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Economia
Pensioni quota 100, Boeri: "Rischio per la solidità del sistema previdenziale"

L'introduzione di quota 100 rischia di minare la solidita' del sistema previdenziale italiano. E' l'allarme lanciato dal presidente dell'Inps Tito Boeri, nell'audizione alla commissione Lavoro della Camera. "Non possiamo esimerci - ha detto Boeri - dal lanciare un campanello d'allarme riguardo alla scelta di incoraggiare piu' di 400 mila pensionamenti aggiuntivi proprio mentre si avviano al pensionamento le generazioni dei baby boomers e il numero di contribuenti tende ad assottigliarsi. E' un'operazione che fa aumentare la spesa pensionistica mentre riduce in modo consistente i contributi previdenziali anche nel caso in cui ci fosse davvero, come auspicato dal governo, una sostituzione uno a uno tra chi esce e chi entra nel mercato del lavoro. Il lavoro dell'istituto per raccogliere fondi da imprese e lavoratori per pagare le pensioni in essere sarebbe fortemente indebolita nel caso venissero varate misure di condono contributivo, che hanno il duplice effetto di diminuire le entrate ed aumentare le uscite. Il rischio allora - ha sottolineato Boeri - e' quello di minare alle basi la solidita' del nostro sistema pensionistico". Secondo Boeri "non possiamo permetterci incrementi ulteriori del nostro debito pensionistico rispetto a quelli associati al crollo delle nascite e al calo dell'immigrazione regolare, non possiamo neanche introdurre nuove disparita' di trattamento, soprattutto dopo una crisi profonda come quella che ha attraversato il nostro Paese negli ultimi 10 anni".

Parlando con i giornalisti al termine dell'audizione, Boeri ha insistito sulla necessita' di stare "attenti ad aumentare la spesa e a ridurre la capacita' di contributi". "Non bastano due giovani - ha fatto notare, replicando a chi ipotizza che con quota 100 si favorisce nuova occupazione - a finanziare una pensione". A giudizio di Boeri, gli interventi sul sistema pensionistico contemplati nella Nota di aggiornamento al Def "aumentano in modo consistente il debito pensionistico e permettono lo stesso tipo di uscite anticipate che il ddl qui discusso vuole sottoporre a correzione attuariale senza prevedere alcuna penalizzazione. Insomma, con una mano si reintroducono nel nostro ordinamento le pensioni di anzianita' che, con l'altra mano, si ridimensionano con la correzione attuariale". 

Pensioni: Boeri, con quota 100 debito aumenta di 100 mld

Quota 100 porta ad un aumento di 100 miliardi del debito pensionistico. Lo ha affermato il presidente dell'Inps Tito Boeri, nell'audizione alla Commissione Lavoro della Camera. "Uscite consentite con un minimo di 38 anni di contributi e 62 di eta' oppure abolendo l'indicizzazione alla speranza di vita dei requisiti contributivi minimi per la pensione anticipata (a tutte le eta') portano ad un incremento nell'ordine di 100 miliardi del debito pensionistico destinato a gravare sulle generazioni future e, gia' nel 2021 a un incremento ulteriore (oltre la famosa gobba) di circa un punto di pil della spesa pensionistica". "Se lo spirito che anima le proposte qui presentate - ha concluso Boeri, riferendosi alle proposte di legge Meloni e D'Uva - e' quello di correggere per quanto possibile le iniquita' piu' stridenti ereditate da chi in passato ha costruito il consenso concedendo privilegi a categorie di elettori, questo stesso principio deve essere applicato anche in avanti, pensando alle generazioni future. Oggi si e' parlato di privilegi. Non vorremmo che un domani qualcuno dovesse considerare il fatto stesso di percepire una pensione come un privilegio".Boeri ha spiegato nell'audizione che solo nel 2019 l'introduzione di quota 100 potrebbe interessare circa 4.700 persone con pensioni di importo superiore a 90.000 euro annui. Queste persone sarebbero pero' soggette alla correzione attuariale nel caso in cui il ddl 1071 sulle pensioni d'oro diventasse legge dello Stato. "In altre parole - ha sottolineato - questi lavoratori, da un lato verrebbero spinti al pensionamento (a volte anche involontariamente) e, dall'altro, si vedrebbero, di li' a poco tempo, tagliare le pensioni loro appena concesse".

Pensioni: Boeri, quota 100 penalizza donne e giovani

Il ripristino di quota 100 premia gli uomini e i dipendenti pubblici ma penalizza le donne e i giovani. Lo ha affermato il presidente dell'Inps Tito Boeri, nell'audizione alla Commissione Lavoro della Camera. L'introduzione di quota 100, ha detto, "premia quasi in 9 casi su 10 gli uomini, quasi in un caso su tre persone che hanno un trattamento pensionistico superiore a quello medio degli italiani (e un reddito potenzialmente ancora piu' alto, se integrato da altre fonti di reddito). Si tratta nel 40% dei casi di dipendenti pubblici che, in un caso su 5, hanno trattamenti superiori ai 35.000 euro all'anno (in piu' di un caso su 10, superiore ai 40.000 euro)". La riforma voluta dal governo "portera' ad avvantaggiare soprattutto gli uomoni, con redditi medio alti e i lavoratori del settore pubblico. Penalizzate invece le donne tradite da requisiti contributivi elevati (quando hanno carriere molto piu' discontinue degli uomini) e dall'aver dovuto subire sin qui, con l'opzione donna, riduzioni molto consistenti dei trattamenti pensionistici, quando ora per lo piu' gli uomini potranno andare in pensione prima senza alcuna penalizzazione". "Pesanti sacrifici - ha aggiunto Boeri - imposti anche ai giovani su cui pesa in prospettiva anche il forte aumento del debito pebnsionistico".

