita personale e professionale.

Perché l'Italia non è paragonabile alla Valley americana e quali sono i motivi che ti hanno spinto invece a rimanerci?

Diciamo che l’ecosistema italiano è, purtroppo, anni luce indietro rispetto a quello della Silicon Valley in termini di mindset, attori, opportunità, capitali. Ma questo non deve spaventare: la Valley è una sorta di singolarità, l’incontro perfetto tra varie circostanze che l’hanno resa quello che è. Ciò che deve spaventare di più è il divario che ci separa da altre realtà europee (Germania, Francia, Danimarca), dalle quali siamo ancora troppo lontani. Negli ultimi anni sicuramente gli interventi del legislatore a favore del risanamento di questo gap sono stati più importanti, ma non ancora sufficienti. Secondo me dovremmo iniziare a considerare l’innovazione e le startup davvero tra i potenziali motori del futuro del Paese e muoverci di conseguenza. Sul perché sia rimasto potrei dire che, di fronte ad amici e colleghi che andavano via dalla Sicilia per cercare lavoro dopo l’università o proseguire gli studi, io ho avuto la fortuna di poter fare leva sulla tecnologia e sul suo enorme potere: con SEO Tester Online, che ha sede a Catania, lavoriamo con clienti in 45 paesi nel mondo, totalmente in remoto, anche con quelli della Valley. Quindi perché andare quando si può creare valore per il proprio territorio?

Secondo Te perché spesso questo mondo lavorativo viene descritto come un'incredibile scalata al successo, idealizzandolo?

Perché la narrativa che viene descritta dai media e nella comunicazione generale (e di questo noi founder siamo anche un po’ colpevoli) è sempre mirabolante. Exit, unicorni, stipendi da centinaia di “K”, fare startup sembra quasi il paese dei balocchi. La realtà, però, è molto diversa: fare startup è una scalata al successo, con minuscole possibilità di raggiungerlo, dati alla mano. Si picchia la faccia contro il muro molto spesso, si portano a casa delusioni enormi, si trascurano gli amici, gli affetti, se stessi e soprattutto, nelle notti insonni, sopraffatti, si finisce anche per versare “una Valley di lacrime”. Adesso non sembra più così figo, no?!

SEO Tester Online. Di cosa si tratta e come è nata l'idea?

Seotesteronline.com è una piattaforma che aiuta professionisti del digitale, web agency, PMI ed e-commerce ad analizzare, ottimizzare e monitorare il proprio sito web sui motori di ricerca. Abbiamo fondato la nostra startup con Vittorio Urzì, mio socio e CEO, nel 2016 quasi per caso, partendo da uno strumento gratuito che, in soli 3 giorni è divenuto virale ed ha raggiunto oltre 10.000 persone. È stato così che, dopo esserci guardati negli occhi, a 25 anni, abbiamo fondato la nostra prima srl. Da allora abbiamo raccolto oltre 300.000 euro di investimenti, creato un team di oltre 10 persone, rilasciato centinaia di migliaia di righe di codice e, soprattutto, migliorato la vita di migliaia di persone e il posizionamento di altrettanti siti web in tutto il mondo.

Quali sono le esperienze che ti hanno arricchito maggiormente lungo il tragitto?

Non riesco a trovarne una in particolare. Credo che a fare la differenza sia tutto il tragitto nel suo complesso, ma se proprio devo sforzarmi di scegliere qualcosa, credo che quella che mi abbia fatto crescere di più sia il confronto con le persone: soci, collaboratori, partner, advisor, clienti... Ognuno di questi ti lascia qualcosa di importante, il proprio modo di vedere e interpretare le cose, il proprio punto di vista sulla tua azienda, ed è questa probabilmente la maggiore fonte di arricchimento.

Cosa intendi quando parli di "Solitudine dei founder" e come hai imparato a gestirla?

Quando fai startup tutto succede ad una velocità sorprendente. Per esperienza, credo che ogni anno in una startup sia pari ad almeno 3 in una realtà più tradizionale. La quantità di cose che si affrontano alcune volte può arrivare a fare paura. Così, magari, mentre i tuoi amici stanno cercando lavoro, tu ti ritrovi già nella condizione di dover mandare un collaboratore a casa perché le cose non vanno come dovrebbero. Mentre tuo padre cerca di farsi approvare un finanziamento da 20.000 euro in banca per comprare la macchina, tu stai cercando di costruire un round d’investimento da 200.000 per lanciare il tuo prodotto, o magari stai progettando un POC per una multinazionale.

Quello che sto cercando di dire è che quando fai startup i problemi si moltiplicano e diventano sempre più grandi rapidamente, spesso in maniera più che proporzionale rispetto alla velocità con la quale cresce il business, ed i problemi di chi conduce una vita “non da founder” (praticamente tutte le persone care, i familiari, gli amici, i conoscenti), sono gli stessi che, per lo stesso principio, magari hai già affrontato e superato 3 anni prima e che adesso, dopo averli superati, ti sembrano alcune volte anche un po’ banali. Ovviamente lo pensi non perché non siano importanti intrinsecamente, ma perché semplicemente ci si tara su una scala di valutazione differente. Così, alcune volte, ti senti solo nel confrontarti con tuoi problemi da founder e spesso anche sbagliato, perché temi di giudicare i problemi di chi ami e non vorresti mai farlo.

Personalmente, ho superato questo aspetto accettando la differenza di velocità rispetto al resto del mondo come qualcosa di normale e connaturato nel mio lavoro. Credo che i miei problemi non siano più o meno importanti di quelli di un adolescente alle prese con la sua prima cotta e che, soprattutto, le persone care che ti stanno accanto, non servano tanto a darti una soluzione ai problemi che devi affrontare, quanto a darti la fiducia in te stesso e la sicurezza che riuscirai a trovare una soluzione anche all’ennesimo problema.