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Economia
Wall Street e le elezioni di Midterm. S&P500 a quota 3.000 per fine anno?

“I repubblicani perdono il controllo sia del Senato che della Camera dei rappresentanti nelle elezioni di novembre. Gli elettori si sentono delusi dal fatto che molte promesse fatte durante la campagna presidenziale di Trump non siano state implementate nella legislazione e che ci sia una crescente reazione negativa ai suoi infiniti Tweet. Le elezioni a medio termine si rivelano essere un referendum sulla presidenza Trump”, sono le parole di Byron Wien (più precisamente il punto “9” delle sue 10 previsioni per il 2018) un investitore di 85 anni, uno che a Wall Street ne ha viste di tutti i colori, non un investitore qualunque, ma un personaggio ultra celebrato e rispettato, e con un albo d’oro molto ricco, ecco solo alcuni degli encomi più prestigiosi: nel 1998 viene nominato da First Call come l’analista più letto di Wall Street, nel 2000 è stato classificato come stratega numero da SmartMoney.com, nel 2006 il New York Magazine lo mette al sedicesimo posto tra le persone più influenti di Wall Street. Byron Wien è stato per molti anni il capo investimenti strategici negli Usa per Morgan Stanley, oggi è il Vicepresidente del gruppo Private Wealth Solutions di Blackstone, ma Wien in assoluto è conosciuto come l’autore delle “10 sorprese” un appuntamento che il mercato attende trepidamente ogni inizio di gennaio da ormai 33 anni, una tradizione di autorevolezza. Ed è forse per la sottolineatura che ne da Byron Wien, che il risultato delle elezioni di Mid Term in Usa, un appuntamento elettorale, che anche negli anni migliori per gli Stati Uniti ha visto sempre il presidente in carica uscire con le ossa rotte, da un dato positivo con danni ridotti, a diventare “anatra zoppa” (perdita di Camera o Senato o entrambi) nei casi peggiori.

Importante sì, ma sarà anche determinante?

Questa volta l’evento raggiunge massima spettacolarizzazione e importanza sicuramente a causa della rilevanza del personaggio Trump, che ha deciso con il suo atteggiamento di accentrare su di se tutti i meriti e i demeriti della presidenza, impostando l’avvenimento non più solo come un’elezione di conferma o bocciatura dei due partiti, ma come un referendum sul presidente come personaggio politico, sui due anni di lavoro e sui risultati fino a oggi ottenuti.

Un’attesa per l’esito finale che i media sono riusciti a portare al massimo livello, ma davvero tutto questo potrà influenzare il futuro andamento di Wall Street?

Davvero la vincita o la perdita di Trump potrà decretare la fine o la continuazione di questo ciclo che è riuscito ad attraversare due diverse presidenze, due opposte idee di sviluppo dell’economia e della politica del paese?

Secondo Salman Baig, Investiment Manager di Unigestion, negli ultimi anni la politica ha influenzato molto l’economia globale e i mercati finanziari, per questo l’esito delle elezioni di Mid-Term sono un rischio che gli investitori dovranno essere abili a gestire. Secondo Baig, che non si considera assolutamente un esperto di politica, lo scenario più probabile è quello di un Congresso diviso che tradotto in termini finanziari comporterà una modesta vendita di azioni Usa, un calo dei rendimenti obbligazionari, e un Dollaro sotto pressione. Baig per le sue previsioni si affida a quando già accaduto durante la prima presidenza Obama nel 2010, un evento che secondo Lui è replicabile anche oggi, un’eventualità che alimenterebbe incertezza sui nuovi piani fiscali di Trump, sulla sua politica estera e sul futuro della stessa amministrazione. Un’elezione dall’esito dubbio, divisorio e che porterebbe una fase di incertezza sui mercati. Incertezza che però, sempre secondo Baig sarebbe di breve durata, perché l’economia continuerà ad essere il driver di mercato, e l’economia Usa va ancora molto bene, dunque l’eventuale debolezza si tramuterebbe subito in una nuova occasione d’acquisto.