Parlando con i giornalisti al termine dell'audizione, Boeri ha fatto notare che con gli interventi prospettati di quota 100 e mancato adeguamento alle speranze di vita, le donne vengono "beffate", perche' "sono state spinte ad accettare 'Opzione donna'" che prevedeva importi previdenziali ridotti, mentre gli uomini potranno andare in pensione con assegni pieni. Il ripristino di 'Opzione donna' sarebbe quindi "in stridente contrasto" con quello che si prospetta per i lavoratori uomini. "Sono riflessioni sull'aspetto distributivo - ha aggiunto - che dovrebbero entrare nella discussione. Il Parlamento e' informato". 

Pensioni, Salvini: Boeri si dimetta e si presenti a elezioni

"Da italiano invito il dottor Boeri, che anche oggi difende la sua amata legge Fornero, a dimettersi dalla presidenza dell'Inps e a presentarsi alle prossime elezioni chiedendo il voto per mandare la gente in pensione a 80 anni. Piu' alcuni professoroni mi chiedono di non toccare la legge Fornero, piu' mi convinco che il diritto alla pensione per centinaia di migliaia di italiani (che significa diritto al lavoro per centinaia di migliaia di giovani) sia uno dei meriti piu' grandi di questo governo". A affermarlo e' il vicepremier e ministro dell'Interno Matteo Salvini.

Cgil: quota 100 può essere una buona base di partenza

“Sul fronte delle pensioni, c’è bisogno di un riequilibrio, perchè la legge Fornero è insostenibile dal punto di vista sociale per tutte le persone, e in particolare per le nuove generazioni. Va messo in conto che una riforma costa e bisogna renderla compatibile. Però la spesa pensionistica italiana non è fuori controllo ed è allineata alla media Ue. Quindi, vi sono margini per un riequilibrio, anche se il presidente dell’Inps, Tito Boeri, sostiene che se passa quota 100 - con 62 anni di età e 38 di contributi - il nostro debito sale di 100 miliardi. In ogni caso, prima di ogni decisione, vogliamo un confronto con il governo, come chiediamo da due mesi”. Così Roberto Ghiselli, segretario confederale Cgil, oggi ai microfoni di Italia parla, la rubrica di RadioArticolo1.

“In merito all’ipotesi di quota 100, la nostra idea è che, dopo i 62 anni, chiunque possa andare in pensione, sapendo che più lavori e più prendi, meno lavori e meno prendi, per una scelta individuale che fa il lavoratore, in base alle sue specifiche situazioni e condizioni. Il problema, semmai, sono il limite minimo di contribuzione di 38 anni, che per moltissime persone è una soglia insopportabile, soprattutto per le donne, per buona parte dei lavoratori del Sud, delle piccole imprese e del lavoro discontinuo".

Per non parlare dei giovani, per i quali, se rimane tale regola, ai livelli di contribuzione richiesti non ci arriveranno mai. "Dunque, quello proposto dal governo, è un ritocco alla ‘Fornero’ - che naturalmente non disprezziamo se venisse realizzato, perché dà comunque la possibilità di anticipare il pensionamento, pur pagando un prezzo di decurtazione dell’assegno previdenziale - ma non è sufficiente. Il provvedimento va integrato con altre misure che consentano, ad esempio, il riconoscimento del lavoro di cura delle donne”, ha sostenuto.

Se poi tali interventi portassero al superamento dell’Ape sociale, strumento "di cui non siamo mai stati innamorati", ma che era un primo passo in avanti, secondo il sindacalista, "ci sarebbero tantissimi lavoratori cui verrebbe meno anche quella opportunità. Sui lavori gravosi - la commissione in materia non si è ancora insediata -, ci sono quindici categorie casualmente individuate, del tutto insufficienti e c’è il problema del riconoscimento. Resta poi aperta la questione dei cosiddetti lavoratori precoci, quelle persone che hanno iniziato a lavorare a quindici-sedici anni, maturando tanti contributi prima dei 62 anni di età: è giusto mandarli in pensione dopo 41 anni di contributi”, ha continuato Ghiselli.

“Per non parlare dell’intervento da fare, di natura più strutturale, che riguarda le prospettive previdenziali dei giovani. Noi abbiamo l’idea di una pensione contributiva di garanzia, che dia risposte anche a tutti coloro che hanno carriere fragili, deboli e discontinue. Altrimenti, un domani ci sarà una parte consistente di mercato del lavoro tagliata fuori da un’anzianità dignitosa, in quanto non riusciranno a maturare una pensione che gli garantisca di superare soglie accettabili di sussistenza”, ha affermato l’esponente Cgil.

“Sul taglio delle cosiddette pensioni d’oro, siamo convinti che sarebbe più opportuno introdurre dei meccanismi di solidarietà che agiscano anche sui redditi più alti, dai 100.000 euro in su, per rafforzare le pensioni più basse e le prospettive previdenziali dei giovani. Siamo fortemente consapevoli che si possa attivare un sistema del genere, oltretutto inattaccabile da un punto di vista costituzionale, a differenza dei semplici tagli, che aprono la strada a forti contenziosi legali”, ha proseguito il segretario confederale.

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