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Economia
Omicron, crisi Ucraina e lira turca: dai mercati una ventata di ottimismo

Previsioni finanziarie 2022, le riflessioni del team strategie di credito globale di Algebris

La variante Omicron spaventa, ma non troppo. Il motivo? Sintomi più lievi rispetto alla Delta e probabilità minore di finire in terapia intesiva. Mentre le tensioni a Est, in particolare tra Russia e Turchia, da mesi sul piede di guerra, stanno forse volgendo a un punto di svolta. Infine, dalla Turchia il governo si impegna a una svalutazione minore della lira, anche se la stabilità duratura richiederebbe un maggior sforzo. Un mix di fattori che punta a introdurre rinnovate "ventate di ottimismo" sui mercati finanziari. Lo scrive il team di strategie di credito globale di Algebris, società di gestione del risparmio britannica, che fa il punto sui punti deboli e vincenti della situazione economica. 

"Evidenze scientifiche sui dati legati alla variante Omicron sono migliorate in quest’ultima parte dell’anno. Diversi studi hanno appurato che la variante Omicron presenta sintomi più lievi. Uno studio del governo britannico conferma che la variante ha il 50-70% di probabilità in meno di scatenare un’ospedalizzazione. La scoperta si aggiunge agli studi precedenti provenienti dal Sudafrica. Inoltre, sia Pfizer che Moderna hanno confermato i risultati sull’efficacia dei richiami della terza dose. I casi rimangono in aumento in tutta Europa, ma l’efficacia del vaccino e il minor rischio di malattia grave riducono le possibilità di ulteriori restrizioni", scrivono gli analisti. 

Il motivo? "I ricoveri rimangono sotto controllo nella maggior parte dei Paesi, le misure prima di Natale sono state evitate e anche le prospettive per gennaio sono migliorate. Come risultato delle notizie più positive, le azioni hanno sovraperformato a fine anno. Vediamo ancora i value e i trade di riapertura tra gli asset di rischio più interessanti in un ambiente di valutazione ristretto. Con il miglioramento delle notizie sui virus, è probabile che il settore continui a fare bene, aiutato anche dalla sensibilità relativamente bassa ai tassi/inflazione", continua il team di Algebris. 

Seppur dall'Est "continuano le tensioni in Europa orientale, nell’ultimo mese, la Russia ha raccolto truppe al confine con l’Ucraina e ha chiesto concessioni geopolitiche agli Stati Uniti, come la garanzia di non adesione alla Nato per gli stati dell’ex Unione Sovietica e gli asset nella regione sono scesi tra timori che le tensioni possano portare a un’invasione", scrive Algebris, "troviamo difficile pensare alla possibilità di una guerra, poiché il risultato finale potrebbe essere innescato da tensioni improvvise difficili da prevedere", sottolinenano gli esperti. 

"Tuttavia, pensiamo che la via diplomatica sia abbastanza stabile per evitare ulteriori tensioni. La Russia vuole che il suo ruolo di leadership regionale sia riconosciuto dai Paesi occidentali e l’Ucraina è in qualsiasi caso molto lontana dal qualificarsi per l’adesione alla Nato. 

Inoltre, "gli alti prezzi dell’energia significano che è molto costoso per i Paesi occidentali (Europa in particolare) resistere a lungo contro la Russia. Di conseguenza, un coinvolgimento della Russia nelle discussioni sull’adesione alla Nato potrebbe avvenire a un costo relativamente basso per l’Occidente e potrebbe essere un primo passo per un allentamento delle tensioni. Nel weekend, la Russia ha ritirato le truppe dal confine in un segnale di cessate il fuoco per le vacanze natalizie. Putin e Biden si sono incontrati a dicembre e un nuovo ciclo di colloqui è previsto il 12 gennaio", concludono gli esperti. 

Mentre sulla volatilità della lira turca, altro "dramma" di fine anno alle porte dell'Europa, gli analisti scrivono che "nel tentativo di arginare la drammatica spirale al ribasso della lira turca, il governo ha introdotto misure per facilitare la conversione locale dei depositi in dollari in lire. In pratica, il governo si impegna a compensare i depositanti in lire turche per qualsiasi perdita dovuta alla svalutazione.  Questo sposta l’onere della svalutazione della lira dal settore privato a quello pubblico e lavora per facilitare la stabilità della lira, dato il punto di partenza molto debole".

Alla notizia, continuano gli analisti "la lira turca si è apprezzata significativamente dai minimi ed è ora il 40% più forte di lunedì scorso. Lo schema è probabilmente più efficace delle misure precedenti, in quanto fornisce un forte incentivo per de-dollarizzare almeno parzialmente".

"Tuttavia, siamo scettici sul fatto che lo schema fornisca un’ancora a lungo termine per il Paese: l’inflazione rimane alta (potrebbe arrivare facilmente sopra il 40% nel primo trimestre 2022, come mostrano i primi dati preliminari), il credito sarà facile fino al 2022, e la volatilità selvaggia della valuta rende difficili gli investimenti", sottolineano gli esperti. 

Inoltre, "l’interesse pagato sul regime è limitato al 17%, molto più basso dell’inflazione. Infine, la banca centrale ha esaurito circa 17 miliardi di dollari di riserve in dicembre, la metà delle sue riserve nette, suggerendo che il bilancio del Paese si sta effettivamente indebolendo. Una stabilità duratura richiederebbe un passaggio più permanente alla politica ortodossa", concludono gli analisti di Algebris. 

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