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Spettacoli
"CIMENA Il mio primo film postumo", racconto delle varie anime della Sicilia

Un affresco di costume, misto di tradizione, orgoglio dell’essere e del voler essere. Chi ha esperienza con la sicilianità sicuramente si riconoscerà nella dimensione di aristocrazia decadente o nella espressione di una povertà dignitosa e ostentata a cui sembra far riscontro l’intelligenza acuta e necessaria del dover esistere per sé e per gli altri.

Carmela Infarinato – Professoressa di italiano e critica d’arte

SINOSSI

Lutto nel mondo del cinema indipendente. Gli ultimi mesi di vita di un giovane autore e visionario regista, narrati attraverso le interviste trovate nella sua telecamerina. La sua spasmodica ricerca di una storia per fare un film diventa la storia stessa del film.
Gli aneddoti e i racconti veri di persone vere, le loro voci, i loro volti lasciano scoprire le innumerevoli anime della Sicilia. La mafia, l’amore, Montalbano, i registi siciliani, i siciliani trapiantati in America, i siciliani emigrati al nord, gli extracomunitari che rinascono in Sicilia, sono solo alcune delle tante verità di un racconto corale su questa meravigliosa e contraddittoria terra.

SCENARIO

“CIMENA – Il mio primo film postumo” è un docu-film di 53 minuti che Salvo Spoto, siciliano trapiantato a Milano, dedica a tutti quelli che sognano di fare il CIMENA (cinema) come attori, come registi o scrittori.

Il film nasce da un'idea di Spoto, supportato dall’amico Salvo Trovato (narratore/attore) a cui si aggiunge Dario Formica, che firma il film come co-regista e direttore della fotografia.

Il progetto inizia a prendere vita e diventa concreto a metà del 2017 e non poteva che essere ambientato in Sicilia: per la familiarità con le zone, la bellezza dei luoghi ma soprattutto perché “CIMENA” è, come viene chiamata da alcuni bambini, nei ricordi dell’autore, la sala cinematografica.

Salvo Spoto, già in fase di scrittura, lega le tante interviste, con un filo conduttore ben preciso: omaggiare il cinema siciliano dei ricordi come ad esempio “Nuovo Cinema Paradiso”, “Johnny Stecchino”, “Mary per sempre” e “L’uomo delle stelle”.

Dario lo aiuta trasformando la scrittura in immagini sorprendenti, che raccontano una Sicilia pura e onesta, un pezzo d’Italia fatta di un’umanità semplice e di autentica umiltà.

I tre (Spoto, Formica e Trovato) dedicano ogni secondo di tempo libero alla realizzazione di questo progetto, con una scadenza ben precisa: il 2018. Infatti quest'anno ricorre il trentesimo anniversario del film premio Oscar “Nuovo Cinema Paradiso”.

“Cimena” diventa così un silenzioso omaggio ad un grande regista (Giuseppe Tornatore) che ha fatto sognare il mondo.

Non a caso “Cimena” si apre proprio con l’affissione della locandina de “L’uomo del paradiso” di “Peppino Turnaturi” e Mario Venuti che cita il regista siciliano: “Io amo pensare alla Sicilia come un luogo dove puoi trovare qualunque tipo di contraddizione”.

“Nuovo Cinema Paradiso” e la contraddizione diventano il tappeto su cui si dipanano e si muovono le storie.

E’ il cinema della realtà che si dispiega lentamente attraverso tanti momenti vissuti, tante verità e luoghi più o meno comuni. Un affresco di personaggi, suoni, umori e colori per mostrare la quotidianità nella sua purezza e talvolta con un filo di melanconia. Ognuno racconta la propria storia, senza finzione e senza censure. Storie la cui forza cattura anche perché raccontate in dialetto. Il dialetto come cultura, come segno di appartenenza totale a un luogo. Il dialetto che dà forma al tessuto narrativo al pari di un abito sartoriale, che non sarà mai troppo stretto, perché cucito sull’identità di ogni persona.

Ma non è tutto. “Cimena” celebra anche un altro film e un altro regista da Oscar: Roberto Benigni e “Johnny Stecchino”. Una scena in particolare viene riprodotta e ci riporta alla sicilianità in tutta la sua genuinità e irruenza. E’ il gioco dello zoo che continua a lasciarci senza risposta su “cu minchia era ca facia u tacchino”.

 

PRESENTAZIONE

Le storie, alcune (in ordine alfabetico)

Keita Aboubacar:Primo giorno in Italia ? Siamo stati in Sicilia. Mi piace, non ci sono cose brutte”.

