Economia
Trump e Draghi alleati dell'Italia. Così Usa e Bce possono aiutarci
La partita a poker sui mercati
Tra i giocatori di carte vige una regola non scritta e che conoscono tutti quelli che si siedono al tavolo verde, quando si gioca a poker bisogna sempre capire chi è il pollo, se non lo capisci è perché il pollo sei tu.
Una regola che dovrebbero conoscere anche tutte le persone, da politici, a banchieri sino a semplici risparmiatori che in qualche modo si affacciano al grande mondo dei mercati che poi cos'è se non un grande tavolo da gioco, un Gran Casinò se non a volte un gran casino.
Una regola che ultimamente sembra aver dimenticato chi ha in mano le leve del comando, certe dichiarazioni suggeriscono questo, tanto che proprio l'Italia da pesce grosso rischia di essere declassato a pollo da spennare.
Mi riferisco alla dichiarazione di Savona quando apertamente fa intendere che le nostre finanze possono reggere uno Spread a 400. Frasi di questo tipo equivalgono a sedersi al tavolo di poker giocando con le carte scoperte, mentre tutto le tengono strette al petto, si regalano soldi, tanto vale consegnare direttamente i calzoni.
Al mercato si fa un clamoroso regalo.
Fortunatamente c'è chi il poker lo conosce bene, o meglio riesce a spiazzare quasi impietosendo, perché è la dichiarazione di Tria fatta ieri sera ad aver dato ossigeno oggi a Piazza Affari. "Non possiamo permetterci uno spread così alto per troppo tempo", come dire Mercato non ti vogliamo combattere, abbiamo rispetto di te perché sappiamo che sei più forte, a volte l'adulazione può fare miracoli.
Dichiarazioni che arrivano alla vigilia dell'appuntamento con la Bce e con la conferenza stampa di Mario Draghi, uno che con il poker sembra saperci fare, lo dimostrano le grandi mosse degli ultimi anni che sono riuscite ad "ingannare" i tedeschi ed al tempo stesso illudere i mercati.
Un appuntamento speciale, quello di oggi, perché cade esattamente a un anno dalla scadenza del mandato di Presidente della Bce, un appuntamento che velatamente, soprattutto per il clima di panico che fino a ieri regnava sulle borse, alimentava più di un'aspettativa.
Quali potevano essere i temi?
L'allarme sul rallentamento economico europeo che ormai è certificato da più di un indicatore?
Nuove rassicurazioni ai tedeschi su un'inflazione momentanea che è dovuta solamente alla fiammata dei prezzi energetici?
O una nuova tirata d'orecchi all'Italia e al governo spavaldo che costantemente stuzzica le finanze e la politica europea?
Niente di tutto questo.
"Il consiglio direttivo ha deciso che i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale rimarranno invariati rispettivamente allo 0% allo 0,25% e al -0,40%". Questa la dichiarazione ufficiale pre conferenza stampa, a cui seguono le solite conferme: gli acquisti del QE al nuovo e ridotto ritmo mensile di 15 miliardi fini a conclusione fissata a fine dicembre 2018; tassi bassi almeno fino all'estate del 2019; il protezionismo al centro dei pericoli e via discorrendo.
Il solito protocollo, salvo una postilla finale quando Mario Draghi dichiara: "...non si è ancora parlato di eventuali misure di politica monetaria, ma esistono comunque altri strumenti oltre al quantitative easing...", ed è proprio su questa frase da grande giocatore di poker che Draghi si riserva la possibilità di una nuova mano, anche questa volta amica.
Sarà un bluff, o un jolly?
Il pensiero va subito alla mossa dell'Operation Twist, operazione già utilizzata dalla Fed per ammorbidire il tapering, ovvero l'uscita dalla straordinarietà del quantitative Easing.
Ma cos'è l'operation twist?
Si tratta di un'operazione tecnica attraverso la quale la Banca Centrale reinveste i proventi da cedole dei titoli di stato a lunga, e titoli di stato a lunga scaduti, in titoli di stato a breve.
A oggi la Bce può comprare titoli di stato dai 3 anni in su, il problema in questo momento è invece l'impennata dei rendimenti sui titoli di stato a breve dai 2 anni in giù, l'operation twist aiuterebbe a spegnere questa fiammata, abbassando i rendimenti, e permettendo ai governi un minore onere sul debito.
Il problema più urgente oggi è nelle curve di rendimento dell'obbligazione dove i titoli a breve stanno incrociando quelli a lunga, un allarme che ha un doppio significato: un rischio credibilità, non sei considerato un cliente affidabile quindi il denaro costa più chiaro (questo è il caso dell'Italia), oppure, seconda ipotesi, c'è un'inversione nel ciclo economico, dunque un rischio recessione (questo il caso degli USA).
Usciremo bruscamente dal quantitative easing?
Lo spread italiano sarà lasciato correre oltre la barriera psicologica dei 400?
Mario Draghi da abile giocatore tiene ancora la carta coperta da utilizzare nel momento giusto.
Per non correre rischi, meglio avere anche un secondo alleato, Donald Trump, uno che i bluff e l'imprevedibilità sa usarli con abilità tanto da essere definito "poker face".
Recentemente Trump ha dichiarato che in caso di vittoria alle elezioni di mid-term è pronto a mettere in atto un'altra riduzione fiscale, la prima sembra che ancora debba dispiegare tutti i suoi effetti.
Siamo ancora sicuri che l'economia USA rischi davvero di cadere in recessione?
E se fossero le curve sui tassi a mentire, come già accaduto altre volte, rivelando un bluff di poker?
L'economia americana continua a correre, i tassi sono poco sopra lo zero e l'inflazione non è ancora un problema, da questi tre importanti indicatori si comprende che le borse sono ancora il luogo migliore dove investire, questo è per la finanza ancora il migliore dei mondi possibili.
Forse l'idea del governo italiano di puntare molto sulla crescita non è poi così campata in aria, l'importante è avere un po' d astuzia e calare una carta alla volta, tanto il jolly poi lo aggiunge Mario Draghi.
@paninoelistino