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Economia
Sul mare avanza la Cina ma la Bri cambierà gli equilibri globali del trasporto

La competitività si gioca via mare. Il commercio mondiale continua a crescere ma gli equilibri globali cambiano ed avanza la Cina con una quota di mercato sul totale degli scambi mondiali di manufatti pari a circa il 18%, più della Germania, Stati Uniti e Giappone. Una guerra commerciale ma anche tecnologica. Secondo un’analisi di Srm (Centro studi legato a Intesa Sanpaolo) l’80% delle merci viaggia via mare e la bilancia marittima pende ad Est con l’Asia (e la Cina) poli del commercio. Tra i primi dieci porti container al mondo, nove sono asiatici (sette cinesi)  con Shangai che ha superato nel 2018 42 milioni di Teu. La Belt&Road Iniziative rafforzerà questa posizione ed aumenterà il Pil mondiale di 7,1 trilioni di dollari l’anno entro il 2040, pari ad una crescita del 4,2% l’anno. L’Asia dominerà ulteriormente l’attività di movimentazione di container, rappresentando quasi i due terzi del totale globale, anche se per effetto della Trade War tra Stati Uniti e Cina, le esportazioni in container dal Paese del Dragone verso gli Usa sono diminuite dell’8,2% nel primo trimestre del 2019 e le stime rilevano che un’ulteriore escalation del fenomeno potrebbe comportare una riduzione dei volumi transpacifici in direzione Est di un ulteriore 8% per la fine dell’anno. In aumento anche i traffici in transito per il Canale di Suez: nel2018 sono transitate oltre 18 mila navi e 983,4 milioni di tonnellate di merci. E proseguirà anche in futuro l’era del gigantismo navale. Nei prossimi tre anni, nel segmento 10mila-23mila Teu verranno inaugurate 133 nuove navi e 45 di queste saranno nella fascia 18mla-23mila.

Secondo gli analisti del centro studi, in Italia (ventesimo posto al mondo e settima in Europa per connettività marittima) cresce la componente internazionale del trasporto via mare. Il valore degli scambi commerciali marittimi è pari a 253,7 miliardi di euro, a conferma che il mare assorbe il 37% dell’interscambio italiano con la Cina che è il principale Paese fornitore: con 22,4 miliardi rappresenta il 17% di tutto l’import via mare tricolore. Il primo Paese cliente per modalità marittima restano però gli Usa che con 27,7 miliardi di euro concentrano il 23% del export italiano. L’indagine rileva inoltre che in Italia è ancora basso l’utilizzo dell’intermodale, mentre avanza il ruolo del Mediterraneo che diventa sempre più centrale con una quota del 22%. Una crescita sostenuta da Cina, Suez e nuove strategie dell’industria dello shipping.  L’Italia sarebbe il naturale hub logistico-portuale dell’Eurpa, ma secondo gli analisti di Srm occorrerebbe più consapevolezza ed una spinta agli investimenti nelle infrastrutture di connessione ed una migliore regia complessiva. Srm ha stimato che se il nostro Paese effettuasse investimenti portuali tali da comportare un aumento della capacità e di attrazione del traffico dei nostri porti del 10%, ciò genererebbe un impatto sul valore aggiunto prodotto dalla filiera marittima pari a ulteriori 3,2 miliardi di euro.

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