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Economia
Puglia e Campania, più integrazione per crescere

Una ricerca di Srm (Centro studi legato al gruppo Intesa Sanpaolo) in collaborazione con la Fondazione Matching Energies rileva che tra Campania e Puglia esistono forti complementarietà dei rispettivi tessuti produttivi. Certamente un buon segnale per la crescita economica comune. Ma a questa tendenza favorevole alle dinamiche di mercato non corrisponde la maggiore integrazione delle scelte da parte delle amministrazioni locali e delle stesse forze produttive. Se si osservano infatti, rileva la ricerca, indicatori quali il valore aggiunto, l’export, il numero di imprese e di addetti nei settori manifatturieri più importanti di queste due regioni (automotive, aeronautico, abbigliamento, agroalimentare e farmaceutico) entrambe le regioni rilevano tassi ben superiori alla media nazionale a dimostrazione della comune specializzazione produttiva. Inoltre,  con oltre 97 miliardi la Campania e 68 la Puglia le due regioni producono 165 miliardi di Pil, il 10,5% del Paese. Una ricchezza che può essere paragonata a quella di alcune nazioni come il Portogallo, la Repubblica Ceca e la Romania. Ma c’è un altro dato ancora più interessante: l’interconnessione tra queste filiere nelle due regioni. Se si prende ad esempio due settori ad alto valore aggiunto e alto contenuto di innovazione tecnologica, come l’aeronautico e farmaceutico, si osserva che oltre il 16% della produzione campana nel settore aeronautico e il 18% di quella nel settore farmaceutico è venduta in Puglia. Analogamente oltre il 33% di quanto prodotto in Puglia nel settore aeronautico e oltre il 28% di quanto prodotto nel settore farmaceutico è venduto ad aziende campane. Tassi simili si trovano anche per il settore dell’automotive, dell’agroalimentare e dell’abbigliamento. Tutto questo evidenzia che i due tessuti produttivi di Campania e Puglia, oltre a essere simili, sono fortemente integrati nelle catene della subfornitura. Le due regioni si caratterizzano anche per un bacino energetico significativo: insieme, producono 1/5 del totale nazionale di energia fotovoltaica  e il 43% di quella eolica. E due regioni complementari, osservano gli analisti, anche rispetto ai principali pilastri  della competitività territoriale: filiere produttive, logistiche e turismo. “A questa integrazione non corrispondono tuttavia in modo sistematico scelte integrate e coordinate tra le amministrazioni regionali e neanche tra le forze produttive e associative che ruotano prevalentemente attorno alle rispettive dimensioni regionali”, commenta il direttore generale di Srm, Massimo Deandreis. “Come pure ci sarebbe la necessità di una maggiore integrazione anche nelle scelte e strategie infrastrutturali e logistiche. Puglia e Campania hanno un modello di sviluppo in comune con la presenza di strutture interportuali e la stessa area portuale per quanto riguarda le Zes. Dati significativi anche nel turismo: +5,4% le presenze turistiche in Campania, +6,7% in Puglia rispetto al +2,6% del dato nazionale (dati 2016).  L’alta velocità/alta capacità Napoli-Bari, in fase di progettazione e realizzazione, osserva lo studio, cambierà il rapporto tra le due maggiori città del Mezzogiorno. L’esperienza dell’Italia del Nord (ad esempio l’alta velocità fra Torino e Milano) mostra quanto l’infrastruttura possa contribuire ad aumentare e fluidificare gli scambi tra grandi aree metropolitane. I tempi italiani ci fanno dire che non è per domani, ma è comunque ormai una prospettiva sufficientemente concreta da suggerire di iniziare a ragionare sui prossimi interventi e aumentare la vocazione intermodale dei porti campani e pugliesi. Solo collegando i porti del Sud adriatico e Sud tirrenico tra loro e con le rispettive dorsali verso Nord si può assicurare quel progetto di fare del Sud Italia una vera piattaforma logistica di cui tanto si parla”.  

Non è utopia e non richiede riforme costituzionali pensare che Regioni e forze produttive discutano e attuino politiche concordate e sinergiche (pensiamo ad esempio alla programmazione dei fondi strutturali) favorendo così una forte accelerazione della crescita e dello sviluppo. Per dare slancio e sostenibilità alla crescita c’è però bisogno di più coesione. E di condividere, sulla base dei dati e non solo delle opinioni, una visione d’insieme sulle prospettive di sviluppo del Mezzogiorno. 

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