Telecom/ Patuano schiva l'aumento di capitale e gioca la carta convertendo

In attesa di alzare il velo dulle dismissioni, l'amministratore delegato di Telecom Marco Patuano sceglie il convertendo per rafforzare patrimonialmente la società senza ricorrere all'aumento di capitale, strada indigesta per gli azionisti italiani di Telco, ma ben vista invece dalle agenzie di rating che considerano il bond convertendo assimilabile all'equity. E così il Cda riunito per l'approvazione della trimestrale e per l'aggiornamento del piano industriale, ha deciso di emettere 1,3 miliardi di euro di obbligazione.
Com'era facile intuire dall'andamento del titolo a Piazza Affari in pesante rosso (-4,26% a 0,72 euro per azione a fine giornata) sulle attese dei conti, Telecom ha chiuso i primi nove mesi dell'anno con una perdita di 902 milioni di euro, contro l'utile di 1,94 miliardi registrato nello stesso periodo dello scorso anno. Un risultato che sconta, però, la svalutazione dell'avviamento attribuito al business domestico per quasi 2,2 miliardi effettuata da Franco Bernabè nel primo semestre dell'anno.
Il giro d'affari non promette nulla di buono per la chiusura del bilancio 2013: i ricavi non sono andati oltre i 20,4 miliardi circa, in flessione del 7,6% rispetto al fatturato dei primi nove mesi del 2012 e l'Ebitda è stato invece pari a 7,93 miliardi (-10,5%), mentre l'Ebit è arrivato a 1,834 miliardi. Un trend che, secondo quanto fanno sapere dal colosso telefonico, potrebbe non permettere a Telecom di centrare i target alla fine dell'anno. Prosegue la marcia indietro l'indebitamento finanziario che, anche se a un livello ancora monstre, si è fermato a 28,2 miliardi di euro, in calo di 1,26 miliardi rispetto alla stessa data del 2012.