Usa, tutto rimandato (tapering compreso)
Michael Hewson e Colin Cieszynski*
Il compromesso trovato a Washington sposta semplicemente la questione al nuovo anno con il rischio più che probabile di trovarci ancora di fronte a questo nuovo circo da gennaio in poi. Dopo diciassette giorni di minacce, i Repubblicani se ne escono con le pive nel sacco mentre l'economia americana ha subito danni importanti in termini di produttività e fiducia. Per cosa poi? Per fare la guerra con la cerbottana? Standard and Poor's ha calcolato che a seguito del downgrading delle stime di crescita dal 3 al 2%, lo shutdown è già costato agli Usa 1,5 miliardi di dollari al giorno. Guardando il bicchiere mezzo pieno, avremo un bel po' di dati macroeconomici sui quali riflettere anche se i numeri di ottobre e novembre andranno comunque considerati distorti e pertanto anche la Fed non potrà disporre dei dati sufficienti per determinare l'avvio del tapering. Che sicuramente non avverrà quest'anno e che ha pochisisme possibilità prima della seconda metà del prossimo anno.
Questo suggerisce due cose: la prima è che il rally di borsa degli ultimi giorni ha probabilmente già prezzato nei valori l'epilogo positivo a Capitol Hill; la seconda è che i trader riconoscono che i recenti avvenimenti possono solo contribuire a spostare il problema solo di qualche mese. A questo punto quindi non escludiamo che gli asset difensivi possano tornare nei portafogli in quanto si avvertono già i primi segnali sul fatto che l'economia reale abbia già mostrato insofferenza circa la prossima deadline. La permanenza dell'EURUSD intorno ad area 1,3450 riapre le possibilità di un ritorno verso 1,3320; sul GBPUSD, qualora non avvenga in fretta il recupero di area 1,6000 potremmo presto ritracciare verso 1,5700; contro la sterlina la moneta unica deve rimanere sopra 0,8420 per stabilizzarsi e segnare un movimento al rialzo. Il cross USDJPY deve oltrepassare 99,65 per spingersi verso area 100,60 ma bisogna stare attenti a non scivolare sotto 97,60.
*CMC Markets