Alessandro Cantarella: e le sue “traversate” con i fratelli e i genitori in auto da Saronno fino in Sicilia. I viaggi della speranza con la Daf 44 in tre dietro e i genitori davanti che fumavano.

Carmelo Dalli: che sognava di fare il cinema, riuscì a girare un cortometraggio con amici e finì sui giornali. Al suo paese pensarono subito che lo avessero arrestato perché i “compari guardano le foto mica leggono i giornali, o al massimo leggono il titolo: “la banda dei corti”. Non lo avevano arrestato, “avevo semplicemente aperto il cassetto dei sogni e il sogno si era realizzato”.

Catena Giardina: ha tentato di uccidere il marito per due volte, anzi tre. “Tu sei una brava persona ma talvolta “ti viene la mente criminale”. Aveva programmato come ammazzarlo senza farsi arrestare. Con il gas, con i barbiturici e con la pistola d’ordinanza, “ma non riuscivo a sparare perché mi schifava il sangue che mi schizzava addosso. Se lo vede ? Non mi interessa, lo deve sapere, lui ha un po’ paura di me”.

Alfredo Li Bassi: ha recitato in “Mary per sempre”. Quando gli viene chiesto se sia possibile fare un film in Sicilia senza fare nessun riferimento alla mafia lui risponde “La mafia ci vuole, è il contesto. Nei film americani sparano, ma nessuno fa riferimento alla mafia e li chiamano film d’azione. Di “Gomorra” ne hanno parlato e hanno fatto la serie e noi che siamo a Palermo e che siamo stati i primi a dire mafia, non abbiamo una serie televisiva ?!?

Enzo Limardi: aveva un alunno siciliano trasferito in Lombardia che parlava solo dialetto sia con gli insegnanti che con i compagni. Aveva tutti 4 e “lo interrogavo come doveva essere interrogato un meridionale, guardandolo negli occhi, lui mi dava del tu. Aveva la sufficienza solo nella mia materia ed è stato bocciato. Ha minacciato i professori dicendo “V’ammazzo a tutti”. Ma lui non voleva uccidere nessuno, il suo era un grido di dolore per essere stato sradicato da un posto che amava e i professori non l’avevano capito. “Al sud quando si ammazza qualcuno non si dice niente”.

Giuseppe Milazzo Andreani: scappato di casa a 13 anni, è arrivato in Calabria…”e mi sono accorto che i calabresi stavano peggio dei siciliani e volevo tornare in Sicilia

Marco Mittica: recita una poesia inedita, ispirandosi a “Il monello” di Chaplin. Rivede gli occhi di Charlot negli occhi degli immigrati che arrivano sulle coste e che possono fare il miracolo di salvare le nostre coscienze addormentate.

Umberto Parlagreco: gli piace pensare che “Nuovo Cinema Paradiso” abbia vinto l’oscar grazie a suo padre dal quale ha ereditato il cinema Iris, che ha la saletta De Sica. Un omaggio non a Vittorio ma al figlio Christian perché senza gli incassi arrivati dai suoi cinepanettoni, il padre, non avrebbe mai costruito questo cinema. Per lui, la settima arte era bella nella misura in cui faceva guadagnare. Alla sua uscita “Nuovo Cinema Paradiso” fu un flop, solo a Messina incassò tantissimo perché quando il padre lo vide si commosse e invitò le persone a vederlo gratuitamente.  Solo se fosse piaciuto, il pubblico avrebbe pagato il prezzo del biglietto…fu un successo.

Leonardo Pennino: ha recitato la parte di un mafioso ne “Il Padrino”. E il regista “Francy Coppola”, gli propose di andare con lui, ma “ero giovane e mia madre non voleva che mi allontanassi”.

Vito Plaia: di Brooklyn. “Io non sono italiano, sono siciliano. I siciliani sono diversi. Appena sentono che mi chiamo Vito fanno allusioni alla mafia. Come ti chiami? Mi chiamo Vito. Vito Corleone? Nooo !! Non tutti i siciliani sono mafiosi o si chiamano Vito”.

Antonello Puglisi: ha partecipato al primo episodio in assoluto del Commissario Montalbano. In una scena spara al famoso Commissario. Al suo rientro in hotel, trova ad aspettarlo il responsabile della struttura che preoccupato gli chiede: “Ha sparato a Montalbano? Lei mi deve dire la verità, l’ha ammazzato o no? Perché qua con Montalbano viviamo bene, vengono turisti”.

