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Economia
Twitter, trimestre in rosso e titolo ko.Ecco il male oscuro del social network

Twitter, non bastano le polemiche seguite ai numerosi tweet del neopresidente Usa, Donald Trump, per tornare a correre. Il titolo in avvio di giornata a Wall Street sfiora il 10% di perdita, calando sotto i 17 dollari per azione, dopo la diffusione dell'ennesima trimestrale deludente: il quarto trimestre 2016 si è infatti chiuso con 717 milioni di dollari di ricavi, ben al di sotto dei 740 milioni che si aspettava il consensus.

Certo, gli utenti del social media sono aumentati di 2 milioni, portando a 319 milioni il numero di coloro che si collegano a Twitter almeno una volta al mese (+4% rispetto al trimestre precedente, che aveva mostrato una crescita del 3%), in linea con le previsioni, come pure l'utile per azione è risultato pari a 12 centesimi come si attendevano in media gli analisti americani. Ma con ricavi saliti di appena l'1%, contro il +48% messo a segno nello stesso periodo dello scorso anno (e rispetto al +16% medio dell'interno 2016, che quindi si è chiuso con un fatturato di 2,5 miliardi di dollari), questi numeri non bastano più.

Il problema che continua ad avere il social media è non riuscire convincere gli inserzionisti pubblicitari che vale la pena investire sulla piattaforma, stante il progressivo rallentamento della crescita degli utenti. Jack Dorsey, dal luglio 2015 Ceo di Twitter (ma contemporaneamente anche di Square Inc) le ha provate tutte o quasi, dalle app per dispositivi mobili (sviluppate da Fabric, poi ceduta ad Alphabet, holding che controlla Google) ai video sportivi e politici (nel quarto trimestre Twitter ha trasmesso oltre 600 ore di partite Nfl e dibattiti della volata per la Casa Bianca), fino a Vine, app per realizzare e condividere brevi contenuti video (chiusa a fine anno).

Non è servito a nulla e Dorsey, che nel frattempo aveva inutilmente cercato un potenziale acquirente, ha dovuto iniziare a tagliare i costi, chiudendo Vine e licenziando il 9% dello staff. Risultato: il clima interno non è certo migliorato tanto che alcuni dei top manager come il Coo Adam Bain, a novembre, e il Cto Adam Messinger, a dicembre, hanno lasciato la compagnia.

In attesa della conference call in cui gli analisti cercheranno di capire se le ultime polemiche sui tweet di Donald Trump siano riuscite a fare da traino per nuove sottoscrizioni e quali altre iniziative Dorsey stia pensando per uscire dal pantano, il titolo soffre come detto a Wall Street. Tra gli investitori prevale un senso di scoramento e qualche operatore fa notare come per continuare a tollerare un Ceo "condiviso" Twitter debba avere davvero poche alternative di fronte a sé.

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