Svimez: Italia arranca, ma al Sud va paggio (Pil -2,5% nel 2013)
L'Italia arranca ma il Sud va anche peggio ed e' sempre piu' povero, 'vecchio' e spopolato. E' la fotografia 'scattata' dalle anticipazioni del Rapporto Svimez 2013 sull'economia del Mezzogiorno. Nel 2013 a fronte di un Pil nazionale che si contrarra' dell'1,9%, il Mezzogiorno registrera' un crollo del prodotto pari al 2,5% contro il -1,7% del Centro-Nord.
Il lieve recupero che l'economia nazionale segnera' nel 2014 (+0,7%) risultera' quasi nullo al Sud (+0,1%) rispetto al +0,9% del Centro-Nord. Il rapporto descrive una terra a rischio desertificazione industriale, dove crollano consumi e investimenti, risale la disoccupazione ufficiale, e dove in cinque anni (dal 2007 al 2012) le famiglie povere sono aumentate del 30%, pari a 350mila nuclei. Un'area da cui entro il 2065 spariranno due milioni di under 44, tra denatalita', mancanza di lavoro e nuove emigrazioni.
Nel 2012 la caduta del Pil nel Mezzogiorno e' stata del 3,2%, un calo superiore di oltre un punto a quello rilevato nel resto del Paese (-2,1%). Negli ultimi quattro anni, dal 2008 al 2012 il Mezzogiorno ha perso oltre il 10% di Pil, quasi il doppio del Centro-Nord (-5,8%). A livello regionale, segno negativo per tutte le regioni italiane. Dinamica negativa piu' contenuta nel Lazio e in Lombardia (-1,7%) e in Trentino Alto Adige e Toscana (-1,9%). Ma anche le regioni del Centro-Nord, invertendo la modesta ripresa del 2012, sono tornate a segnare cali significativi come l'Emilia Romagna (-2,3%), il Veneto (-2,4%), il Piemonte e le Marche (-2,8%), fino alla Valle d'Aosta (-3,8%). Nel Mezzogiorno la forbice resta compresa tra -2,1% di Molise e Campania e -4,3% della Sicilia, fanalino di coda nazionale. In posizione intermedia Calabria (-2,9%), Puglia (-3%), Sardegna (-33,5%), Abruzzo (-3,6%) e Basilicata (-4,2%). In termini di Pil pro capite, il Mezzogiorno nel 2012 e' sceso al 57,4% del valore del Centro Nord, con un Pil pro capite pari a 17.263 euro, in calo rispetto ai 17.495 euro del 2011.I consumi delle famiglie meridionali sono stati duramente colpiti, arrivando a ridursi nel 2012 del 4,8%, a fronte del -3,8% delle regioni del Centro-Nord.
Dal 2008 al 2012 la caduta cumulata dei consumi delle famiglie ha superato nel Mezzogiorno i nove punti percentuali (-9,3) risultando di oltre due volte e mezzo maggiore di quella registrata nel resto del Paese (-3,5%). Secondo la Svimez, un terzo delle famiglie meridionali e' a rischio poverta'. In Italia un milione e 725 mila famiglie si trovavano nel 2012 al di sotto della soglia di poverta' assoluta, con un aumento di 750 mila unita' rispetto al 2007; nel Centro-Nord erano assolutamente povere circa 930 mila famiglie, a fronte di circa 790 mila famiglie del Mezzogiorno. Guardando al reddito, il 14,1% delle famiglie meridionali e il 5,1% di quelle del Centro-Nord ha meno di mille euro al mese (12.000 euro annui).
In particolare, hanno entrate inferiori a mille euro al mese il 12,8% delle famiglie calabresi; il 14,9% di quelle campane, il 16,7% di quelle lucane e il 19,7% delle siciliane. Al contrario, le famiglie che hanno piu' di 3 mila euro mensili (oltre 36.000 euro annui) sono circa il 44% nel Centro-Nord e solo il 24,1% nel Mezzogiorno. Il rapporto mette in guardia sul rischio di spopolamento. Dal 2012 al 2065 la Svimez prevede un calo di 4,2 milioni di persone nel Sud, a fronte di un aumento di 4,5 nel Centro-Nord. In dieci anni, dal 2001 al 2011 sono migrate dal Mezzogiorno verso il Centro-Nord 1,313 milioni di persone, di cui 172 mila laureati. Nel 2000 i laureati meridionali migranti erano il 10,7% del totale di quanti si trasferivano al Centro-Nord, dieci anni dopo, nel 2011, sono piu' che raddoppiati, salendo al 25%. In piu', nel periodo in esame, sono emigrati all'estero 180 mila meridionali, di cui 20 mila laureati. In risalita anche i pendolari di lungo raggio, che lavorano al Centro-Nord pur mantenendo la residenza al Sud.