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Economia
Sugar tax e plastic tax colpiscono non solo un'impresa ma tutto un territorio

No alla Tax Sugar e alla Tax Plastic: la loro introduzione rischia di creare difficoltà soprattutto nelle piccole imprese tipiche del food&beverage italiano. Lo affermano Rosario Caputo, presidente di Ibg spa, e David Dabiankov Lorini direttore generale di Assobibe, che definiscono il balzello come la nota dolente della manovra. “Oggi -dice Caputo (nella foto)- nella nostra azienda una ventina di dipendenti si dedicano alla produzione e commercializzazione di circa 5 milioni di litri delle famose bibite a marchio “Neri”: Aranciosa, Gassosa, Limoncedro e l’ancor più famoso “Chinotto Neri”; una delle prime e più celebri bevande analcoliche italiane nata negli anni ’50, la cui distribuzione avviene su tutto il territorio italiano ed è esportato fino in Australia. Brand oggetto, da parte nostra di un recente recupero dall’oblio commerciale e di un conseguente sviluppo supportato da importanti investimenti ed incrementi occupazionali. Con l’introduzione della sugar tax e della plastic tax gli incrementi dei costi rischiano di creare scenari di grave incertezza e difficoltà soprattutto nelle piccole realtà tipiche della tradizione italiana. Dieci centesimi su un litro sui nostri prodotti -commenta- Caputo- significa un aggravio del 10%, in un momento di stagnazione economica su un segmento delle bibite zuccherate già in difficoltà. La tassa sulla plastica comporterà inoltre altri pesanti aumenti nei costi di approvvigionamento; anziché aiutare realtà ed eccellenze del made in Italy si rischia di mortificare chi fa impresa e depauperare il valor economico e sociale sul territorio”.

Ibg spa fa parte di Assobibe, l’associazione di Confindustria che rappresenta le aziende che producono e vendono bevande analcoliche in Italia e che su più fronti sta manifestando la ferma contrarietà all’eventualità di inserire in manovra tasse in grado di affossare un settore.  È infatti incomprensibile il motivo per cui il Governo abbia deciso di focalizzarsi solo su un settore, colpendolo con due tassazioni molto pesanti. Se da una parte il Paese ha bisogno di facilitare la crescita - e queste misure vanno in una direzione opposta - dall’altra è incomprensibile parlare di sugar tax quando si escludono tutti i prodotti contenenti zucchero, applicandola solo alle bevande zuccherate. Politiche fiscali discriminatorie rischiano di causare una contrazione delle attività produttive, dell’occupazione, del PIL: ciò significa minori entrate per lo Stato, oltre a un allontanamento degli investimenti dal Paese. Si tratta di una misura economicamente dannosa per un settore -fatto di piccole e grandi aziende, che genera valore e occupazione anche a livello locale- e contestualmente inefficace dal punto di vista della salute pubblica.

Si tratta -afferma David Dabiankov Lorini, direttore generale di Assobibe- di una misura economicamente dannosa per l’occupazione anche a livello locale. Contestualmente è inefficace anche dal punto di vista della salute pubblica, considerando che, nei Paesi dove è stata introdotta, è risultata inefficace per la salute, tant’è che patologie come l’obesità ha continuato a crescereE’ peraltro una misura che non trova motivazioni visto che da anni le vendite di bevande zuccherate sono in calo in Italia e che un consumo equilibrato non è un motivo di preoccupazione. Non si tratta di una tassa con effetti lievi, ma una penalizzazione di molto superiore all’aumento dell’Iva (dal 22 al 25.2%) che è sembrato assodato fosse una misura da evitare stante gli effetti depressivi”. 

 

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