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Economia
Pensioni riforma, bonus fiscale se usi l'Ape. Pensioni, novità: chi guadagna

Pensioni riforma, ecco l'Ape. Premio fiscale alle imprese che utilizzano l’Ape della pensione per il turnover e facilitazioni per i finanziamenti: sono due capitoli della legge di Bilancio che sarà approvata sabato.

La detrazione fiscale per le aziende che finanzieranno la flessibilità pensionistica dei dipendenti più anziani attraverso l’Ape (l’anticipo pensionistico per coloro che hanno compiuto almeno 63 anni) è stata anticipata dal ministro del Lavoro Giuliano Poletti, intervenuto a Milano a un forum della Cassa di previdenza dei ragionieri. L’Ape - ha commentato Poletti - potrebbe diventare una chance per «le imprese che hanno interesse a costruire un processo di ringiovanimento». L’ipotesi è accompagnare l’anticipo con una facilitazione fiscale, in modo da abbassare i costi per i lavoratori e per le aziende.

L’Ape, scrive Il Sole 24 Ore, sarà a carico dello Stato in casi particolari: per disoccupati e per lavoratori impiegati in attività gravose, anche se l’estensione della platea sarà definita in funzione delle risorse finanziarie per il pacchetto pensioni, che oscillano tra 1,2 e 1,6 miliardi. Al di fuori dei casi “sociali”, l’onere dell’anticipo pensionistico, compresa l’assicurazione di premorienza, sarà a carico del lavoratore che è chiamato a restituire in 20 anni il prestito-ponte a partire dal momento del pensionamento secondo le regole generali. Il conto, per il lavoratore, sarà dato dal capitale, dagli interessi e dal costo dell’assicurazione, ma sarà alleggerito da un’agevolazione fiscale di cui non sono ancora resi noti i valori. Il dipendente, però, potrà essere aiutato dall’impresa, che – ha detto Poletti – avrà un incentivo fiscale.

Proprio il fattore-costo dovrebbe rendere più appetibile – secondo Poletti –il turnover attraverso lo strumento dell’Ape rispetto all’utilizzo dell’articolo 4 della legge Fornero. Una misura, quest’ultima, finora utilizzata soprattutto da grandi aziende, non solo perché riservata alle imprese con almeno 15 dipendenti, ma anche per gli alti oneri. Nella legge Fornero, rispetto all’Ape, l’esodo può interessare i lavoratori che raggiungono l’età di pensionamento nei quattro anni successivi ed è subordinato a un accordo sindacale (l’Ape è una scelta volontaria). In base alla legge Fornero, il datore di lavoro si impegna a corrispondere al lavoratore una prestazione pari all’importo della pensione, oltre ai contributi fino all’età dell’effettivo pensionamento.

Come funzionerà la provvista per l’Ape da parte delle imprese è in parte anticipato dall’accordo tra il Governo e i sindacati del 28 settembre: «Il datore di lavoro può sostenere i costi dell’Ape attraverso un versamento all'Inps di una contribuzione correlata alla retribuzione percepita prima della cessazione del rapporto di lavoro, in presenza di accordi collettivi anche attraverso appositi fondi bilaterali in essere o appositamente creati, in modo da produrre un aumento della pensione tale da compensare gli oneri relativi alla concessione dell’Ape».

La legge di Bilancio punta anche a smuovere il credito alle imprese, con un occhio di riguardo ai prestiti finalizzati agli investimenti, attraverso il Fondo di garanzia per le Pmi. Al già preannunciato rifinanziamento per 900 milioni nel 2017, da inserire nella legge di Bilancio, potrebbe aggiungersi un altro intervento. A Milano, all’assemblea di Assolombarda, il premier Matteo Renzi ha ammesso con le imprese che esistono «difficoltà nel credito» e ha parlato di un anticipo di una parte dei 900 milioni «nel 2016 con un provvedimento d’urgenza, come deciso con il ministro Padoan». L’operazione allo studio è abbastanza articolata. Un anticipo secco di una parte dei 900 milioni - in ambienti tecnici si sarebbe parlato di 300 milioni - potrebbe in realtà risultare non necessario, in quanto le risorse impiegabili dal Fondo per il 2016, al netto di rientri e sofferenze, risulterebbero sufficienti e coprirebbero anche i primissimi mesi del 2017. Il discorso potrebbe cambiare se alcuni singoli dossier, come quello di Eurofidi, tra i più grandi consorzi di garanzia fidi italiani, messo recentemente in liquidazione, dovessero richiedere coperture straordinarie (un incontro sul tema dovrebbe svolgersi giovedì allo Sviluppo economico).

Un’altra opzione porterebbe invece a un incremento (e non a un anticipo) dei 900 milioni. Strada, quest’ultima, percorribile nel caso in cui dovesse perfezionarsi la procedura di riattivazione di una parte dei residui passivi perenti del ministero dello Sviluppo. Si tratta di circa 7,6 miliardi sottoposti a eliminazione contabile dal bilancio perché non spesi entro un certo periodo. Di questo “tesoretto” congelato, circa 2,5 miliardi sono in avanzata fase di analisi con il ministero dell’Economia e il ministro dello Sviluppo Carlo Calenda vorrebbe utilizzarne una parte proprio per il Fondo garanzia Pmi (si parla da tempo ad esempio di estendere l’accesso alle cosiddette imprese mid-cap, fino a 499 dipendenti).

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