Lisbona vende i Mirò per abbattere il debito. Ma Christie's dice no
Con una decisione a sorpresa, la casa d'Aste Christie's ha cancellato la vendita di 85 opere di Joan Miro, stimate 36 milioni di euro, che il governo portoghese voleva mettere all'incanto per rimpinguare le esangui casse statali. La vendita dei Miro - tutti quadri tranne una scultura - aveva scatenato un'ondata di polemiche in Portogallo: le opere coprono oltre sette decenni della vita artistica del maestro catalano e in pochi avrebbero voluto che lasciassero il Paese.
Venerdi' il Partito Socialista lusitano aveva presentato un'istanza cautelare proprio nel tentativo di bloccare la vendita, ma stamane un tribunale amministrativo di Lisbona aveva rifiutato di fermare l'asta, prevista per oggi stesso e domani a Londra. Ma a poche ore dal 'via libera' la casa d'asta ha deciso di tirarsi indietro. "La vendita della collezione di 85 lavori di Joan Miro e' stata cancellata -si legge nel comunicato diffuso a Londra - a causa di una controversia dinanzi alla magistratura portoghese, in cui Christie's non e' coinvolta".
La decisione del governo lusitano di mettere in vendita le opere aveva provocato un'accesa polemica in Portogallo, dove piu' di 9mila persone avevano firmato una petizione su Internet per chiedere che rimanessero nel Paese ad arricchirne il patrimonio culturale: lo Stato portoghese sperava di raccogliere 35 milioni di euro, una cifra 'ridicola', secondo il movimento civico ispiratore delle proteste. La controversia era arrivata anche in Parlamento, dove l'opposizione di sinistra in blocco aveva censurato la scelta dell'esecutivo conservatore guidato dal premier, Pedro Passos Coelho.
Le 85 opere erano proprieta' del Banco Portoghese de Negocios (Bpn), nazionalizzata nel 2008 perche' sostanzialmente fallita (uno dei maggiori scandali finanziari della storia recente del Paese, con un impatto per l'erario di miliardi di euro). Cononostante il patrimonio aveva avuto una vita tumultuosa, tanto che le opere non erano mai state esposte al pubblico e invece custodite nei sotterranei di una banca. Ma adesso a tirarsi indietro e' stata Christie's, poche ore prima dell'inizio dell'asta previsto per le 20 ora italiana: "Le incertezze legali create dalla controversia in corso" impediscono di "vendere queste opere con sicurezza!, ha spiegato ancora un portavoce: "Abbiamo la responsabilita' con i nostri clienti di assicurarci che la proprieta' (delle opere) si possa trasferire senza problemi".