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Settore delle telecomunicazioni sempre al centro dell’attenzione degli operatori in Europa, dopo che Kpn (oggi in rialzo del 2,5% in borsa) ha fatto sapere di aver ricevuto un impegno “irrevocabile” da parte di America Movil (gruppo controllato dal miliardario messicano Carlos Slim) a votare, nell’assemblea straordinaria fissata per il 2 ottobre, a favore della vendita delle attività tedesche (E-Plus) del gestore telefonico olandese su cui la spagnola Telefonica ha avanzato poche settimane fa un’offerta d’acquisto da 11 miliardi di dollari. Impegno giunto dopo che la stessa Telefonica aveva migliorato la propria offerta iniziale garantendo a Kpn una quota del 20,5% della Newco che nascerà dall’integrazione di E-Plus con Telefonica Deutschland, rispetto al 17,6% inizialmente pattuito.

Secondo alcuni analisti la mossa di Slim è la testimonianza delle difficoltà che lo stesso imprenditore stava incontrando nella parallela proposta di acquisto per 7,2 miliardi di euro del 70% di Kpn che ancora non possiede. In particolare la fondazione indipendente Kpn aveva chiesto a Slim chiarezza riguardo la sua posizione nei confronti dell’eventuale vendita delle attività tedesche del gruppo, riservandosi di opporsi all’Opa su Kpn da parte dell’imprenditore messicano in caso di scarsa trasparenza sul punto. Disinnescato questo possibile fronte interno Slim dovrebbe ora poter vedere andare in porto la propria operazione, mentre sembra allontanarsi l’ipotesi, circolata a inizio mese, di una possibile estensione del confronto tra America Movil e Telefonica in Italia.

bernabè

Sarà forse per questo che Telecom Italia al momento continua a oscillare sotto il mezzo euro per azione, in calo frazionale rispetto alla chiusura di venerdì scorso a Piazza Affari: di fatto Telefonica, che controlla Telco, holding a cui fa capo il 22,4% dell’ex monopolista telefonico italiano che appare in via di dissoluzione a settembre per la ribadita intenzione dei soci italiani di Generali (30,58% di Telco) e Mediobanca (11,62% di Telco, come Intesa Sanpaolo che in queste settimane ha evitato di prendere posizione sull’argomento), appare al momento impegnata a guadagnarsi la leadership del mercato della telefonia mobile tedesca.

O2, marchio sotto cui opererà la nuova società derivante dalla fusione delle attività spagnole con quelle di E-Plus, avrà oltre 43 milioni di clienti, più di Vodafone e Deutsche Telekom, che però restano davanti al nuovo competitore se si contano anche i servizi wireless. Difficile dunque che il gruppo, che a fine giugno ha ridotto il debito a 49,8 miliardi di euro e che spera di farlo scendere sotto la soglia dei 47 miliardi entro fine anno, voglia rilevare le quote dei soci italiani. Più probabile si accontenti, in caso di scioglimento di Telco e ripartizione pro-quota delle azioni Telecom Italia, del 10% circa che per ora le garantirebbe di mantenere il controllo sul gruppo italiano e soprattutto sulle sue controllate latino-americane (che operano in un’area per il gruppo spagnolo molto più importante del mercato italiano).

In ogni caso per capirne di più e valutare che opportunità di manovra potrà avere Franco Bernabè in questa restante parte dell’anno e nel 2014, sembra necessario attendere ancora almeno un altro paio di settimane: quanto basta per vedere se il governo italiano supererà la crisi che attualmente agita la sua maggioranza “di larghe intese” e capire se i soci italiani troveranno “mani forti” a cui passare le proprie quote. Così i dubbi sul titolo, ricordati ancora di recente dagli analisti di Societe Generale (secondo i quali “da inizio anno si fa fatica a trovare un’equity story nelle telecomunicazioni europee che abbia destato più domande di Telecom Italia”) sembrano destinati a rimanere senza risposta, dalla tempistica dell’eventuale scorporo della rete fissa alla ripresa o meno delle trattative per un’incorporazione di 3 Italia sino al lancio di un futuribile take over sul titolo, take over che dovrebbe prima ricevere un via libera politico che al momento è difficile ipotizzare.

 

Luca Spoldi

 

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