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Esteri
G20, Meloni tra Biden e Xi Jinping. Obiettivo: diventare la sponda Usa in Ue

L'ambiziosa agenda di Meloni al G20 di Bali

Giorgia Meloni arriva al summit del G20 di Bali con un compito preciso: accreditarsi come sponda principale degli Stati Uniti in Europa. Ma senza contrapposizioni fini a loro stesse e una buona dose di pragmatismo. E anche con la convizione di potersi ritargliare un ruolo importante, ancora più del solito, agli occhi degli Stati Uniti in ambito europeo, grazie a una contingenza geopolitica che offre diverse opportunità strategiche.

La prima uscita internazionale di questo livello per la presidente del consiglio, che dopo l'apparizione alla Cop27 in Egitto si misura coi maggiori leader mondiali per dare impulso alla diplomazia italiana. L'agenda degli incontri è fittissima. Meloni vedrà sia Joe Biden sia Xi Jinping. Interessante come la leader di Fratelli d'Italia sia riuscita ad accreditarsi presso Washington come alleata affidabile, nonostante l'amministrazione in carica sia democratica e non repubblicana. 

La mancanza di affinità politica non significa però che Meloni non sappia di dover accentuare quella geopolitica, anche se l'inquilino della Casa Bianca non è quello a lei teoricamente più affine. Già alla vigilia delle elezioni italiane, d'altronde, persino Hillary Clinton aveva dato il suo "benestare" alla nomina di Meloni, in un momento in cui in molti la criticavano ancora per le sue origini ritenute di estrema destra.

I segnali con Biden sono stati diversi e molto positivi anche prima dell'incontro. Meloni è costretta ad accentuare ulteriormente il suo atlantismo anche a causa di qualche ombra sui suoi partner di coalizione, in particolare sul fronte russo. Dal legame tra Russia Unita e la Lega di Matteo Salvini alle dichiarazioni spesso fuori registro di Silvio Berlusconi sulla guerra in Ucraina, Fratelli d'Italia ha garantito una barra più dritta a sostegno di Kiev.

Anche l'appartenenza di Meloni all'eurogruppo dei conservatori che riunisce soprattutto eurodeputati di Polonia e paesi dell'Est Europa è un punto a favore, anche perché si tratta di quella fascia di paesi che in questo momento è più dentro gli ingranaggi geopolitici statunitensi. In prima linea contro la Russia, Varsavia & company hanno bisogno della tutela difensiva di Washington e sono anche disposti a fare il brutto muso alla Cina come ha dimostrato la progressiva disgregazione del meccanismo 17+1 che riuniva Pechino e il blocco dei paesi dell'Europa nord-centro-orientale.

La posizione di Meloni sulla Cina

Proprio sulla Cina, Meloni è ancora più affidabile che sulla Russia. Anche perché in questo caso Lega e Forza Italia hanno da tempo assunto una postura scettica nei confronti di Pechino, nonostante il Carroccio avesse firmato il memorandum of understanding sulla Via della Seta quando faceva parte del governo gialloverde col M5s. In campagna elettorale, Meloni si è più volte espressa a  favore di Taiwan e poi anche del Tibet una volta nominata primo ministro. Fumo negli occhi per Pechino.

Questo, però, non impedisce a Meloni di incontrare Xi. Uno degli appuntamenti forse più interessanti della tre giorni indonesiana. Meloni è stata durissima con Pechino, che ha risposto peraltro più volte per le rime. Il fatto che sia stato concesso un incontro dimostra che da ambo le parti c'è ancora una sana dose di pragmatismo che potrebbe aprire spazi di dialogo interessanti. Con un'Italia sì scettica su Pechino e non più a sua disposizione come nell'era gialloverde, ma allo stesso tempo non in posizione ostile.

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