Pininfarina, da Torino a India: 85anni di design italiano - Affaritaliani.it

Economia

Pininfarina, da Torino a India: 85anni di design italiano

Bilanci in perdita dal 2004, due accordi con i creditori, il 76% del capitale in pegno alle banche. Pininfarina passa di mano e va sotto il controllo del gruppo indiano dei suv Mahindra dopo un lungo periodo di difficolta' economiche. A fine marzo il gruppo torinese aveva per la prima volta confermato le trattative in corso.

OTTANTACINQUE ANNI DI STORIA DEL DESIGN Nata nel 1930 a Torino come 'Carrozzeria Pinin Farina', la societa' studiava e costruiva artigianalmente carrozzerie speciali per singoli clienti. Fu fondata a 33 anni da Battista 'Pinin' Farina, che a 11 anni aveva iniziato a lavorare nella carrozzeria del fratello e a 27 anni aveva gia' ricevuto una proposta di lavoro negli Usa da Henry Ford. Distrutta nella seconda guerra mondiale, la carrozzeria riprese l'attivita' alla fine degli anni Quaranta. Quando l'Italia, sconfitta insieme alla Germania, fu esclusa dal salone dell'auto di Parigi Pinin e il figlio Sergio partirono per la Francia con un'Alfa e una Lancia e le parcheggiarono di fronte al Gran Palais: la stampa li noto' e di li' inizio' l'ascesa all'olimpo del design. Nel 151 l'avvio della collaborazione con Enzo Ferrari consolido' il successo internazionale di Pininfarina; la carrozzeria torinese divenne vera e propria industria nel 1955, con la produzione della Giulietta spider Alfa Romeo. Pinin lascio' l'azienda al figlio Sergio nel 1961, a 68 anni, e mori' cinque anni piu' tardi; nello stesso anno, il presidente della Repubblica Giovanni Gronchi autorizzo' per decreto la modifica del cognome della famiglia in Pininfarina. Nel 1986 la societa' venne quotata in Borsa; gli anni Novanta furono il periodo dell'espansione delle attivita' produttive e, nel 1999, il gruppo aveva tre stabilimenti (Grugliasco, San Giorgio e Bairo). Nel 2006 la guida passo' alla terza generazione dei Pininfarina, Andrea (scomparso in un incidente stradale due anni dopo) e Paolo, attuale presidente. Oggi il gruppo si concentra sul design e sui servizi di ingegneria.

DIECI BILANCI IN 'ROSSO' NEGLI ULTIMI 11 ANNI Il gruppo Pininfarina inizia a fare i conti con i debiti negli anni Duemila e dal 2004 al 2014 chiude sempre in 'rosso', toccando perdite record nel 2008 (204 milioni di euro). Quell'anno firma il primo accordo con le banche, destinato a essere rivisto nel 2012, unico anno in utile della serie (32,9 milioni di euro) solo per effetto delle nuove intese sul debito. Il processo di vendita del gruppo inizia ufficialmente con l'incarico dato a Banca Leonardo il 5 agosto del 2009. Pincar, societa' della famiglia Pininfarina che controlla il gruppo, si era impegnata a cedere la sua partecipazione alla fine del 2008 nell'ambito dell'accordo siglato con il 'pool' di banche creditrici, nei confronti delle quali Pininfarina era esposta per oltre 550 milioni di euro. Tra 2010 e 2011 si susseguono indiscrezioni sui potenziali acquirenti, dal gruppo austro-canadese Magna a quello cinese Baic fino al finanziere bretone Vincent Bollore'. Nel 2012, di fronte al nulla di fatto sulla vendita, vengono rivisti gli accordi con i creditori. I tempi per pagare i debiti vengono allungati dal 2015 al 2018, a fronte di un nuovo piano industriale. A fine settembre il gruppo aveva una perdita netta di 7,8 milioni di euro e un indebitamento netto di 42,5 milioni di euro.

IL PEGNO ALLE BANCHE E IL VALORE DI BORSA Sul 76,06% del gruppo in mano alla Pincar c'era, stando al bilancio 2014, un "pegno di primo grado, senza diritto di voto" a favore delle banche creditrici. Il pegno - aveva spiegato la societa' nei mesi scorsi - risale al dicembre 2008, vale a dire alla prima ristrutturazione del debito, e la vendita avrebbe dovuto essere il "punto di arrivo del processo di ristrutturazione". Ai prezzi attuali, Pininfarina vale in Borsa circa 130 milioni di euro.