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Esteri
Coronavirus, anche nell'emergenza l'Europa mostra i suoi limiti
foto di Victor Venturelli

La prima a far sentire la sua voce, come era prevedibile è stata la presidente di Rassemblement Nationale, Maria Lepen che ieri ad emergenza esplosa in Italia, ha chiesto di alzare il livello dei controlli con il nostro paese fino ad arrivare a ripristinare le frontiere in caso la situazione in Italia del contagio da coronavirus peggiorasse. Subito dopo è arrivata la decisione del governo austriaco, poi ritirata, di bloccare i treni in arrivo dall'Italia al confine con il Brennero. Ma anche altri paesi cominciano a mettere in discussione gli accordi di Shengen nei riguardi dell’ Italia “infetta”.

Certo la pura fa novanta e sicuramente alzare la soglia di allerta e prendere tutte le precauzioni del caso è importante per tutelare la salute dei propri cittadini. Però insieme a tutto questo, occorrerebbe forse ancora uno sforzo collaborativo maggiore per evitare l'isolamento dell'Italia, cercando dove possibile di dare prontamente la propria assistenza, in termini di mezzi e di uomini per cercare di arginare e contenere il problema. Ancora una volta anche in un caso cosi drammatico come questo, l'Unione Europea dimostra tutte le sue contraddizioni, debolezze e sopratutto la susa scarsa compattezza. Inutile nasconderci dietro ad un dito, questa Europa pare sempre più come una unione di facciata, più che di fatto. Ne è riprova il fallimento del recente Consiglio Europeo sul nuovo bilancio pluriennale, dove si è assistito al solito balletto fra i paesi nordici da una parte, definiti in questo caso come “frugali”, rigidamente ancorati alle solite posizioni ferree ed austere in materia di fondi e quelli del sud dall'altra, che invece sono per un allargamento dei cordoni della Borsa per dare una scossa alla economia, che mostra da tempo decisi segnali di rallentamento. Sembra sempre di assistere ad una lotta fratricida a chi riesce ad ottenere maggiori vantaggi a scapito degli altri.

E poi non ci si lamenti allora se, nel nsotro paese Salvini e con toni forse piu pacati ma certamente con non minor fermezza, Giorgia Meloni, da anni lamentano che una unione cosi concepita fa acqua da tutte le parti e va cambiata al più presto e su questo ottengono consensi sempre più crescenti. Il caso del coronavirus, arrivato prepontemente e direttamente nel cuore dell' Europa, pone di fronte l'Europa ad una sfida assai delicata, che deve essere affrontata tutti insieme, senza pensare ad interessi di parte, che possono alla fine nuocere a tutti. Ora non serve solo alzare le barricate, considerando per di più come il nostro sia stato l'unico in Europa a bloccare già a fine Gennaio i voli con la Cina, proprio per cercare di contenere la diffusione del virus. Purtroppo tutto ciò non è servito a fermare il virus, anzi paradossalmente, il nostro è stato propriuo il paese maggiormente colpito, fino ad ora in Europa. Se prima si guardava con scetticismo a questa saggia decisione italiana da parte delle cancellerie europee, ora che ad essere coinvolto è un paese europeo, si lanciano proclami per isolare lo stesso e limitare i movimenti dei suoi cittadini. E' troppo comodo voler imporre agli Stati membri le proprie politiche di bilancio e le proprie politiche dell'austerity, con rigidità e durezza, ma poi “abbandonarli“ al proprio destino, quando qualcuno si essi si trova in difficoltà. Questo caso insomma dimostra ancora una volta come lo spirito dei padri fondatori della Unione europeo si sia via via sempre piu diluito nel tempo Dino quasi a smarrirsi, assumendo i controni di una confusa entità, di cui ancora non si riescono a delineare e definire bene compiti, competenze e regole che siano valide per tutti e sempre.

“L'Europa non potrà farsi in una sola volta, né sarà costruita tutta insieme; essa sorgerà da realizzazioni concrete che creino anzitutto una solidarietà di fatto.” Come sembrano attuali , in un simile momento, le parole con cui il premier tedesco Adenauer salutò a Parigi, insieme a De Gasperi e Shuman, il primo accordo per dare vita all'embrione dell'attuale comunità economica europea nel Maggio del 1950. Già il grande statista tedesco ha usato proprio la parola solidarietà, come principio cardine da cui sarebbe potuta e dovuta nascere una vera unione fra popoli per rendere l'Europa piu unita e forte. Ma putroppo di solidarietà questa europa ne ha sempre dimostrata molto poca, non solo nel caso dei migranti, la cui gestione per troppi anni è stata demandata a Spagna Italia e Grecia, ma anche nelle questioni di politica estera, economica e sociale. Ora con una emergenza che rischia di essere più grave della crisi economica o di quella dei migranti, ancora una volta l'Europa si muove in ordine sparso e non manifesta alcun progetto comune, che mai come ora potrebbe essere di fondamentale aiuto. Ognuno come al solito sembra agire per comnto proprio, senza una regia che sappia cordinare le politiche comuni. Forse perché all Europa mancano veri leader ed è per questo che in Europa i cittadini sembrano premiare chi come Orban, Salvini e la Meloni dinostrano di avere idee, carisma ed autorevolezza. Il popolo italiano ha inizato una lotta con un nemico subdolo e di cui ancora troppo poco si conosce, ma che come visto può essere facilmente trasmissibile. Siamo certi e sicuri che la forza del popolo italiano proprio con la compattezza e la coesione, che sempre è in grado di tirare fuori in casi estremi, saprà vincere questa battaglia.

Ma certo è che questa battaglia deve essere combattuta con e anche grazie all’aiuto di tutti i paesi europei di cui il nostro paese è fra i fondatori. Inoltre resta la probabile consapevolezza che il fatto che il virus abbia colpito cosi duramente solo il notro paese, in Europa, al di la delle possibile lacune dal punto di vista dei controlli sanitari, sia anche determinato dal fatto che da noi ora si fanno molti più controlli ( in Francia 400 tamponi in Italia più di 4000). Questo fatto dovrebbe convincere ancora di più l'Unione Europea che il problema non è di sola ed esclusiva competenza del governo italiano, ma dovrebbe essere affrontato con unità e compattezza e con tutte le risorse e le competenze necessarie per impedire che esso dilaghi in tutta Europa. Peccato però che queste caratteristiche di unione e compattezza sembrano proprio quelle che da anni maggiormente mancano a questa Europa, che sempre più si sta automarginalizzando con il resto del mondo, proprio per la sua incapacità di raccordarsi sui grandi temi e di unire le forze quanto serve per fare un fronte comune che possa affrontare con più forze le grandi sfide del futuro, che sono come visto, appaiono sempre più incerte, difficili ed impegnative per tutti.

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