Riccardo Rapisardi: vestito da confratello sta aspettando con “tuttocore” la processione di San Filippo e Salvo gli fa notare la scritta “W la mafia” su un muro. Lui dice di non averla mai vista perché, come afferma “Ad Agira non abbiamo di questi elementi, sarà qualche ragazzino, di quelli che si drogano naturalmente”.

Francesco Santoro: pensionato, figlio di un operatore cinematografico. Da piccolo era solito andare a trovare il padre al cinema e raccoglieva i pezzi delle pellicole tagliate. Come in “Nuovo Cinema Paradiso”, se c’era un pezzo di pellicola che non andava, il padre la tagliava.

Infine “Cimena” ha visto la partecipazione straordinaria di Bruno Barbieri e Mario Venuti.

Dai tetti di Reggio Emilia lo chef pluristellato racconta della sua prima volta a Lampedusa….dove gli viene offerto il cervo.

Mario Venuti è il Caronte che guida lo spettatore attraverso tutta la storia. Una presenza delicata e poetica che sottolinea momenti di passaggio e cambi di registro regalandoci aforismi “cinematografici” di uomini illustri.

ALTRI PROTAGONISTI

Turi Lo Faro (il barone)

Giovanni Cacioppo (L’amico)

Francesco Scimemi (video selfie nano con tre gambe)

Luigi Russo Papotto (ex ladro di fichi d’india)
Stefano Chiodaroli (il critico)
Mario Bambini (maestro di boxer)
Andrea Crimi (giornalista del tg)
Rosalia Faranda (moglie del barone)
Ivan Fiore (amicu sciarriatu)
Angelo Formica (uomo sul balcone)
Dario Formica (autostoppista)
Fabio Formica (ragazzino sul vespino)
Salvatore Giammona (disturbatore sul vespone)
Fabio Miano (il barbiere)

Mario Coco (cliente barbiere#1)

Giuseppe Battista Lagona (cliente barbiere #2)
Giovanni Paolo Di Pietro (cliente barbiere#3)
Filippo Lo Iacono (cliente barbiere#4)
Raffaele Puglisi (cliente barbiere#5)
Elio Sofia (cliente barbiere#6)
Rosaria Miano (La mamma)
Nicola Palmeri (l’amico della lampada)
Stefano Piazza (amico a Bagheria)
Angelo Rizzo (disturbatore di Riccardo)
Antonio Spartà (attacchino con vespino)
Salvo Spoto (uomo misterioso)
Abdulatti Ibrahima (Aiutante Chef – Gambia)
Beretè Mahamoudou (Costa D’avorio)
Keita Sheikh (Aiutante Chef - Gambia)
Pino Caltagirone (l’uomo del bigliettino)
Francesco Cocuzza (uomo a Palermo)

NOTE DI PRODUZIONE – PROGETTO NARRATIVO

Quando si ha un’idea da realizzare spesso si perde molto tempo a cercare di convincere qualcuno a finanziare il progetto, col rischio che poi questo venga snaturato. Salvo Spoto compie una scelta diversa: crede così tanto in questo lavoro che decide di produrlo lui stesso.

“Cimena” nasce come un piccolo progetto autoprodotto e piano piano cresce: Salvo gira le interviste senza aver ancora stabilito un percorso preciso ma, dopo un periodo di stallo, trova l’idea ed inizia a scrivere la sceneggiatura.

Un film realizzato senza la fretta di finirlo subito: passano poco meno di 24 mesi dalla prima intervista raccolta all’ultima scena girata.

Le interviste hanno coinvolto circa 60 persone, ne sono state selezionate 26, con un girato totale di 30 ore fatto con una telecamerina (Canon Legria HF G25). La scelta è stata quella di non modificare il mondo circostante l’intervistato e di non intervenire sulla fotografia, ma utilizzare la luce reale del momento. I singoli protagonisti sono sempre in una location delimitata oppure vengono lasciati liberi di muoversi e interagire nel loro ambiente.

Il racconto è affidato a più tracce narrative che si intrecciano in modo da incuriosire lo spettatore. Le parti sceneggiate, che uniscono le interviste amatoriali del nostro protagonista (che non vediamo mai in video), sono state dirette da Dario Formica, con attrezzature altamente professionali (Nikon).

I costumi sono stati curati da Rita Gandolfi, che ha contribuito a creare il percorso narrativo, grazie alle T-shirt indossate da Salvo Trovato (il narratore), che esplicitano le fasi e le tematiche trattate nel film: Inizio, Cimena, Crimini, Speranza, Sicilianitudine, T.V.B, Fine.