Incertezza e una rimonta dei Democratici, una previsione/simulazione che già avevano anticipato quelli di Saxo Bank nelle loro tradizionali “previsioni provocatorie” che ogni Dicembre vengono elaborate da Steen Jakobsen il noto chief economist della banca, che già alla fine dell’anno scorso aveva anticipato in quelle che loro definiscono ipotesi altamente improbabili, ma da non prendere sotto gamba, perché nel caso si dovessero veramente verificare, potrebbero provocare smottamenti importanti sui mercati finanziari. Questa previsione/simulazione lo conferma, perché la vittoria Democratica avrebbe conseguenze nefaste sul mercato obbligazionario, con un crollo dei prezzi dei TBond e rendimenti in volo sopra il 5%. Inevitabile pensare a una caduta di Wall Street.

Fortunatamente, quando accaduto due anni fa, nelle elezioni Presidenziali del 2016 ci fa sperare che le conseguenze possano essere meno nefaste di quanto le previsioni, e i vaticinii, possano portare a temere.

Ricordate le anticipazioni di allora, e cosa poi è realmente accaduto?

Nei mesi precedenti all’elezione di Trump, durante lo scontro con la Clinton, stampa, media in generale, e (ingannevolmente) i mercati finanziari, fecero pensare che solo una vittoria di Hillary potesse essere accettata con positività, guadagni ed espansione, l’elezione di Trump sarebbe stata il “cigno nero”, l’evento più nefasto per economia, società e finanza.

Con mercati già fiaccati dall’esperienza Brexit, il terrore era facilmente inoculabile.

Trump alla fine vinse contro ogni pronostico, e fu il “cigno nero”, ma per stampa, media e per una certa politica, perché i mercati spiazzarono ogni pronostico, e dopo un’iniziale stordimento (vedi ribasso), ricominciarono a salire come e più di prima.

Forse perché oggi la politica non è così importante e determinante per i mercati com’era ai tempi della “guerra fredda”. O forse perché, quando i mercati sono in fase di rialzo e non sono sazi a sufficienza, tendono a vedere solo le ipotesi positive di qualsiasi esperienza, e nel caso di Trump la nuova deregolamentazione bancaria e i tagli fiscali erano delle promesse troppo allettanti a cui era impossibile rinunciare.

Oggi la politica, con queste elezioni che gran parte del mondo vede come un referendum pro o contro Trump, possono tornare a essere l’ago della bilancia di un’evoluzione globale e quindi anche del futuro dei mercati?

Byron Wien che di elezioni e presidenze ne ha viste scorrere per quasi un secolo, si mostra indifferente e per nulla preoccupato su quali saranno le influenze del voto sull’andamento di Wall Street.

Anzi, pur confermando la previsione politica fatta ad inizio anno, oggi rimane positivo confidando in un rally dopo i midterms “indipendentemente da quale sarà l’esito del voto”.

Una positività che rimane intatta da inizio anno, ed il punto “4” delle sue previsioni quasi spaventa per la precisione dei dettagli. “L'economia degli Stati Uniti ha un anno migliore del 2017, ma la speculazione raggiunge un livello estremo e alla fine l'indice S & P 500 ha una correzione del 10%. L'indice scende verso il 2300, in parte a causa di tassi di interesse più elevati, ma chiude l'anno sopra i 3000 poiché i guadagni continuano ad espandersi e la crescita economica si dirige verso il 4%”.

Una correzione di mercato, quella dei giorni scorsi, che giunge come benedetta, perché, afferma Wien ha buttato fuori dal mercato parte del compiacimento che doveva essere eliminato.

Ora Wall Street sarà più leggera per tornare a correre nel rally di fine anno, sia con Trump vincitore e sia con Trump “anatra zoppa”.

Gli ultimi buyback a Wall Street, storico e massiccio quello di Warren Buffett, fanno pensare per il meglio, e fanno temere che il pianeta della finanza, oggi è un mondo che si autoregolamenta e autogestisce anche senza la politica.

@paninoelistino   

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