F-35, al Pentagono pronti a nuovi tagli. Ma il programma è 'too big too fail'

Nuove grane sul controverso programma, il piu' costoso della storia militare, del caccia multiruolo stealth (invisibile ai radar) F-35 della statunitense Lockheed Martin, di cui l'Italia intende acquistare 90 esemplari. Il Washingon Post in un articolo in prima pagina dal titolo che rimanda alla crisi economia Usa e delle banche american, "Too big, to fail" (Troppo grandi per lasciarle fallire"), scrive che l'F-35 e' un progetto "Too big, to bail: how the F-35 evades cuts)", (Troppo grande, per tirarsi indietro: come l'F-35 scampera' ai tagli). Ossia, spiega il quotidiano, la societa' capofila, Lockheed Martin, il maggior fornitore del Pentagono ma di molte nazioni in tutto il mondo, e' riuscita a portare avanti il progetto in modo tale che malgrado da tempo abbia rivelato dei "problemi" sia ormai di fatto "incacellabile".
Anche se, sottolinea il Wp, "sottovoce (in italiano nel testo, ndr), tra le mura del Pentagono sono iniziate discussioni", su possibile riduzione degli ordini per gli F-35". Questo anche "tra gli alti ufficiali innamorati dell'aereo, ma preoccupati che sostenre un conto da 400 miliardi di dollari in un'era di bilanci per la Difesa in calo, richiederebbe troppi altri sacrifici".
"Quest'aereo fa tutto meglio di qualunque altro abbia mai volato. Ma quanti ce ne possiamo permettere? Di quanti di abbiamo veramente bisogno", afferma un generale a tre stelle dietro condizione di anonimato. L'F-35, infatti, e' nato come un solo aereo in tre versioni ('A' tradizionale, di cui l'Italia ne dovrebbe acquistare 60, 'B' - la piu' 'problematica' - a decollo corto e atterraggio verticale per i Marine, 30 per la Marina italiana, e 'C' per le portaerei Usa) per sostituirne diversi modelli attualmente in uso. Ma scrive il Wp, da che doveva avere "il 70% della piattaforma in comune", ora, "il 70% di ogni singola versione e' diversa dall'altra".
Anche questo ha portato all'aumento dei costi che in 12 anni sono cresciuti del 70%: dagli iniziali "2.852 aerei per un costo di 233 miliardi di dollari", dichiarato da Lockeeh Martin nel 2001, si e' arrivati "a 397,1 miliardi di dollari ma per 409 aerei in meno", ora sono 2.443 previsti.
Se il neo ministro della Difesa, Chuck Hagel, tagliasse gli ordini - un'eventualita' non remota per il Wp soprattutto per la Marina che grazie alla flotta di moderni F/A-18 Super Hornet non ha la stessa necessita' di Marine (che ha antiquati Harrier a decollo verticale) e Aeronautica (che deve sostituire centinaia di F-16 datati) di rinnovare i propri aerei - questo significa che il costo unitario aumentera' per tutti gli acquirenti, "inclusa Gran Bretagna, Italia e Norvegia", che hanno gia' contribuito allo sviluppo del velivolo", mentre l'Australia (che ne ha ordinati 65) e Canada (100 esemplari) stanno riconsiderando i loro acquisti. L'italiana Alernia-Aermacchi ha costruito a Cameri in Piemonte un impianto per l'assemblaggio delle ali per circa 1.000 esemplari e dei 90 jet prodotti per l'Italia.
Lockheed Martin, pero', e' riuscita a creare un consenso bipartisan al congresso, perche' ha spalmato la produzione dell'F-35 "in 45 Stati dell'Unione su 50, sostenendo che il programma gia' ha creato 133.000 posti di lavoro, molti tra 1.300 societa' appaltatrici e fornitori, mentre quando iniziera' la produzione a pieno regime, probabilmente nel 2018, gli occupati negli Usa saliranno a 260.000". La produzione, infatti, e' gia' avanti mentre "non e' stato ancora completato l'80% dei test di volo richiesti. E quando tutti saranno completati, nel 2017 secondo le stime del Pentagono, sara' troppo tardi per staccare la spina", perche' allora il Pentagono, "avra' gia' 365", F-35 nella sua flotta aerea. "Per allora saremo gia' incinta", ha ironizzato amaro il tenente generale della Us Air Force, Cristopher Bogdan, che supervisiona programma. Ad esempio di come Lockheed MArtin abbia portato avanti la produzione il Wp ricorda come dei "65 F-35 gia costruiti, e di quelli che saranno assemblati nei prossimi anni, avranno bisogno di sostanziali aggiornamenti, che potrebbero costare fino a 4 miliardi di dollari per problemi scoperti durante i test".
Infatti il grande problema dell'F-35 e' che' solo i test di volo hanno evidenziato problemi che nella fase di progettazione al computer e durante le simulazioni virtuali non erano stati individuati. Al Pentagono i problemi furono segnalati dalle prima fasi ma fino al 2006 c'era il 'falco' Donald Rumsfeld, che teneva troppo al progetto. Il successore Robert Gates, concentrato all'inizio solo sulla guerra in Iraq e Afghanistan, affronto' di petto il problema nel 2009. A quel punto per prima cosa, "inflisse a Lokheed Martin penalita' per 614 milioni di dollari" e rimosse "il generale a due stelle dei Marine, che finora aveva seguito il programma e nomino' al suo posto un ammiraglio a tre stelle della Marina, David Venlet". Bogdan, fino allo scorso dicembre suo vice, racconta che quando inizio' ad occuparsi del programma scorpi che la situazione era "un inimaginabile casino".
Tra i problemi riscontrati e risolti o in via di soluzione ci sono quelli alla versione 'B' dei Marine che ancora non riesce ad effettuale il decollo e l'atterraggio verticale; l'intera flotta e' dovuta rimanere a terra per alcune settimane per un problema ad una pala della turbina del motore; un problema alla sistema delle "linne di rifornimento" di carburante; il fatto che finora il jet debba tenersi lontano almeno 45 km da un temporale per non essere colpito da un fulmini che potrebbero farlo esplodere; da ultimo la versione 'C' per le portaerei Usa non puo' atterrare per problemi al gancio posteriore che non riesce ad afferrare il cavo d'arresto.
A tutto cio' si aggiungono i problemi nel "combatimento" evidenziati dell'ultimo rappporto (febbraio 2013) del direttore dei programmi dei test dell'F-35, J. Michael Gilmore, secondo il quale, in sintesi, il jet ha grossi handicap in fase di scontro aereo. Nel rapporto si lamenta soprattutto la scarsissima se non nulla visibilita' posteriore della cabina di pilotaggio: "Nella parte posteriore ogni visibilita' e' compromessa e quindi la capacita' di sopravvivenza durante gli scontri aerei".