Economia
Patrimonio, ecco come Veneto Banca imbrogliava Banca d'Italia

Contestati ai vertici, fra cui l'ex ad Vincenzo Consoli, operazioni fra cui la vendita di azioni dietro concessioni di prestiti e il parcheggio di subordinati
di Andrea Deugeni
@andreadeugeni
L'indagine della magistratura si abbatte su Veneto Banca. Finiscono nel mirino le operazioni e la condotta della precedente gestione (a quella di Questio Srg con il fondo Atlante, per intendersi) e in particolare quella dell'ex amministratore delegato e direttore generale Vincenzo Consoli, arrestato stamane e a cui sono stati sequestrati in maniera preventiva 1,8 milioni di euro più titoli e altri asset.
Sono state eseguite dai finanzieri numerose perquisizioni sul territorio nazionale e il sequestro preventivo totale di 45,425 milioni di euro nei confronti di persone legate all'istituto di Montebelluna. Il reato ipotizzato è aggiotaggio e ostacolo all'autorità di vigilanza, in particolare alla Banca d'Italia. Come si svolgeva, in concreto, la condotta fraudolenta di Consoli&soci?
Secondo le Fiamme Gialle, l'indagine avrebbe fatto luce su diverse azioni di ostacolo ai danni di Bankitalia e Consob. Vengono contestate, nello specifico, una serie di operazioni (chiamate tecnicamente 'baciate') grazie alle quali era la stessa Banca a finanziare clienti importanti purchè questi acquistassero azioni dello stesso istituto di credito. In alcuni casi questo sarebbe avvenuto, in base agli accertamenti degli investigatori, anche attraverso l'arruolamento di investitori compiacenti, disponibili a intestarsi temporaneamente ingenti quote di obbligazioni subordinate, sollevando la banca dall'onere di detrarne il controvalore dal patrimonio di vigilanza, come invece prescritto dalla Banca d'Italia.
Anche in questi casi si trattava, in pratica, di veri e propri parcheggi temporanei di titoli che in realtà rientravano nella titolarità dell'emittente, ovvero Veneto Banca. Tutto questo è stato accompagnato dalla concessione di finanziamenti a persone in difficoltà economiche o comunque non in grado di restituire le somme ricevute, senza un'adeguata verifica della capacità di rimborso da parte dei richiedenti.
L'effetto, secondo l'accusa, era di offrire all'esterno l'immagine di una solidità patrimoniale ben maggiore di quella effettiva, in grado di ingannare la platea dei risparmiatori e gli altri azionisti, rafforzando cosi' l'immagine della Banca e la fiducia nel management. Inoltre, sulla base delle prove raccolte, mediante queste operazioni i vertici di Veneto Banca hanno potuto falsamente rappresentare agli organi di vigilanza (Banca d'Italia e Consob) una consistenza patrimoniale superiore al reale, così da rientrare nei parametri di sicurezza che la legge esige per gli istituti bancari.
(Segue...)