Rcs, il “salotto buono” di Via Solferino è costato ai soci forti mezzo miliardo di euro

Quanto è costato finora il “salotto buono” di Rcs Mediagroup alla galassia del Nord che controlla il destino, di questi tempi alquanto incerto, del gruppo di Via Solferino, alle prese con una crisi che è al tempo stesso finanziaria e industriale ma anche di strutturale modifica delle regole alla base del settore editoriale mondiale? Solo nell’ultimo anno almeno 110 milioni di euro, ma il conto complessivo è di gran lunga più salato visto le svalutazioni succedutesi a ripetizione in questi ultimi anni.
Nel dettaglio Fiat ha svalutato nel 2012 la propria partecipazione (10,09%) da 99 a 28 milioni di euro nell’ultimo bilancio precisando che tale decisione riflette la quota delle perdite rilevate da Rcs al 30 settembre scorso a seguito in particolare della svalutazione delle proprie attività in Spagna. Pirelli & C. (socia al 5,2%) l’ha a sua volta svalutata di 20,1 milioni, Italmobiliare (gruppo Pesenti, 7,747% del capitale) ha abbattuto il valore di 18,4 milioni portando il prezzo di carico a 0,563 euro per azione, Generali (3,957% del capitale) ha già fatto sapere di aver proceduto a sua volta alla svalutazione di titoli disponibili per la vendita (tra cui Rcs Mediagroup) per complessivi 792 milioni di euro e a giorni si saprà con l’esattezza quanti di questi fanno capo alla partecipazione in Via Solferino.
Fermi per ora i Lucchini (entrati in Rcs nel 2008 attraverso la holding Sinpar, socia al 2,06%), mentre i Benetton, già chiamatisi fuori dal prossimo aumento di capitale da 400 milioni al pari dei Merloni e di Diego Della Valle, hanno già svalutato da 38 a 28 milioni la propria quota (il 5,1% detenuto da Edizione) mentre il patron di Tod’s (socio all’8,695% di Rcs) dopo aver svalutato la partecipazione (all’epoca pari al 5,29%) di 7 milioni di euro a fronte di un valore di libro di 48 milioni nell’esercizio 2009, ha poi preferito mediare il prezzo di carico con acquisti sul mercato.
Va tuttavia ricordato che sino al 2009 il valore della partecipazione di Fiat in Rcs era indicato in bilancio pari a quasi 132 milioni di euro, mentre Pirelli aveva già svalutato di 514 mila euro la partecipazione nel bilancio 2010 e di altri 17,3 milioni nel 2012 (tagliando in due anni da 1,70 a 1,02 euro per azione il valore di carico) e Merloni aveva svalutato la propria quota per 13,2 milioni nel 2009 (prezzo di carico portato da 3,11 euro a 2,25 euro), mentre nel 2011 aveva preferito non svalutare ulteriormente pur a fronte di una minusvalenza latente attorno ai 9 milioni di euro.
Dal canto suo Piazzetta Cuccia (14,209% del capitale) aveva svalutato la quota di 93,8 milioni nell’esercizio chiuso al 2008-2009 (con un prezzo di carico tagliato a 1,9 euro), di altri 17 milioni l’esercizio successivo e di ulteriori 77,7 milioni nell’esercizio chiuso al 30 giugno 2012 (quando il prezzo di carico è stato portato a 1 euro). Si noti come il gruppo Toti nell’aprile 2012 sia uscito da Rcs girando il suo 5,24% alla Pandette di Giuseppe Rotelli a 1,40 euro per azione, consentendo al re delle cliniche milanesi (che finora non ha mai svalutato la propria partecipazione, costata complessivamente 389 milioni di euro) di salire al 16,55% a fronte di un prezzo di carico complessivo di 2,8 euro per azione.