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Economia
Pnrr, Decaro ad Affari: "Dentro la governance per l'assegnazione delle risorse

I Comuni rimangono il Calimero, il brutto anatroccolo della nostra architettura istituzionale. Eppure le città sono da decenni il primo motore degli investimenti italiani e, in epoca di Recovery plan, i sindaci si sarebbero aspettati una maggior considerazione dal governo Draghi. Invece, a partire dalla governance del Pnrr, i municipi continuano a esser trattati come l’ultima ruota del carro. 

Peccato, perché nel 2020 la spesa complessiva per gli investimenti fissi lordi del settore pubblico è stata pari a 25,9 miliardi e Comuni e Province hanno contribuito per 11,7 miliardi, più di ogni altra tipologia di enti. Le Regioni, per dire, pesano solo per 1,4 miliardi (arrivano a 3,3 miliardi con la spesa degli enti del Ssn), tuttavia possono contare sulla presenza del presidente della loro Conferenza nella cabina di regia di Palazzo Chigi, quando i progetti in esame riguardano più Regioni o Province autonome.

Mentre i sindaci vengono chiamati in causa solo singolarmente, nella veste di soggetti attuatori delle specifiche iniziative di investimento. Veronica Nicotra, segretario generale Anci, lancia l’allarme: “Siamo particolarmente preoccupati per l'assenza e mancanza di chiarezza rispetto alla finalizzazione delle misure. Abbiamo un totale di circa 87 miliardi che dovrebbero essere destinati a regioni, comuni province e città metropolitane. Sicuramente i Comuni sono i maggiori investitori pubblici del nostro Paese, ma vogliono sapere cosa devono fare, con quante risorse e quali sono le regole amministrative”.

Il presidente Anci, nonché sindaco di Bari, Antonio Decaro con Affaritaliani.it la mette giù in modo ancor più netto: “I Comuni dovrebbero partecipare alla fase di governance per accelerare le procedure di assegnazione delle risorse. Lo diciamo ora, perché non vorremmo che poi proprio i Comuni diventassero il capro espiatorio nel caso in cui non si riuscisse a spendere in tempo le risorse assegnate in ritardo”.

Decaro, poi, si fa forte dei numeri: “Io credo che il Governo, così come il Paese, abbia bisogno dei Comuni. Non lo dice l’Anci, lo dicono i dati degli ultimi anni circa la capacità di spesa e di cantierizzazione di opere che siamo stati in grado di portare a casa. A fronte di questa esperienza abbiamo voluto dare la nostra disponibilità a partecipare ai tavoli sulla pianificazione dei fondi e dei progetti da avviare con il Pnrr. Non siamo interessati alla visibilità né ad un posto in prima fila, vogliamo solo poter lavorare e dare una mano alla ripresa del Paese – insiste il primo cittadino di Bari – Ma c’è bisogno che tutti siano coinvolti, allo stesso momento e nelle stesse modalità”.

Insomma, i sindaci non vogliono essere invitati al gran galà del Recovery solo per sfoggiare l’abito della festa, ma perché i numeri dicono che non è lungimirante tenerli fuori. Negli ultimi due anni, infatti, i Comuni sono riusciti a mettere il turbo alle spese per opere pubbliche. Prima la manovra 2019, poi i 500 milioni del decreto Crescita (successivamente rimpolpati a più riprese) con i micro-finanziamenti per l’efficientamento energetico, le piccole opere diffuse sul territorio e i tempi contingentati sui lavori, quindi gli snellimenti del decreto Sblocca-cantieri che accelerava le procedure per la manutenzione ordinaria e straordinaria senza sostituzioni strutturali, sulla base del progetto definitivo semplificato. Insomma, interventi normativi che, malgrado tutto, hanno reso più efficienti gli impieghi finanziari delle città, tanto da far parlare di emulazione italiana del “modello spagnolo”.

Nonostante ciò, nella stagione delle semplificazioni che ridimensionano il danno erariale e l’abuso d’ufficio per spronare il livello amministrativo, i sindaci continuano a rischiare in prima persona e a camminare sulle uova per colpa di leggi sulla responsabilità che spesso consentono pochissimi margini all’azione di governo locale.

“Non chiediamo l'abolizione dei reati, questo deve essere chiaro. Non vogliamo l'immunità né l'impunità. Vogliamo solo lavorare serenamente e non avere sempre paura della nostra stessa firma”, dice lo stesso Decaro. Temi decisivi di cui Anci discuterà il prossimo 7 luglio a Roma, in un Consiglio nazionale convocato ad hoc.   

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