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Mattia Cigalini, si confessa ad Affari il nuovo talento del jazz italiano
Mattia Cigalini, si confessa ad Affari il nuovo talento del jazz italiano

Il 27enne sassofonista emiliano debutta per la storica e prestigiosa etichetta Verve con un album che lo riporta nel solco più profondo del mainstream afroamericano. Intervista esclusiva di Affari.

Deve ringraziare un intelligente pediatra e poi un altrettanto capace maestro della banda se è diventato quello che è, ovvero uno dei più apprezzati e richiesti giovani strumentisti jazz del nostro Paese. Infatti il piccolo Mattia Cigalini soffriva di asma respiratoria e per aiutare la guarigione il suo medico curante gli suggerì di suonare uno strumento a fiato. Più tardi le attenzioni del direttore del corpo bandistico del suo paesino, Agazzano, ai piedi delle colline piacentine, lo confortarono nella scelta del sassofono contralto e lo indirizzarono verso il jazz.

Il risultato è una carriera iniziata da giovanissimo e oggi, appena 27enne, la sua prima uscita per un’etichetta internazionale che festeggia quest’anno il sessantesimo di vita e che ha visto incidere con i propri tipi personaggi del calibro di Ella Fitzgerald, Dizzy Gillespie, Charlie Parker, Coleman Hawkins, Stan Getz, Herbie Hancock e via dicendo: la Verve di Norman Granz (il grande manager e produttore, che la vendette nel 1960 alla MGM per 2,8 milioni di dollari).
Si intitola Adamas e si tratta del suo settimo lavoro da leader, certamente quello più a fuoco della serie, anche se già il suo secondo Arriving Soon era stato considerato in Giappone il “miglior disco jazz dell’anno” (dalla rivista “Swing Journal”) e se i tre precedenti con Cam Jazz erano eclettici (Beyond presentava rivisitazioni di canzoni pop) e impegnativi.

“Finora ero abituato a rodare i gruppi sul palco per molti mesi e poi fare un disco con loro”, dice il musicista in eclusiva ad affaritaliani. “Invece il quartetto è stata praticamente una novità nata per l’album, un gruppo fresco, nuovo, coinvolgente per tutti, con un carattere di novità che si percepiva già in studio.”
Adamas dimostra sia l’abilità di compositore che quella di rivisitatore di grandi brani del passato di Cigalini. Il vincitore del premio Massimo Urbani 2008 dedicato ai nuovi talenti, e i suoi ottimi partner (Paolo Birro, lirico, raffinato pianista, e i due ritmi Marc Abrams e Mauro Beggio, puntuali quanto propulsivi), sviluppano un jazz immediato e piacevole, in cui brani originali ben costruiti e interessanti si alternano a standard di Cole Porter e Thelonious Monk, a “Lullaby Of Birdland” e “Sentimental Journey”.

“Su disco non avevo mai fatto standard”, continua Cigalini. “Per pudore, perché credo sia più difficile essere creativi su un brano importante e conosciutissimo che su uno proprio. Questi sono quelli che da tanto tempo amo e mi porto dietro da sempre, tanto che “Lullaby”, ad esempio, è un mio cavallo di battaglia in concerto.”
Abbiamo già iniziato a sentirla in giro con questo nuovo quartetto... “Sì, anche perché da tempo covavo l’intenzione di ritornare al jazz più genuino, che è quello che mi fa sentire più a mio agio. Questa formazione mi piace proprio per la pulsione swing che produce e per la qualità dell’apporto dei musicisti. Li ho scelti in base all’idea stilistica, sono musicisti ideali per dare luogo al jazz che avevo in mente. Abrams e Beggio hanno un interplay favoloso e uno swing interessantissimo e raro nel nostro panorama, e poi Birro è secondo me geniale, ha un amore senza limiti per la tradizione, è un vero appassionato delle radici musicali, che sa reinventare in una visione moderna.

La Verve mi ha lasciato carta bianca in tutto e per tutto, mentre la casa discografica precedente mi esortava a intraprendere certi percorsi, a loro interesseva di più il crossover, il melting pot di generi. Perciò mi piace molto seguire il mio nuovo percorso: sarebbe controproducente fare concerti con altre formazioni.”
Com’è avvenuto il cambio di etichetta? “Molto semplicemente. Ho ricevuto un contatto dal boss di Verve Italia, Mirko Gratton, via Facebook: mi chiedeva se fossi disponibile a pensare un progetto con loro. E aggiungeva di non essere solito contattare un artista, perché ne ha sempre molti che si propongono. Anche se avevo un contratto di esclusiva con Cam Jazz con loro mi sentivo un po’ parcheggiato, così ci siamo incontrati e ho maturato la decisione di cambiare. Devo ringraziare Cam per la disponibilità, perché passare da un’indipendente a una major (Verve appartiene al gruppo Universal, ndr.) cambia diverse dinamiche, offre la possibilità di lavorare veramente con un team, oltre a condizioni contrattuali più soddisfacenti.”
Lei ha suonato con grandi jazzisti italiani e internazionali: quale esperienza ricorda come più emozionante? “Sì, e li devo ringraziare tutti. In particolare Tullio De Piscopo, con cui ho suonato a lungo, Enrico Intra e Giovanni Tommaso, che mi hanno fatto fare esperienze formative determinanti per un ragazzo della mia età, che allargava i suoi orizzonti.

Se però devo ricordare un singolo episodio non posso non parlare dell’esperienza straordinaria del 2012 a New York, con la Mingus Big Band. Era quasi imbarazzante, considerati i nomi dei musicisti, che io fossi là come special guest, poi ho conosciuto la vedova che mi ha invitato a casa sua, un’esperienza di grande valore umano. Era la mia prima volta a New York e, dopo i quattro concerti, sono rimasto un mese a vivere il fermento musicale della Grande Mela, tutt’oggi qualcosa di emozionante da provare.”
Quali sono i suoi musicisti di riferimento? “Molti, ma le faccio un paio di nomi determinanti: Johnny Hodges, il più grande poeta della storia del jazz al sax contralto, oggi purtroppo piuttosto dimenticato, e poi Jackie McLean, per la sua ecletticità.”

È vero che da qualche tempo è diventato anche imprenditore? “Sto semplicemente seguendo un brand di accessori musicali, spero diventi un’intera linea. Per ora realizziamo imboccature per sax con materiale tecnologico innovativo, che permette una riproduzione degli armonici eccezionale. Si chiama Cigalini Hi-Tech Mouthpieces.”

Raffaello Carabini

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