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Economia
UniCredit, Mustier prudente gioca la carta del buyback. Via 5.500 bancari

Commerzbank? Société Générale? Mustier tira dritto: come raccontato da Affaritaliani.itnessuna grande acquisizione ("solo piccole e che integrano le attività attuali, localizzate in Central East Europe" ) dopo aver rafforzato oltremisura i coefficienti patrimoniali della banca con il precedente piano industriale e, come da attese, si concentra piuttosto sulla crescita organica di UniCredit.

Crescita basata sull’aumento dei clienti, soprattutto nell’area Cee a maggiore crescita economica da dove arriverà l’incremento maggiore dei ricavi (19,3 miliardi quelli a fine piano, +0,8% medio annuo, in particolare grazie al traino della divisione Corporate&Investment banking) nel prossimo quadriennio e sul miglioramento dei processi interni e della produttività. Efficientamenti raggiunti grazie a 9,4 miliardi di investimenti, fra cui quelli in Ict che avranno una funzione di traino (900 milioni l’anno, +17% rispetto al piano Transform 2019).

Tutto ciò, assieme a un controllo dei costi che saranno più o meno flat (10,2 miliardi a fine piano, -0,2%, ma con un ulteriore taglio, dopo le 14 mila uscite di Transform 2019, della forza lavoro di 8 mila unità, il 12% del personale in Europa occidentale) e a una migliore allocazione del capitale, consentirà a UniCredit di realizzare 5 miliardi di profitti nel 2023. Partendo il prossimo anno da una base di 4,3 miliardi di utili netti. 

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Il nuovo piano industriale Team 23 è prudente e “realistico”, dice Mustier perché deve agire in un contesto di business e regolatorio estremamente sfidante, tanto che il Rote (return on tangibile equity), un indicatore che misura la redditività operativa della banca, dopo esser raddoppiato con il vecchio piano dal 4% del 2015 al 9% del 2019, nel prossimo quadriennio è visto diminuire all’8%.

SUBHOLDING/ Mustier conferma che UniCredit prevede una "evoluzione della struttura del gruppo col progetto di creare una subholding italiana e non quotata per riunire le principali controllate estere e ottimizzare i requisiti Mrel (i fondi propri e le altre passività soggette a bail-in, ndr) nel medio termine". La nuova holding dovrebbe quindi riunire tutte le controllate estere a eccezione di Irlanda e Lussemburgo (il 32% della turca Yapi Kredi sarà venduto entro il 2023).

In Borsa, dove la "paneuropea" UniCredit è sottovalutata (27,8 miliardi di capitalizzazione) rispetto ai grandi gruppi del Vecchio Continente, il titolo, negativo rispetto a un Footsie-Mib sopra la parità a fine seduta, non ha strappato nemmeno all’annuncio che Mustier ha fatto sul valore complessivo che verrà generato per gli azionisti: 16 miliardi a fine piano, di cui 8 divisi fra 6 di monte dividendi-cash e 2 miliardi di buyback (payout che salirà così meno velocemente rispetto alle aspettative dal 30 al 40% fino al 2022 - 30 di cedole e 10 di riaquisto di azioni proprie - e al 50% nel 2023) e 8 di incremento di patrimonio netto tangibile.

Quello che ha fatto più rumore, per le note di commento che sono fioccate dai sindacati dei bancari e che hanno promesso una strenua opposizione delle sigle al piano, è la nuova sforbiciata alla forza lavoro e alle filiali (500), tagli che si concentreranno soprattutto nei mercati core di UniCredit ovvero Italia (le stime sono di 5.500 uscite, poco meno del 15% dei 38 mila totali bancari totali e 450 sportelli, su  2.400 complessivi), Germania e Austria. Area da cui verranno generati il grosso dei risparmi risparmi (un miliardo di euro).

twitter11@andreadeugeni

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