Se il golpe è democratico
Di Alberto Maggi
Certo, è difficile esultare per un golpe. Soprattutto se militare. Ma quanto è accaduto in Egitto con la destituzione del presidente Morsi era l'unica soluzione possibile. I Fratelli Musulmani avevano ormai l'appoggio soltanto del 15% della popolazione e le folle oceaniche in piazza Tahrir al Cairo e in altre città del Paese dimostrano che nonostante la vittoria del partito di Morsi alle elezioni le successive mosse del governo islamista avevano allontanato il popolo dal potere.
L'Egitto, con una fortissima minoranza cristiana, è sempre stato laico e non poteva e non voleva accettare di diventare una seconda repubblica iraniana. E quindi l'intervento dei militari è servito ad assecondare un processo democratico e popolare volto a fermare una deriva pericolosa per l'intera area mediorientale (Israele in testa). Evitando una guerra civile e un bagno di sangue, l'esercito ha sospeso la democrazia per accompagnare la fragile società egiziana verso una transizione meno traumatica di quella portata avanti con Morsi. Nessuno rimpiange Mubarak, certamente, ma ciò che è chiaro è che non si possono prendere i sistemi democratici occidentali e trapiantarli nei paesi arabi. Vanno trovati correttivi, come è accaduto nella Russia post-sovietica, altrimenti la primavera si trasforma in inverno. E nessuno vuole scegliere tra le dittature decennali e tiranniche e il fondamentalismo islamico.
@AlbertoMaggi74