Cina: Corte suprema vieta la tortura negli interrogatori

La Cina dice basta alle torture per estorcere confessioni
. A vietarle espressamente per la prima volta e' la Corte Suprema del Popolo in un documento contente le linee guida per gli interrogatori. Il documento e' stato diffuso una settimana dopo l'annuncio di una serie di riforme nel sistema penale che comprendono l'abolizione dei famigerati campi di lavoro. "Gli interrogatori sotto tortura, usati per estorcere una confessione", si legge nelle linee guida, "cosi' come l'uso di metodi legati all'esposizione al freddo al caldo, alla fame, alla sete, all'eccessivo stress, o altri metodi illegali per ottenere confessioni dagli accusati, devono essere eliminati". Al bando anche l'uso disinvolto della pena di morte: le regole per la condanna capitale saranno piu' rigide e la sentenza potra' essere inflitta solo da giudici esperti e a fronte di un numero consistente di prove.
La Corte Suprema ha poi sottolineato che i tribunali cinesi non devono piegarsi alle pressioni dei media o alle "irragionevoli richieste delle parti in causa" per evitare che, come accaduto in alcuni casi, la protesta sulla Rete possa cambiare il corso di processi o modificare le sentenze. La Corte Suprema cinese aveva gia' reso pubblico il mese scorso un documento in cui chiedeva la fine della corruzione nei tribunali e la fine delle interferenze esterne nelle decisioni dei giudici.
La settimana scorsa il Partito Comunista Cinese ha varato una serie di riforme durante il terzo plenum del Comitato Centrale che hanno toccato quindici aree di intervento, tra cui la giustizia, che dovra' essere piu' trasparente ed efficiente. I primi segnali di cambiamento stanno arrivando con la fine del sistema extra-giudiziale del 'laojiao', prevista nel prossimo futuro, che prevede la detenzione fino a quattro anni in apposite strutture per chi si e' macchiato di reati minori.