Autobomba, torna il terrore in Libano
Un nuovo sanguinoso attentato a Beirut ha riportato drammaticamente alla ribalta le ricadute della guerra civile in Siria sui Paesi della regione: un'autobomba ha ucciso l'ex ministro delle Finanze libanese Mohammed Shattah, economista sunnita vicino all'opposizione e critico del regime siriano, e altre quattro persone.
Stretto consigliere dell'ex premier Saad Hariri, il cui padre fu assassinato sul lungomare di Beirut con un'autobomba nel febbraio 2005, il 62enne Shattah si stava recando a una riunione della Coalizione 14 Marzo, vicina all'opposizione siriana, che si sarebbe dovuta tenere proprio nella casa di Hariri. L'ex premier ha subito accusato il movimento sciita Hezbollah: pur senza fare esplicitamente il nome del Partito di Dio, ha puntato l'indice contro "quanti fuggono la giustizia internazionale" per l'attentato a suo padre, Rafik Hariri. "Per quanto riguarda i sospetti... sono quelli che cercano di sottrarsi alla giustizia internazionale e rifiutano di presentarsi di fronte al tribunale internazionale", ha detto, ricordando il processo all'Aja contro i cinque uomini di Hezbollah incriminati per l'attentato contro suo padre, che si aprira' a gennaio con gli imputati tuttora latitanti. Hezbollah ha sempre negato qualsiasi ruolo nell'assassinio di Hariri, ha rifiutato di collaborare con il tribunale, che considera politicizzato.
Shattah, un sunnita, era un aperto oppositore di Hezbollah, tanto che meno di un'ora prima dell'esplosione su Twitter aveva accusato il gruppo di voler prendere il controllo del Paese: "Hezbollah sta lavorando alacremente per ottenere gli stessi poteri nella politica estera e di sicurezza che ha avuto la Siria in Libano per 15 anni".
E adesso il Libano si lecca le ferite. L'attentato, che ha causato la morte di altre cinque persone e decine di feriti, e' avvenuto nel pieno centro cittadino, nella strada piu' prestigiosa di Beirut, dove ci sono banche, ministeri e anche il Serail, il complesso roccaforte del governo e dove si trova l'ufficio del premier, Najib Mikati. Poco lontano da li', nella piazza dei Martiri, e' sepolto Rafik Hariri e accanto a lui, il generale Wissam al-Hassan, il capo dell'intelligence anti-Siria ucciso in un attentato un anno e mezzo fa.
L'Italia ha espresso la piu' ferma condanna dell'attentato e, di fronte a questo criminale tentativo di destabilizzazione, ha riaffermato il suo piu' convinto sostegno alle istituzioni libanesi e alla sicurezza e stabilita' del Paese.