Il ritratto/ Bernabè, manager deludente. L'ex Reviglio boy si gioca tutto nei prossimi nove giorni

Secondo molti saranno i nove giorni più impegnativi di una carriera certo non priva di successi né di momenti di tensione come quella già vissuta da Franco Bernabè, presidente di Telecom Italia e già amministratore delegato di Eni (dal 1992 al 1998), dove era entrato nel 1983 come assistente del presidente (all'epoca Franco Reviglio) dopo una precedente esperienza come Chief Economist presso il gruppo Fiat (e prima ancora come Senior Economist all'Ocse a Parigi).
La frequentazione del "mondo Fiat" e il suo essere considerato uno dei "Reviglio boys" (assieme, tra gli altri, a giovani che si sarebbero messi in luce negli anni della "Seconda Repubblica" come Giulio Tremonti, Domenico Siniscalco, Alberto Meomartini e Mario Baldassarri) avevano già portato Bernabè ad entrare in contatto con Telecom Italia, di cui venne nominato amministratore delegato nel 1998, meno di un anno dopo la privatizzazione dell'azienda, sponsorizzata dall'allora premier Romano Prodi, tramite la costituzione di un "nocciolino duro" (appena il 6,62% del capitale) di imprenditori italiani guidati dalla Ifil del gruppo Agnelli con lo 0,7% circa.
Col lancio pochi mesi di un'Opa da parte di Roberto Colaninno e Chicco Gnutti, definiti da Massimo d'Alema (subentrato a Prodi quale premier) "capitani coraggiosi", Bernabè, ostile all'operazione al punto da studiare inutilmente contromisure tra cui una possibile fusione con Deutsche Telekom, deve farsi da parte andando per qualche tempo a occuparsi di arte (come presidente, tra il 2001 e il 2003, della Biennale di Venezia e poi come presidente, dal 2004, del Mart, il museo di arte moderna di Trento e Rovereto, forse il più importante d'Italia).
Trova comunque il tempo di rafforzare le sue relazioni internazionali tra l'altro sedendo nel Cda di PetrolChina (controllata del colosso petrolifero cinese Cnpc) e di Rotschild Europa e di occuparsi ancora di telecomunicazioni con la sua "boutique", FB Group, attraverso cui partecipa alla nascita di Andala H3G e diventa azionista di Netscalibur e Telit. Nel dicembre del 2007 viene richiamato dai soci di Telco a capo di Telecom Italia, prima come amministratore delegato e poi, dal 2011, come presidente esecutivo.