Shutdown Usa, resta il nodo Camera. Obama dice no ai repubblicani

Mentre i mercati tornano a scommettere sull'accordo sul tetto al debito americano, che senza un'intesa verrà raggiunto giovedì portando la prima economia mondiale al default tecnico, la situazione torna a complicarsi nei fitti rapporti tra i repubblicani e i democratici, da una parte e Congresso e la Casa Bianca, dall'altra. Dopo che i leader del senato statunitense hanno detto di aver trovato un accordo per alzare il tetto del debito e mettere così fine allo shutdown (la chiusura temporanea delle attività del governo statunitense partito il primo ottobre), alla Camera non è assolutamente scontato che l'accordo passerà.
Gli esponenti repubblicani hanno infatti presentato un piano alternativo, che prevede anche diverse modifiche alla riforma sanitaria di Obama. Piano che la Casa Bianca ha appena respinto. In un comunicato stampa, la portavoce del presidente Amy Brundage ha definito la proposta "un ricatto". L'ultima proposta dei repubblicani serve solo ad accontentare un piccolo gruppo di repubblicani vicini al Tea party, che hanno già costretto una volta il governo alla paralisi. Mancano solo un paio di giorni al default, è il momento che la camera segua l'esempio del senato", ha detto la Brundage.
I deputati repubblicani hanno anticipato i tempi che sarebbero simili: riapertura dello Stato Federale sino al 15 gennaio e del debito sino al 7 febbraio. Però la Camera chiede misure più pesanti contro l'Obamacare: sospensione di 2 anni per le tasse legate alla riforma sanitaria e cancellazione dell'assistenza medica per i membri del Congresso e del governo. Ora il pallino torna in mano a Obama, che ha in programma un nuovo incontro con i leader repubblicani del Congresso. E intanto, secondo alcune indiscrezioni, le agenzie di rating sarebbero pronte ad abbassare il merito di credito sul debito degli Stati Uniti. Opzione che sarebbe disastrosa per gli States e per i mercati finanziari.