I REGISTI

Classe 1974, Salvo Spoto nasce a Piedimonte Etneo e cresce a Fiumefreddo di Sicilia (CT).

Si trasferisce a Milano nel 2002 ed inizia a frequentare attivamente i locali storici del Cabaret milanese come il Fly, il Caffè Teatro e lo Zelig.

In televisione ha partecipato a Central Station (Comedy Central); Colorado Caffè (Italia Uno); Zelig Off (Italia Uno) in veste di attore/comico.

Autore televisivo di Saturday Night Live (Italia Uno) - 2011; Razza Ridens - Comedy Central - 2011; CaffèTeatro Cabaret (Rai Due); e Mi Ci Porti in Tv (ILIKE TV e Radio 105).

Come autore e regista teatrale ha firmato: Ho la coda di Puglia; I promessi sposi 2 la vendetta; “Ti aspetto fuori” spettacolo teatrale con i detenuti del carcere di Opera a Zelig ed è stato l’autore del laboratorio “Zelig Veneto”.

Da regista ha già al suo attivo “FUITINA – Fuga d’amore” del 2015, primo medio metraggio (50 minuti) dove firma anche il soggetto e la sceneggiatura. Fuitina arriva in finale al Festival del Cinema di Taormina, vince il Festival del Cinema di Civitavecchia e viene selezionato per i David di Donatello 2016.

 

Dario Formica nasce a Taormina (ME) nel 1979. Cresce a stretto contatto con il fratello maggiore Nino, fotografo professionista, che lo avvia al mondo della fotografia analogica e del video.

A 16 anni comincia a lavorare attivamente con il fratello e a realizzare con un gruppo di amici alcuni mediometraggi, spesso parodie di film famosi. È però con l'avvento del digitale che inizia il vero percorso di formazione applicandosi nel settore video, sia per ciò che concerne la fase di ripresa che di montaggio. La collaborazione con il fratello continua anche nel 2008, quando, insieme all’attuale moglie Alice, grafica e specializzata in progettazione multimediale, crea una società che opera nell'ambito pubblicitario offrendo servizi per le imprese, progettazione grafica e stampa. Dario continua a coltivare la passione per il video indirizzando il proprio interesse al mondo dei videoclip, cortometraggi, spot pubblicitari e dei documentari. Dopo una fase di sperimentazione firma nel 2015 il suo primo lavoro con il docufilm "Filippo la folle corsa del Santo nero", del quale cura parte della scrittura, ripresa, regia e montaggio.

LE MUSICHE 

La colonna sonora di Cimena, è affidata ai QBeta, gruppo siracusano attivo dai primi anni novanta, capitanato da Peppe Cubeta. 

Una band “etno funky mediterranea” che propone una musica dai sapori antichi ed allo stesso tempo contemporanei.

Le musiche accompagnano, intrattengono e dettano il ritmo ma soprattutto fanno sentire lo spettatore, ovunque sia nel mondo, veramente in Sicilia.

CURIOSITA’

Le interviste sono tutte reali, tranne una.

La prima intervista è stata girata il 4 luglio 2016 a Calatabiano (CT) a Francesco Santoro e l’ultima l’1 novembre 2017 a Reggio Emilia a Bruno Barbieri.

I rifacimenti sono stati girati in circa sei giorni non consecutivi, nell’arco di tre mesi.

Il titolo inizialmente doveva essere RED CARPE.

La telecamerina che estrae la “mamma” di Salvo dalla borsetta non era quella usata per le interviste.

Per la scena della “banana”, è stata usata solo una banana (la buccia è stata successivamente raccolta).

Oltre a Mario Venuti e Bruno Barbieri, un altro personaggio ci svela una vera storia del dietro le quinte di un film importante, è Antonello Puglisi, noto attore siciliano. Ha recitato ne “In guerra per amore”, “il Divo”, “L’uomo dello stelle”, “La Piovra 8”, “Il Commissario Montalbano”, “Malena” solo per citarne alcuni.

Il cast artistico è al 99% siciliano, mentre quello tecnico vede il 100% di “sicilianità”.

Le interviste sono state girate tra la Lombardia e la Sicilia, mentre i rifacimenti sono stati interamente girati sul territorio siciliano, in particolare nel comune di Calatabiano (Ct).

Salvo Spoto ha scelto di dar voce e un volto ad alcune storie che già conosceva e ad altre arrivate da fortunati incontri casuali, come quello con Vito Plaia conosciuto in un B&B di Castellammare del Golfo il giorno prima della sua partenza per gli Stati Uniti.

 

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