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Giorgia: “Oronero? Ha un'anima ecologista. Nobel? Dopo Dylan a Paolo Conte”
Foto di Eolo Perfido

“Oronero è un modo gentile per spiegare che meritiamo più rispetto l’uno per l’altro. E’ la risorsa che parte come ‘buona’, ma, se usata male – come spesso fa l’essere umano - si trasforma in veleno. Diventa ‘male’. E quindi bisogna porre un limite a questo male, non deve diventare un’abitudine. Bisogna venirsi incontro anziché … andarsi contro l’un l’altro”. Lo spiega Giorgia ai mcrofoni di Affari. La cantante romana presenta Oronero, un album che ha un’anima anche molto ecologista … “Il tema e il termine fa pensare al petrolio. E torniamo al discorso di prima: usato come risorsa è buono. Ma se lo si fa nel modo sbagliato diventa strumento di guerra, di inquinamento. Di male”

Nella tua vita quotidiana segui queste regole ecologiste?
“Io ci provo. Sono abbastanza ‘temuta’ da chi viene a casa mia… quando devono buttare qualcosa vanno in crisi, mi guardano.. ‘questo dove lo butto?’. Da anni sento questa tematica ecologica, sento molto il fatto che siamo parte di 'un tutto insieme al pianeta'. E dobbiamo davvero averne cura, come hanno detto civiltà meravigliose del passato. Dovremmo essere veramente consapevoli delle risorse che stiamo consumando, terminando e sfruttando. Bisogna riconsiderare la situazione da un altro punto di vista, perché ormai siamo arrivati al limite. Tra un po’ non avremo più neanche la terra buona dove piantare i nostri pomodori”

Sono giorni di dolore e tristezza per l’Italia. Veniamo da un’estate segnata dal terribile sisma di Amatrice. Ora la terra ha ripreso a tremare. Tu hai cantato per un altro terremoto, quello de L’Aquila nel 2009. Che sensazioni senti dentro di te in queste ore?
“La terra che trema è qualcosa di viscerale, uno lo sente dentro ed è spaventoso perché ti fa ricordare quanto non contiamo assolutamente nulla. Questo dovrebbe farci pensare molto anche circa quello che facciamo alla terra, quando, ad esempio, la andiamo a trivellare…  Il terremoto nella mia vita è ricordo di perdita, paura. Non le trovo mai le parole adatte da dire, perché penso alle persone  che sono lì  e perdono i loro cari, le loro case… E vivono in questo stato di paura che è anche ancestrale, ti smuove qualcosa di profondo. E ti resta dentro”

Quest’album è stato scritto nei giorni degli attentati di Parigi e Bruxelles e risente di questo  nuovo clima. Cosa ti è rimasto dentro come cantante e persona di questa situazione di incertezza…
“Una situazione di incertezza e angoscia che leggi nella faccia delle persone. C'è la paura anche ad andare a fare la spesa. La fine della libertà, l’opposto del diritto alla vita che ogni persona ha. Se siamo arrivati a questo punto, generando guerre in giro per il mondo che poi ci arrivano anche in casa, bisognerebbe chiedersi dove bisogna agire per far sì che le cose cambino un po’…”

Il messaggio positivo dell'album Oronero qual è?
"Io sono fan del messaggio positivo e del lieto fine. Credo che ognuno di noi può fare una piccola cosa, che diventa grande se fatta insieme agli altri. Noi siamo parte di un tutto. E in questo tutto ognuno – ogni goccia – fa la differenza. Bisogna iniziare da se stessi scegliendo per il bene”

Che ne pensi del Nobel dato recentemente a Bob Dylan?
“Condivido pienamente la scelta. Dylan è un pezzo di storia e di cultura. E’ un poeta, uno scrittore vero.  E aggiungo una cosa: condivido pienamente anche il suo comportamento attuale, perché, anche di fronte al massimo riconoscimento mondiale, lui è rimasto sempre se stesso.”

C'è un cantante italiano a cui daresti il Nobel sulla scia di Bob Dylan?
“Purtroppo non si può consegnare a Fabrizio de Andrè perché non è più tra noi…. Lo darei subito a Paolo Conte per quello che ha scritto e la sua intelligenza infinita”.

 

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