Bilancio 2013/ L'economista Perotti ad Affari: "Italia salva solo grazie a Draghi. Se nel Paese nascono i Tea Party..."

Cos'è cambiato in questo 2013 ormai alle battute conclusive rispetto all'anno precedente, dal punto di vista dell'economia, del lavoro piuttosto che in ambito finanziario? Affaritaliani.it lo ha chiesto a Roberto Perotti, ordinario di economia politica presso l'Università Bocconi di Milano, che non si è tirato indietro.
"A livello macroeconomico non si sono notate grandi differenze, ma soprattutto nell'ultima parte dell'anno è palpabile come in Italia sia cambiato il sentiment rispetto all'attuale quadro economico-politico", spiega l'economista.
"Difficile dire se effettivamente la distribuzione del reddito si sia significativamente modificata" rispetto ai valori medi degli ultimi anni, prosegue Perotti, ma certo la polemica si è fatta più accesa, c'è una sensazione diffusa di sfiducia e "sembra che qualcosa, per il momento ancora indefinita, stia bollendo in pentola". Il che lascia pensare ad un 2014 che potrebbe rivelarsi più movimentato dell'anno che stiamo concludendo.
Tornando agli aspetti più propriamente economici, "dagli Stati Uniti sono giunti segnali di grande forza", superiore alle attese (ancora ieri la revisione del Pil del terzo trimestre ha battuto le attese passando dal +3,6% della precedente stima al +4,1% su base annualizzata, ossia proiettando sui successivi 12 mesi la variazione del trimestre, contro attese di consenso attorno a +3,7%), mentre segnali meno univoci sono giunti dall'Asia e dall'Europa.
"In Europa, tuttavia, la crisi del debito sembra essersi assopita" e questo potrebbe dare spazio ad un minimo di ripresa nel corso dei prossimi mesi; "purtroppo l'Italia non mostra di aver in alcun modo agganciato la ripresa in atto" in alcuni stati europei oltre che in America.
Colpa del governo? "Il governo in realtà non può fare molto", visti i vincoli in materia di conti pubblici e "la difficoltà a tagliare la spesa". Anche perché se a parole tutti sono contrari a nuove tasse, nessuna forza politica appare seriamente intenzionata a tagliare la spesa.

"Un simile quadro se da un lato aumenta il sentimento di avversione" di larga parte della popolazione, "genera sempre maggiore sconforto tra gli imprenditori" che dunque non sembrano intenzionati a fare nuovi investimenti sinché qualcosa non cambierà. Cosa può cambiare? "La novità degli ultimi mesi è la crescita dei consensi dei movimenti anti tasse".
Se finora la crescita si è nutrita esclusivamente delle misure varate dalla Bce, a partire dall'annuncio del programma Omt, misure che grazie "a un'inflazione che continua a non dare segni di vita" potrebbero estendersi ulteriormente anche l'anno venturo, proprio sullo scambio minori tasse a fronte di minore spesa potrebbe dunque aprirsi anche in Italia qualche spiraglio di ripresa. Una sfida che appare tutt'altro che semplice ma che presto o tardi la classe dirigente del Paese dovrà affrontare. L'eredità che il 2013 lascia al 2014 potrebbe dunque essere questo cambiamento di sentiment e di approccio, più che di numeri: basterà per far ripartire il Paese?
Luca Spoldi