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Economia
Powell ricorda il caso del Giappone. Per il mercato taglierà i tassi

Il governatore della Federal Reserve, Jerome Powell, ricorda il caso del Giappone (inflazione bassa in maniera cronica), segnalando il rischio che li prezzi non tornino a crescere al tasso annuo del 2% fissato come suo obiettivo. Parole che sembrano allineare la banca centrale Usa alla Casa Bianca di Donald Trump, che da mesi chiede un taglio dei tassi non perchè l'economia soffre (anzi) ma perchè appunto l'inflazione è contenuta dando alla Fed spazio di manovra. Nella sua testimonianza al Congresso, Powell ha detto: "C'e' il rischio che un'inflazione debole possa essere ancora più persistente di quanto attualmente ci aspettiamo". Si tratta di un netto cambio di rotta rispetto a due mesi fa quando Powell aveva detto che la debolezza dell'inflazione era "transitoria".

Trump Powell
 

Solo ieri Larry Kudlow, consigliere economico di Trump, aveva detto che serve riportare i tassi dove erano prima della stretta di fine 2018. Poco importa che l'economia sia forte.

Per il governo Usa un taglio e' giustificato da un'inflazione che resta al di sotto del target della Fed.  Cosi il banchiere centrale a stelle e strisce lascia la porta aperta ad una riduzione del costo del denaro, alla luce delle incertezze dovute alla disputa commerciale e alla crescita globale.

Una riduzione, nell’ordine dello 0,25%, che potrebbe già arrivare nel prossimo meeting del Fomc in agenda il 30-31 luglio. Nella sua attesissima testimonianza al Congresso, Powell ribadisce anche che non se ne andrebbe se Trump tentasse di licenziarlo. Wall Street saluta positivamente questa ipotesi: la seduta e' partita all'insegna dei record per il Nasdaq Composite e l'S&P 500.

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Per il momento, un taglio dei tassi dovrebbe soddisfare anche Trump, che ha esercitato una pressione intensa e costante sulla Fed per tagliare i tassi di interesse e stimolare l'economia, dopo aver criticando ripetutamente Powell su Twitter e nelle dichiarazioni pubbliche.  Dopo aver alzato i tassi nove volte dal 2015, l'ultima volta a dicembre, il mese scorso la Fed ha aperto le porte ad una sforbiciata al costo del denaro a seguito dei segnali di rallentamento dell'economia. 

Powell ha ripetuto questo orientamento nella sua dichiarazione alla House Financial Services Committee, affermando che la banca centrale "agira' in modo appropriato per sostenere l'economia". Non solo, ma ha sottolineato che nelle settimane successive alla riunione politica di giugno "sembra che le incertezze sulle tensioni commerciali e le preoccupazioni circa la forza dell'economia globale continuino a pesare sulle prospettive economiche degli Stati Uniti".

E ha aggiunto che "c'e' il rischio che un'inflazione debole sia ancora piu' persistente di quanto attualmente previsto". Nel frattempo, ha proseguito, la deludente crescita in Cina e in Europa ha sollevato i timori che una debole economia globale possa influenzare la crescita degli Stati Uniti e questo ha contribuito a rallentare gli investimenti delle imprese e a ridurre la fiducia. Sebbene l'economia statunitense si sia espansa del 3,1% nei primi tre mesi dell'anno, il capo della Fed ha detto che la crescita si basa su fattori, come le esportazioni, "che non sono generalmente indicatori affidabili dello slancio in atto".

Secondo gli analisti, se i tassi venissero tagliati dello 0,25% a luglio, un altro taglio potrebbe essere probabile a settembre. Altri sostengono che un taglio sarebbe una "cattiva idea", poiche' le prospettive economiche potrebbero migliorare una volta che Washington e Pechino dovessero risolvere la loro disputa commerciale. 

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