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Esteri
Coronavirus. Rischiosi per Trump i lunghi briefing quotidiani con la stampa.
(fonte Lapresse)

Già alcuni consiglieri ed alleati del Presidente, secondo la CNN, lo avevano avvertito a proposito del rischio di briefing lunghi e a ruota libera con la stampa sul tema Coronavirus.

Incontri che a volta si sono prolungati oltre le due ore lasciando troppi margini di rischio a dichiarazioni ‘libere’, facilmente fonti di strumentalizzazioni o misunderstanding.

La dilatazione dei tempi molto spesso aveva provocato un esaurimento delle domande sulla pandemia a favore di domande sull’attualità politica ed economica che magari avrebbero avuto bisogno di maggior preparazione.

E l’ultimo clamoroso momento di domande e risposte sul tema del disinfettante che, se introdotto nel corpo con un’iniezione, avrebbe potuto dare risultati sorprendenti, come altrettanto bene avrebbero fatto i raggi solari è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.

A ben rivedere il filmato e il tono della voce del Presidente si nota il tono sarcastico, assolutamente inappropriato, dell’affermazione.

Coronavirus.Rischiosi per Trump i lunghi briefing  giornalieri con la stampa

Ma le dichiarazioni hanno provocato due giorni di aperture sulle reti televisive, dichiarazioni dei produttori del prodotto che dichiaravano pericolosissima una simile pratica, e un video con lo  sguardo imbarazzato di Debora Birx, uno dei luminari medici della task force, ripreso da un giornalista, diventato virale con 10 milioni di visualizzazioni..

Un volo senza rete che è costato agli uomini della comunicazione del Presidente un lavoro di cesello per confezionare una sorta di comunicato che da una parte facesse passare come ‘battuta’ la dichiarazione di Trump e dall’altra incolpasse i giornalisti di averla strumentalizzato.

In termini giornalistici un qualcosa che ha fatto quasi peggio del danno.     

Se a tutto questo si aggiunge il preoccupante calo nel gradimento degli americani per Trump, soprattutto per come sta gestendo la situazione di crisi, la necessità di cambiare ‘modus operandi’ dei briefing diventa una priorità.

Pochi americani, immersi nella crisi economica provocata dal lockdown, sembrano perdonargli l’iniziale negazionismo sopra la pericolosità del virus, considerato al pari di una semplice febbre e il ritardo di alcuni azioni di emergenza. E sono altrettanto pochi quelli che gli riconoscono la velocità con la quale ha chiuso i voli dalla Cina e il gigantesco pacchetto di aiuti da 3 bilioni di dollari che è riuscito a far approvare bipartisan al Congresso.

E’ quindi diventata ormai comune l’idea, tra i consiglieri stampa del tycoon ,che i briefing devono essere ridotti del 75% in termini di tempo. Massimo trenta minuti, venti di spiegazioni della realtà del giorno sull’epidemia e 10 minuti di domande inerenti al virus.

Il Presidente, secondo diversi rumors , sembra essersi convinto. Vorrebbe provare a dedicarsi ad altri appuntamenti proprio per cercare di dare il messaggio che la crisi è sulla via della soluzione e soprattutto vorrebbe veder risalire il suo gradimento nel Paese.

  

 

 

 

 

 

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