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Economia
La famiglia Peugeot sotto assedio. Psa nel mirino di Stato e Cina

di Massimo Redaelli

Una poltrona per due, forse per tre o forse per… nessuno. C’è gran bagarre in PSA, il Gruppo francese cui fanno parte Peugeot e Citroen. Da qualche tempo, ormai, a causa soprattutto dei risultati negativi e della necessità di trovare nuovi capitali, c’è una lotta in famiglia alimentata – si dice – soprattutto dalla Casa automobilistica cinese Dongfeng che, seduta in riva al fiume, sta aspettando di veder passare il cadavere. L’obiettivo? Far fuori Thierry, rampollo della dinastia Peugeot, nonché Presidente del Consiglio di Sorveglianza. Il quale, il prossimo 19 febbraio, giorno in cui verranno resi noti i risultati annuali del Gruppo, avrà il suo bel da fare nel proporre le sue strategie e, soprattutto, nel rispondere alla domanda: “A Thierry interessa di più difendere gli interessi della famiglia, da due secoli proprietaria del brand, oppure gli interessi dell’azienda?”

Dongfeng e Stato francese non nascondono l’intenzione di trovare un nuovo Presidente del Consiglio di sorveglianza. In particolare dopo il tentativo, da parte di qualche “diretto interessato”, di verificare se ci fossero i presupposti per fare una partnership con altri costruttori (Fiat, Tata?).

Insomma, si cerca un capro espiatorio a tutti i costi. Contro Thierry anche il cugino Robert Peugeot e, pare, Philippe Varin, l’attuale Presidente del Consiglio. Per cercare di uscire da questo momentaccio servono soldi, serve un aumento di capitale (3 miliardi di euro) ma nessuno è d’accordo su come effettuarlo. Secondo dei rumours l’azienda, con la vendita di nuove azioni, è in grado di mettere a disposizione tra 1,5 e 2 miliardi di euro mentre la differenza dovrebbero metterla lo stato francese e la cinese Dongfeng. Ovviamente andando a “correggere” le quote di partecipazione dei tre azionisti.

“Per risolvere questa situazione è necessario trovare il giusto equilibrio fra le parti interessate”! Ha dichiarato un membro del consiglio. Lo scorso 14 gennaio è intervenuto anche il Ministro delle Finanze francese Pierre Moscovici il quale ha precisato che un eventuale ingresso di capitali da parte della cinese Dongfeng non avverrà senza una diretta partecipazione dello Stato. Dopo aver garantito nel 2013 un finanziamento di 7 miliardi al Gruppo, infatti, lo stato si sente in dovere dire la sua. Questo intervento, ovviamente, ha innervosito la famiglia tanto che il membro del Consiglio PSA Geoffroy Roux de Bézieux (molto vicino a Thierry Peugeot), ha dichiarato: “Ci opponiamo fortemente all’invasione dello Stato nel settore privato”.

In questa situazione ingarbugliata, Carlos Tavares, il successore di Philippe Varin, per il momento non prende posizione ed evita di schierarsi. Anche se, qualcuno sostiene che, vista la sua grande esperienza nell’Alleanza Renault-Nissan, sarebbe l’uomo ideale per lavorare in perfetta sintonia con entrambi gli azionisti (Dongfeng e Stato).

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